alluvione

  • Il disastro in Romagna ci interroga nei giorni delle 'comunicazioni sociali'

    Le immagini di città e campagne dell’Emilia Romagna sommerse dall’acqua fanno da drammatico sfondo, per noi italiani, alla celebrazione della 57.ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest’anno riflette sul tema “Parlare col cuore”. Senza questo evento atmosferico estremo la nostra attenzione avrebbe applicato il messaggio di papa Francesco a due altre emergenze: la guerra in Ucraina e l’immigrazione.

  • Ogni parola pesa/2. Come la Rai raccontava l'alluvione di Firenze

    Anche io, quando Antonello scriveva quelle righe su informazione e terremoto, pendevo dalle tv saltellando dall’una all’altra per capire cosa stava succedendo in quelle zone interne e montane di un’Italia così spesso frequentata da terremoti grandi e piccoli. E pure io, nel massimo rispetto di colleghi chiamati all’improvviso in un ruolo difficile, ho avuto le stesse impressioni del nostro vicepresidente.
    Sono balzato quando il tg dell’ottimo Mentana prima, comunque con cautela, ha passato un lancio di agenzia che annunciava “morti” e poco dopo è stato costretto a far presente che, quel lancio, la stessa agenzia lo aveva “annullato”. Facile intuire cosa stesse dietro una notizia data per battere sul tempo la concorrenza ma poi, e per fortuna, rivelatasi falsa.
    E mi è tornato in mente, a proposito di disastri “naturali” (un terremoto lo è di sicuro. L’alluvione 1966 lo fu un po’ meno) la asciuttezza e l’efficacia di due colleghi davanti all’acqua, e al fango, che avevano invaso Firenze in quel 4 novembre di mezzo secolo fa: Marcello Giannini e Paolo Bellucci.
    Il primo con l’escamotage del microfono fatto scendere in via Cerretani, dalle finestre della sede Rai, per far ascoltare, a chi nelle stanze Rai di Roma forse non ci credeva, il rumore di un fiume impazzito. Il secondo con l’asciuttezza e l’eleganza dei suoi racconti su una Firenze offesa ma non domata. Giornalismo di altri tempi per media di altri tempi.
    Da qualche anno, sulla montagna pistoiese ci siamo inventati un piccolo premio giornalistico nel ricordo del compaesano Paolo Bellucci: un aspetto che di lui mi ha sempre colpito è la sua ritrosia a farsi riprendere in volto. Forse era solo timidezza. Ma forse era anche il desiderio di non diventare troppo protagonista, lui, rispetto al “peso” del protagonista vero: le notizie da raccontare.

  • Responsabilità e creatività per cambiare il nostro racconto giornalistico dell'ambiente (e dei suoi guai)

    Alfonso Cauteruccio è il presidente (e l’anima) di Greenaccord, l’associazione che ormai da vent’anni punta con tante iniziative ad una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi dell’ambiente. Con lui parliamo delle terribili alluvioni di questi giorni nel Nord Europa. Una grande tragedia, che però ricalca quelle a cui (purtroppo) ci siamo ormai abituati in Italia. E che interroga da vicino anche noi giornalisti.