emergenze

  • Il racconto (responsabile) delle emergenze. Convegno Ucsi Lazio e Ferpi ad Amatrice sabato 23 novembre

    Al’indomani della nuova ed estesa emergenza del maltempo, l’Ucsi Lazio e la Commissione di aggiornamento e spacializzazione di Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche) organizzano un corso di formazione per giornalisti e comunicatori proprio sul “racconto responsabile dei disastri naturali”. Si svolge sabato 23 novembre ad Amatrice, la prima città (e la più colpita) dal sisma del Centro Italia.

  • Ogni parola pesa, nel racconto in tempo reale delle emergenze

    Seguo da casa la notizia della nuova forte scossa di terremoto che ha colpito l’Italia centrale (e quando scrivo sono trascorsi pochissimi minuti).
    Accendo la tv, e i toni sono esasperati. Un giornalista incalza il povero sindaco che cerca solo di capire meglio la situazione, un altro prova a collegare immediatamente questo sisma con la faglia che ha generato morte e distruzione ad agosto. E poi c’è quello che racconta la grande paura provata nello studio di Roma, a distanza di decine e decine di chilometri.
    Vado al computer e le pagine di tutti i siti principali si sono trasformate in giganteschi poster con notizie ancora frammentarie. I social, poi, sono impazziti un’altra volta e vi si trova davvero di tutto.
    In una situazione drammatica (e di cui in questo momento nessuno conosce ancora la portata) questa è l’informazione in tempo reale che ci piove addosso e che tutti noi cerchiamo ovunque, con ogni mezzo. Concitata, adrenalinica, non verificata fino in fondo (e non verificabile, visti i tempi ristrettissimi con cui viene rilanciata), fonte di ansia e di paure per chi soprattutto ha familiari e conoscenti in quei luoghi. E’ un racconto intenso e vibrante, come se ognuno a modo suo spiegasse la trama di un film dal finale incerto. Dimenticandosi a volte che anche una sola parola pesa, quando si descrivono fatti come questo, e quando si generano sentimenti profondi nell’opinione pubblica, mai così vasta e incollata (letteralmente) ad uno schermo.

  • Ogni parola pesa/2. Come la Rai raccontava l'alluvione di Firenze

    Anche io, quando Antonello scriveva quelle righe su informazione e terremoto, pendevo dalle tv saltellando dall’una all’altra per capire cosa stava succedendo in quelle zone interne e montane di un’Italia così spesso frequentata da terremoti grandi e piccoli. E pure io, nel massimo rispetto di colleghi chiamati all’improvviso in un ruolo difficile, ho avuto le stesse impressioni del nostro vicepresidente.
    Sono balzato quando il tg dell’ottimo Mentana prima, comunque con cautela, ha passato un lancio di agenzia che annunciava “morti” e poco dopo è stato costretto a far presente che, quel lancio, la stessa agenzia lo aveva “annullato”. Facile intuire cosa stesse dietro una notizia data per battere sul tempo la concorrenza ma poi, e per fortuna, rivelatasi falsa.
    E mi è tornato in mente, a proposito di disastri “naturali” (un terremoto lo è di sicuro. L’alluvione 1966 lo fu un po’ meno) la asciuttezza e l’efficacia di due colleghi davanti all’acqua, e al fango, che avevano invaso Firenze in quel 4 novembre di mezzo secolo fa: Marcello Giannini e Paolo Bellucci.
    Il primo con l’escamotage del microfono fatto scendere in via Cerretani, dalle finestre della sede Rai, per far ascoltare, a chi nelle stanze Rai di Roma forse non ci credeva, il rumore di un fiume impazzito. Il secondo con l’asciuttezza e l’eleganza dei suoi racconti su una Firenze offesa ma non domata. Giornalismo di altri tempi per media di altri tempi.
    Da qualche anno, sulla montagna pistoiese ci siamo inventati un piccolo premio giornalistico nel ricordo del compaesano Paolo Bellucci: un aspetto che di lui mi ha sempre colpito è la sua ritrosia a farsi riprendere in volto. Forse era solo timidezza. Ma forse era anche il desiderio di non diventare troppo protagonista, lui, rispetto al “peso” del protagonista vero: le notizie da raccontare.

  • Terremoto: vicini alla gente, e ai giornalisti che raccontano questo dramma senza fine

    Il primo pensiero oggi, da questo piccolo strumento di comunicazione che è il nostro sito, va alle popolazioni colpite dal terremoto, che dal 24 agosto ad oggi non dà tregua ad una parte consistente dell’Italia centrale; provoca morte e distruzione, genera ansie e paure.
    Ci sentiamo molto vicini, idealmente, anche ai tanti colleghi giornalisti che con fatica, sacrificio e qualche rischio, stanno raccontando momento per momento quello che accade. E’ un contributo essenziale, quello che in casi così drammatici può dare la buona informazione. Per chi abita in quelle zone è vero “servizio pubblico”. Per chi vive invece a decine o a centinaia di chilometri di distanza, permette di conoscere, comprendere, stare vicini a quella gente con la mente e con il cuore.