turchia

  • 'Difendere i giornalisti in pericolo', conferenza a Lipsia il 5 ottobre.

    Come reagire alle sempre più numerose minacce contro i giornalisti e alle frequenti violazioni della libertà di informazione in tutta Europa? Questo il tema al centro dell’incontro internazionale organizzato dal “Centro europeo per la libertà di stampa e dei media”.

  • Anche l'Ucsi aderisce alla manifestazione #NoBavaglioTurco del 2 maggio a Roma

    Anche l'Ucsi, alla vigilia della Giornata mondiale della libertà di stampa, è in piazza di Montecitorio, il 2 maggio dalle 11.30 alle 12.30, con Fnsi, UsigRai, Amnesty International Italia, Odg Lazio, Pressing NoBavaglio e tante altre organizzazioni, e con il sostegno delle Federazioni europea ed internazionale dei giornalisti, per chiedere la liberazione degli oltre 170 giornalisti detenuti e la possibilità per il centinaio di reporter fuggiti all’estero di rientrare in patria senza finire agli arresti.

  • Appello dell'Ucsi Toscana per la liberazione di Gabriele Del Grande

    Anche l’Ucsi Toscana è vicina in questo momento a Gabriele Del Grande, il reporter lucchese prigioniero da dieci giorni in Turchia. La speranza è che quanto prima Gabriele venga rilasciato. Al momento, per fortuna, il reporter toscano, da quanto si è appreso, sta bene.
    E’ riuscito a mettersi in contatto telefonicamente con la famiglia e ha detto che non gli è stato toccato nemmeno un capello e che è prigioniero senza che gli venga contestato nessun reato.

    “Quello che chiediamo - si legge nella nota dell’Ucsi Toscana - è che Del Grande venga rilasciato subito e al tempo stesso esprimiamo sconcerto per quanto avviene in Turchia dove viene violata non solo la libertà di stampa ma anche quella dei cittadini. Gabriele Del Grande si trova in quel Paese per svolgere il suo lavoro per il quale proviamo ammirazione. Solidarietà va alla famiglia Del Grande che sta vivendo giorni di angoscia”.

    Alla notizia della liberazione di Del Grande, il 24 aprile, l'Ucsi Toscana esprime soddisfazione per come si è conclusa la vicenda.

    nella foto: la prima pagina del giornale "Il Tirreno", uscita a Lucca (la città di Del Grande) e in tutta la Toscana

  • C'è allarme, nel mondo, per le limitazioni alla libertà di stampa

    I giornalisti di tutto il mondo sono sempre più sotto tiro. È il quadro che emerge dalla riunione del Comitato esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), che ha accolto la proposta della Fnsi di promuovere iniziative in tutti i Paesi e un incontro con Commissione e Parlamento Ue per chiedere di fermare la repressione in atto in Turchia.
    I giornalisti sono sempre più minacciati, incarcerati, ammazzati. Un'escalation di violenza che assume forme diverse e che si sta diffondendo in tutto il mondo. Per questo la Ifj, cui aderiscono i sindacati di 130 Paesi, il cui Comitato esecutivo si è riunito a Bruxelles, si mobilita per accendere i riflettori su un fenomeno che colpisce al cuore le democrazie perché indebolisce il diritto dei cittadini ad essere informati e per chiedere alle organizzazioni internazionali di agire presso i governi per porre fine all'impunità.
    In cima alla lista delle emergenze per l'informazione e per le libertà e i diritti civili c'è la Turchia. Il documento condiviso dall'intero esecutivo è fatto proprio da Philippe Leruth, presidente dell'Ifj: sarà lui a individuare la data in cui organizzare sit-in davanti alle sedi diplomatiche della Turchia nei vari Paesi e a programmare un incontro delle rappresentanze nazionali dei giornalisti con le massime istituzioni europee.
    Le aree più esposte restano quella africana, dove la Somalia - fa notare Omar Faruk Osman, segretario del sindacato dei giornalisti somali - rimane il posto più pericoloso del continente per esercitare la professione giornalistica. La situazione è critica anche in Sud America, con numerosi Paesi a rischio per i giornalisti. A cominciare dal Venezuela, dove la grave crisi interna si è tradotta anche in un bavaglio generalizzato alla stampa, per finire alla Colombia, dove il numero dei giornalisti minacciati, rapiti o ammazzati rimane molto alto. In questo contesto molto preoccupante, rappresenta comunque una buona notizia il ritorno nella famiglia dell'Ifj dei sindacati dei giornalisti dell'Argentina e dell'Uruguay. Resta critica la situazione invece in India, Pakistan e in molti Paesi del Sud Est dell'Asia, a cominciare dalla Cina. Sotto osservazione anche l'Europa, dove la “ley mordaza” spagnola, le restrizioni e i controlli preventivi messi in atto in Francia dopo la strage di Charlie Hebdo, e il numero crescente di cronisti italiani minacciati o trascinati in tribunale a scopo intimidatorio, impongono azioni coordinate e mirate.
    L'aspetto più grave degli attacchi ai giornalisti e alla libertà di stampa in atto in tutto il mondo è nella quasi certezza dell'impunità per chi se ne rende colpevole. l'Ifj ha lanciato, come e’ noto, la campagna #Endimpunity. Al 31 dicembre 2015, il numero dei giornalisti ammazzati in dieci anni nel mondo è impressionante: 827.
    Le parole d'ordine della campagna #Endimpunity sono "prevenzione, protezione e repressione". È necessario, spiegano i rappresentanti delle Nazioni Unite, che i governi si assumano la responsabilità di proteggere il diritto di espressione e la sicurezza dei cronisti. Occorre attivarsi per far sì che i governi proteggano la libertà di stampa e il dovere dei giornalisti di informare l'opinione pubblica.

