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  • La 'complicata convivenza' tra informazione e populismi. Confronto a Roma il 16 marzo promosso da Ucsi e Fsc

    Si svolgerà il 16 marzo a Roma il corso di formazione per giornalisti sul tema “Informazione e populismi: un complicata convivenza”. Il corso è organizzato dall’UCSI e dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia università Salesiana (nella cui sede si svolge: Piazza dell’Ateneo Salesiano 1, dalle 8.30 alle 13.30) e dà diritto a cinque crediti.

  • La buona notizia/5: lo sport unisce, a Livorno nasce l'Africa Academy Calcio

    Il pallone da calcio rotola sul campo livornese dell’Orlando Calcio, portando con sé i sogni di tanti giovani giunti in Italia affrontando il deserto, soffrendo la sete e la fame, vittime inconsapevoli di delinquenti e dello sfruttamento delle loro terre, di guerre e lotte fratricide senza fine.

  • La buona scrittura di don Lorenzo Milani: una lezione anche per i giornalisti

    L’articolo che pubblichiamo è solo una parte del lungo intervento di don Alessandro Andreini in una iniziativa, a Barbiana, dell'Ucsi Toscana.

  • La buona scrittura di don Milani.

    L’articolo che pubblichiamo è solo una parte del lungo intervento di don Alessandro Andreini nella prima giornata dei giornalisti dell’Ucsi Toscana a Barbiana (giugno 2014).

    Il vertice, per così dire, della riflessione di don Milani sul valore della parola e della scrittura è contenuto senza dubbio nel suo “scritto” più famoso, Lettera a una professoressa. In essa, in primo luogo, sono espresse quelle Regole dello scrivere che non smettono di affascinare per la loro stringatezza e per il rigore morale che contengono:

    Aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Non porsi limiti di tempo .

    Pochissime frasi, ma dove è detto veramente l’essenziale di ogni possibile esperienza di scrittura, a livello di metodo – si noti il riferimento alla logica, all’asciuttezza del discorso, alla necessità di prendersi tutto il tempo che serve –, ma anche e soprattutto a livello delle motivazioni della scrittura – la messa a fuoco di qualcosa di importante da dire, mancando il quale è davvero preferibile il silenzio, l’individuazione chiara dei destinatari, poiché non si scrive mai in astratto, ma sempre e solo a qualcuno, la consapevolezza che ciò che si vuole scrivere sia davvero utile, se non a tutti, a molti –.

    Nel suo saggio, Carmelo Mezzasalma (in “Don Lorenzo Milani, un prete tra fede e cultura”, pp. 31-64 di “Lorenzo Milani. L’etica della scrittura”, Ed. Feeria-Comunità di San Leolino, Panzano in Chianti  - Firenze - 2005) stabilisce un parallelo molto opportuno tra queste regole e i consigli dati a un giovane poeta da parte di Rainer Maria Rilke, e dove il grande poeta tedesco scriveva: «Mi domanda se i versi che lei manda alle riviste sono buoni. Ormai (poiché mi permette di darle dei consigli) la prego di rinunciare a tutto questo. Il suo sguardo è rivolto fuori: proprio questo adesso non deve più fare. Nessuno può consigliarla, aiutarla, nessuno. Non c’è che una sola strada. Entri in se stesso, cerchi il bisogno che la fa scrivere: veda se affonda le radici nel più profondo del cuore. Confessi a se stesso: morirebbe se le fosse impedito di scrivere? Questo soprattutto: si interroghi nell’ora più silenziosa della notte: sono stato veramente costretto a scrivere?»...

    ...L’assunto da cui la Lettera prende avvio nel descrivere il metodo è decisivo: l’arte di scrivere, così come ogni altra arte, può essere insegnata. E se tra i giovani di Barbiana si è discusso a lungo se fosse opportuno rivelare i segreti dell’arte, la tecnica “piccina” che ne sta alla base, con il rischio di esserne derisi, la decisione finale è stata quella di far conoscere il metodo «a uso di quei lettori che ci vorranno bene» . Ecco, dunque, il metodo, che analizziamo fase per fase . Il punto di partenza è quello che noi definiremmo, in termini contemporanei, un lavoro di brainstorming:

    Per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un’idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola.

    Il secondo passaggio è poi quello del riordino delle idee che sono state raccolte:

    Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi.