  • Censura sul terremoto, il sindacato dei giornalisti chiede di allentare le restrizioni

    La censura anche sul terremoto in Turchia e Siria. E mentre òa Federazione europea dei giornalisti (Efj) si unisce alle organizzazioni del consorzio Media Freedom Rapid Response ed esprime condoglianze per le vittime, ma “ribadisce la necessità di un'atmosfera mediatica libera come elemento cruciale di tutti i processi di soccorso in caso di calamità”.

  • Due italiani vinconto il premio europeo 'Lorenzo Natali'

    Ci sono anche due italiani , Emanuela Barbiroglio e Stefano Valentino, tra i giornalisti vincitori della 31esima edizione del premio europeo per i media Lorenzo Natali. Il premio ricorda dal 1992 il vicepresidente della Commissione europea.

  • Dura repressione contro i giornalisti in Turchia

    Secondo il sindacato turco dei giornalisti sono 38 i loro colleghi in carcere nel Paese.

  • E' una giornalista turca la presidente dell'Associazione Stampa Estera

    La corrispondente turca a Roma per l'agenzia Dogan, Esma Cakir, è stata nominata presidente dell'Associazione della Stampa Estera in Italia

  • Giornata della libertà di stampa: diritti violati in molti paesi

    Le istituzioni internazionali si mobilitino per la liberazione degli oltre 150 colleghi turchi in carcere. L'appello, rivolto in particolare all’ Unione Europea, è contenuto nella risoluzione approvata all'unanimità dal comitato esecutivo del Sindacato internazionale dei giornalisti (IFJ).

  • I rischi quotidiani dei giornalisti, soprattutto in Turchia e nei Balcani, rappresentati in una mostra a Bruxelles.

    A Bruxelles il Press Club ha organizzato un'esposizione che mostra le difficili condizioni in cui lavorano i giornalisti nei Balcani occidentali e in Turchia.

  • Il giornalismo non è un crimine. Tutti contro il 'bavaglio turco'

    Fuori dal tribunale, alla manifestazione di solidarietà agli imputati, anche Ifj, Efj, Rsf, International Press Institute, Centro europeo per la libertà di stampa e dei media, International Publishers Association, Pen International. In Italia, l'hashtag #NoBavaglioTurco a lungo tra i primi sei topics.

  • L'omicidio del giornalista greco, i processi sommari in Turchia. Libertà di stampa minacciata

    Assume sempre più i contorni di un giallo politico l’assassinio ad Atene del giornalista televisivo greco Giorgos Karaivaz.

  • La Turchia è il paese con più giornalisti in prigione

    Calano da 81 a 73 i giornalisti in carcere in Turchia, tutti puniti per presunti crimini contro lo Stato. Ma il Paese pgovernato da Erdoğan rimane il primo per numero di reporter in prigione.

  • Libertà di stampa, il 29 giugno confronto a Bruxelles

    La libertà di stampa e la censura in Turchia e in tutto il mondo è il tema al centro della conferenza in programma il 29 giugno nella sala "Altiero Spinelli" del Parlamento europeo, a Bruxelles.