    È un lavoro di rilettura e di sintesi, di suddivisione e di prima, sommaria organizzazione del discorso. Si mettono accanto, in modo fisico, le idee che si avvicinano, e si inizia anche ad articolare le varie sezioni, i capitoli, in sezioni più piccole, i paragrafi. Non c’è dubbio che un simile lavoro sarà tanto più ricco e significativo, tanto più ricca e varia sarà stata la fase di accumulo delle idee.
    Il passaggio successivo è più direttamente dedicato al contenuto:

    Ora si prova a dare un nome a ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce. Qualcuno diventa due.

    Il fatto di poter dare un nome al “monticino” significa che è possibile identificarne in modo chiaro e sufficientemente definito il contenuto: un criterio molto materiale, ma altrettanto oggettivo e funzionale. Se il nome non si trova, le possibilità non sono che due: o il paragrafo è troppo ricco e va ulteriormente suddiviso, oppure è vuoto e non ha ragion d’essere.
    A questo punto, e solo a questo punto, si cerca, analizzando l’elenco dei paragrafi così identificati un possibile ordine logico del discorso:

    Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini.

    L’impostazione è sorprendente e davvero rivoluzionaria: non si tratta di uno schema deciso a priori, ma di una riflessione che si organizza a partire da ciò che è stato pensato, che si costruisce logicamente dall’interno, dal basso e non dall’alto. Ed è un criterio che, dopo aver prodotto l’impostazione generale, si estende anche all’organizzazione dei singoli paragrafi:

    Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene.

    Ha poi inizio, diremmo, la fase più appassionante del lavoro, quella revisione contenutistica e stilistica del testo suddivisa anch’essa in più momenti, di cui il primo è quasi un secondo brainstorming, magari il primo non fosse stato sufficiente:

    Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta.

    È la fase, in altri termini, in cui è possibile tornare a formulare idee, che ora possono avere un orientamento più preciso e definito proprio perché si tratta di un lavoro di riflessione sostenuto da un impianto concettuale e logico già messo a punto: in un certo senso, è una fase altrettanto cruciale della prima.
    Segue, poi, la parte più materiale della revisione del testo, dove, tuttavia, coerentemente con le Regole dello scrivere che abbiamo analizzato in precedenza, il lavoro di stile è anche un lavoro concettuale, lo scavo della parola è anche sempre un lavoro sul suo significato, sul dire. È un’arte in levare piuttosto che in mettere, così come la vera letteratura ci insegna:

    Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola.

    Siamo ormai quasi al termine del processo di scrittura collettiva. E giunge il momento in cui si chiamano in causa persone estranee, particolarmente persone non eccessivamente istruite, la cui lettura del testo sarà preziosissima per misurarne il grado di chiarezza e comprensibilità:

    Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire.

    Se i lettori esterni offrono dei consigli, il criterio per la loro accettazione torna a essere l’esigenza di schierarsi unita a quella della chiarezza e dell’essenzialità:

    Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza.

    Siamo arrivati alla conclusione, e la sorpresa, non di rado, è che qualcuno scambi il lavoro collettivo per un lavoro individuale, secondo il concetto borghese di cultura che tanto male ha fatto e continua a fare soprattutto a livello pedagogico:

    Dopo che s’è fatta tutta questa fatica, seguendo regole che valgono per tutti, si trova sempre l’intellettuale cretino che sentenzia: ‘Questa lettera ha uno stile personalissimo’.

    C’è un ultimo dettaglio che non deve sfuggirci. Dicevamo che il presupposto fondamentale di questo esercizio di scrittura collettiva è la convinzione – che si oppone all’idea tipicamente borghese del genio – che non è impossibile imparare l’arte di scrivere.

    Don Milani ne è fermamente convinto: basta lavorare a un solo scritto collettivo ogni anno per apprendere l’arte dello scrivere. Dopo tutto, sentenzia con grande acutezza, «l’arte è il contrario di pigrizia». E basterebbe questa intuizione a demolire qualsiasi ideologia borghese delle inclinazioni naturali e, appunto, del presunto genio.

    * L'autore Alessandro Andreini è consulente ecclesiastico dell'Ucsi Toscana e presbitero della Comunità di San Leolino.

  • La cronaca del primo AperiDesk. Noi giornalisti come 'gli arcieri'.

    Il primo #AperiDesk, giovedì 15 febbraio, è stato accolto da una Trieste gelida, ma soleggiata: niente di meglio per accompagnare, con aria pulita e frizzante, un primo momento di incontro e conoscenza tra giornalisti - ma anche tra semplici cittadini interessati al tema - avendo come filo conduttore l'ultimo numero di Desk, la rivista Ucsi, interamente dedicata alle migrazioni.

  • La festa del patrono celebrata a Palermo e in molte altre città della Sicilia

    "Voi giornalisti servite la comunità umana ed avete la missione di essere primi ricercatori della verità e, quindi, la responsabilità di mantenere una coerenza di vita rispetto alla missione che avete ricevuto.

  • La festa del patrono celebrata anche a Rovigo con il vescovo Pavanello.

    Anche quest'anno il Vescovo di Rovigo mons. Pierantonio Pavanello ha presieduto, con alcuni sacerdoti legati all'impegno della comunicazione, la celebrazione eucaristica in occasione della festa di San Francesco di Sales (Thorens, Savoia, 21 agosto 1567 - Lione, Francia, 28 dicembre 1622), il santo patrono dei giornalisti. L'incontro aperto a tutti gli operatori della comunicazione delle testate giornalistiche del territorio è stato organizzato dall'Ucsi di Rovigo.

  • La lettera dei vescovi di Abruzzo e Molise ai giornalisti

    Dall’Ucsi Abruzzo e dall'Ucsi Molise riceviamo (e pubblichiamo) la lettera dei vescovi delle due regioni in occasione della festa del nostro patrono (ndr).

  • La lettera del presidente dell'Ucsi

    Pubblichiamo la lettera del presidente nazionale dell'Ucsi a tutti gli iscritti ad un anno esatto dall'ultimo congresso nazionale (settmbre 2021)

  • La lettera del presidente dell'Ucsi alla vigilia del Consiglio nazionale

    Prima del Consiglio nazionale dell'Ucsi, in programma a Roma, pubblichiamo la lettera inviata ai consiglieri nazionali e ai direttivi regionali dal presidente dell'Ucsi Vincenzo Varagona.

  • La modernità di San Francesco, grande comunicatore

    Il Signore vi dia pace”: con queste parole di benvenuto Padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento di Assisi e direttore della rivista “San Francesco”, ha accolto in sala stampa i giornalisti dell’Ucsi nel pomeriggio di sabato 23 settembre per un momento di riflessione sull’essenza della spiritualità francescana.

  • La morte di Michele Gesualdi, e quella volta che ci annunciò la sua malattia nel nostro incontro a Barbiana

    Il 18 gennaio è morto, all’età di 74 anni, Michele Gesualdi. Era malato di Sla, è stato uno dei primi sei allievi di don Lorenzo Milani alla scuola di Barbiana. Era anche socio onorario dell’Ucsi: la tessere gli era stata consegnata nel giugno del 2016, durante uno degli appuntamenti annuali che l’associazione organizza, per i giornalisti e i comunicatori, a Barbiana (vedi qui il video di UcsiTV sui luoghi di don Milani). Ecco il ricordo di quei momenti scritto da Mauro Banchini (ndr).

  • La relazione della presidente uscente Vania De Luca

    Pubblichiamo il testo della relazione della presidente uscente Vania De Luca al XX congresso nazionale dell'Ucsi.

    CLICCA QUI

     

  • La rete che può salvarci dalla crisi (anche etica)

    Tra poco si riprende - chi è riuscito ad andare in ferie - con le ansie e le preoccupazioni di ritrovare condizioni di lavoro peggiorate. Non ci sono solo crisi aziendali. Ci sono giornali che stanno bene, con fatturati aziendali anche in aumento, che però riducono i compensi, perchè l’obiettivo dichiarato, ormai è massimizzare i profitti colpendo chi lavora. E se la qualità del prodotto si riduce drasticamente, pazienza.

  • La rete che può salvarci dalla crisi (anche etica)

    Tra poco si riprende - chi è riuscito ad andare in ferie - con le ansie e le preoccupazioni di ritrovare condizioni di lavoro peggiorate. Non ci sono solo crisi aziendali. Ci sono giornali che stanno bene, con fatturati aziendali anche in aumento, che però riducono i compensi, perchè l’obiettivo dichiarato, ormai è massimizzare i profitti colpendo chi lavora. E se la qualità del prodotto si riduce drasticamente, pazienza.

  • La riflessione e la solidarietà che portano i giornalisti siciliani

    “Dinanzi alla situazione difficile che tutti noi stiamo vivendo come portare il messaggio pasquale? Attraverso la nostra vita. Se noi incarniamo il mistero dell’amore di Dio sarà un linguaggio comprensibile da parte di tutti. Da chi crede e da chi non crede. Perché andiamo a toccare la sensibilità dell’uomo. Il nostro compito e quello di divenire pienamente umani”. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa Mons. Francesco Lomanto, che è anche delegato episcopale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana, ai giornalisti e agli operatori della comunicazione di Siracusa in occasione dell’incontro che si è svolto per il tradizionale scambio di auguri per la Pasqua.

  • La Scuola Ucsi è 'una boccata d'ossigeno per i giovani giornalisti'

    Pubblichiamo di nuovo, alla vigilia della nostra scuola di formazione di Assisi, un articolo significativo scritto per il sito a conclusione dell'edizione 2016. A questo link c'è anche un filmato con alcune testimonianze dei giovani presenti. Sul canale UcsiTV di YouTube ci sono ancora tutti i video della scorsa edizione.

    (da #ScuolaUcsi #Assisi 2016)

    Rappresentano il futuro dell’associazione (e del giornalismo), e nonostante le difficoltà che incontrano sul campo, cercano di portare avanti la loro passione, sperando in un domani migliore. Lo vedi dai loro volti, provati da quella maledetta precarietà che ormai è diventata una compagna di vita, ma anche dai loro occhi carichi di voglia di combattere, di non arrendersi. Scrivono articoli per pochi euro (quando va bene), passano ore interminabili nelle redazioni e si adattano a fare un po’tutto (giornalista, fotografo, grafico....). Spesso fanno anche un altro lavoro per vivere.

    Eccoli qua, alcuni dei giovani “ucsini”, in media tra i 30 e i 35 anni, che hanno partecipato alla Scuola di formazione di Assisi. Giunti nella città di San Francesco non solo per accumulare crediti e apprendere nuove conoscenze. No, perché a loro non basta questo, hanno bisogno di un qualcosa in più, di un tocco spirituale ed etico che sanno di poter trovare nell’Ucsi.

    «Qui mi sento parte di una famiglia –racconta Benedetta Grendene (Ucsi Marche), nella vita impegnata su diversi fronti giornalistici- poi la scelta della città ha voluto dire molto». Alla sua “prima” in una scuola di formazione Ucsi, Benedetta aggiunge: «Momenti come questi sono cenacoli intellettuali e spirituali». Stessa opinione per Andrea Tosini, (Ucsi Emilia-Romagna), giornalista della Voce di Ferrara-Comacchio. Soddisfatto della sua seconda esperienza, Marco Perillo (Ucsi Campania), della redazione del Mattino.it («rispetto a Fiuggi ho trovato il corso molto migliorato»), mentre Giovanni Perilli ammette di aver apprezzato molto l’atteggiamento dell’Ucsi nei confronti dei “social network”, «finalmente non più inquadrati nell’ottica del terrore ma del vantaggio». Addirittura, c’è chi ormai è uno storico aficionado della scuola associativa, come Linda Losi (Ucsi Toscana), collaboratrice di Toscana Oggi, alla sua quarta esperienza.

    Di fronte alle difficoltà del futuro, questi giovani dimostrano di avere uno sguardo lucido e disincantato su quanto li aspetta. «Spero sempre di fare il giornalista –spiega il consigliere nazionale Andrea Cuminatto (Ucsi Toscana), anche lui del settimanale toscano - ma è probabile che non lo faccia come primo lavoro». «In ogni caso –continua- l’esperienza dell’Ucsi è fondamentale, ti arricchisce molto rispetto ad altri corsi dove vai solo per i crediti». Non nasconde «un po’ di sconforto» anche Valentina Palladino (Ucsi Molise), ma dopo l’esperienza di Assisi «ho respirato una boccata di ossigeno: mi posso definire speranzosa ma con i piedi per terra».

  • La tavola rotonda che ha aperto il congresso dell'Ucsi

    Ha preso il via il XX Congresso Nazionale Ucsi, con la nomina delle cariche del congresso, che guideranno le tre giornate di percorso verso l’elezione del nuovo consiglio.

  • Le 'bufale' sull'ambiente: corso formativo Ucsi-Greenaccord sabato 11 a Campi Bisenzio (riprendendo anche la 'Carta di Olbia')

    Le ‘bufale’ ambientali sono molte e talora difficili da individuare e smontare. L’Ucsi Toscana e Greenaccord ne parlano con tanti esperti e con alcune esperienze concrete sabato 11 novembre, al mattino, in una iniziativa riconosciuta dall’Ordine dei Giornalisti anche come “evento formativo” (per i crediti occorre naturalmente iscriversi sulla piattaforma Sigef).

  • Le cifre impietose del dossier Ucsi sul giornalismo in Sardegna (che valgono anche altrove)

    Durante la presentazione del dossier sul giornalismo, realizzato dall’Ucsi in Sardegna, è emerso chiaramente che “è necessario che gli organismi di rappresentanza dei giornalisti prendano atto della platea sempre più ampia di precari, sottopagati e senza tutele e non si limitino a tutelare solo i più fortunati”.