  • TURCHIA “IL PIÙ GRANDE CARCERE AL MONDO PER I GIORNALISTI”. FNSI CON IL NOBEL PAMUK

    1aaaafhLa Federazione Nazionale della Stampa risponde presente all’appello lanciato da Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel per la Letteratura, contro il crescente autoritarismo del presidente Erdogan in Turchia. Lo fa con un comunicato firmato dal segretario generale e il presidente del sindacato unico dei giornalisti, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.: «L’appello lanciato  su Repubblica dal premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk contro la soppressione dei diritti e delle libertà, non solo di informazione, in Turchia non può restare inascoltato».«La Turchia, come aveva profetizzato il giornalista Can Dundar, a sua volta condannato, è già diventato il più grande carcere al mondo per i giornalisti. Per questo – proseguono i vertici della Fnsi – ci sembra giusto sottoscrivere l’appello di Pamuk e chiedere alle istituzioni italiane di farsi portavoce in Europa del grido di aiuto che giunge da quel Paese. La Fnsi, insieme con i sindacati dei giornalisti degli altri Paesi europei, si farà promotrice di un’iniziativa comune sotto l’egida delle Federazioni internazionale ed europea dei giornalisti per affiancare quei cronisti che hanno deciso di sfidare la galera pur di continuare a riaffermare il loro “No” al bavaglio turco».Già a maggio, prima del tentato golpe dei militari e della tremenda reazione di Erdogan, Pamuk aveva cercato di scuotere l’Europa sul tema della libertà di stampa e di opinione in Turchia. “Non ho paura per me. Ho paura per il mio Paese. Ho paura per i miei amici, per i turchi laici, colti, filo europei”, aveva dichiarato a Repubblica dopo che Murat Belge, decano degli intellettuali, era stato portato in tribunale dal presidente della Repubblica Erdogan. “Tutto ciò – dice lo scrittore – non ha nulla a che fare con insultare il Capo dello Stato. Ma riguarda solo il fatto di silenziare l’opposizione politica e colpire la libertà di pensiero. Riguarda l’intimidire la gente e il mettere paura al Paese. Così che nessuno possa criticare il governo”.Ma io – aggiunge – sono molto preoccupato pure per la libertà di stampa”, “il nostro governo pro-Islam sta perdendo la sua faccia liberale. Sta diventando sempre più autoritario e repressivo”. “Sono contento di questo passo per l’intesa sui visti”, ma “la cancelliera tedesca Angela Merkel e gli altri dirigenti d’Europa non dovrebbero concentrarsi solo sulla questione dell’immigrazione e dei rifugiati in Turchia, ma anche affrontare con il nostro governo il problema della democrazia”.(blitz)

  • TURCHIA, EFJ ALLE AUTORITÀ LOCALI: LIBERATE I GIORNALISTI DEL QUOTIDIANO EVRENSEL

    1aaaau7La Federazione europea dei giornalisti (Efj) si unisce all’appello lanciato dai suoi affiliati in Turchia, Tgs e Tgc, per chiedere l'immediato rilascio dei giornalisti del quotidiano turco Evrensel, Cemil Ugur e Halil Ibrahim Polat, arrestati a fine agosto nella provincia di Mersin e detenuti in condizioni preoccupanti.
    A lanciare l’allarme sono stati gli stessi colleghi dei due giornalisti. Secondo i loro avvocati, i due, detenuti secondo la procedura prevista dallo stato di emergenza, e dunque senza l’autorizzazione della magistratura, «sono esposti a insulti e minacce di ogni tipo». Mentre la polizia locale rifiuterebbe di fornire qualsiasi informazione circa le loro condizioni.
    «La Efj e i suoi affiliati – si legge nel comunicato della Federazione europea – esprimono forte preoccupazione per le sorti dei due giornalisti, arrestati mentre svolgevano il proprio lavoro, per via della eccessiva durata della loro detenzione e delle presunte minacce e insulti di cui sono fatti oggetto in carcere».
    Ricordando che «il giornalismo non è un crimine» e rilevando che i due colleghi si trovavano a Mersin «per adempiere al proprio dovere di fornire informazioni attendibili ai lettori», i rappresentanti dei giornalisti europei chiedono quindi alle autorità turche di «rilasciare immediatamente i colleghi Cemil Ugur e Halil Ibrahim Polat e di indagare sulle presunte minacce subite durante la loro detenzione».
    Negli scorsi giorni, un delegazione composta dai rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali della società civile, tra cui anche alcuni esponenti della Efj e di Reporter senza frontiere, si è recata a Istanbul per manifestare solidarietà agli scrittori, giornalisti e operatori dei media finiti in manette all’indomani del tentato colpo di stato dello scorso 15 luglio.
    «Quello che abbiamo visto – raccontano sul sito internet della Efj – è allarmante. Lo stato di emergenza non può legittimare abusi né fungere da alibi per la soppressione della libertà di espressione. Chiediamo alle autorità turche di dimostrare il loro impegno verso i principi democratici e di rilasciare immediatamente e incondizionatamente quanti sono detenuti senza prove, smettendola di vessare i media indipendenti». (EFJ)

  • Turchia, la più grande prigione per giornalisti del mondo

    Più della Cina, peggio di Egitto e Iran. La Turchia è oggi la più grande prigione per giornalisti del mondo. Lo dicono tutti gli osservatori internazionali, dal Committee to Protect Journalists a Reporters sans Frontières. Lo confermano quelli locali.

  • Turchia, la più grande prigione per i giornalisti

    Sono 171 i giornalisti attualmente detenuti in Turchia. E' la stima contenuta in un rapporto del principale partito di opposizione al presidente Erdogan, il socialdemocratico Chp. La cifra coincide peraltro con l'ultimo aggiornamento fornito dall'osservatorio per la libertà di stampa P24, che monitora regolarmente gli arresti di giornalisti nel Paese, diventato la più grande prigione per reporter al mondo. Inoltre, secondo il rapporto del Chp, sono stati finora chiuse 187 testate di opposizione a Erdogan, la gran parte dopo il golpe fallito la scorsa estate

  • Turchia, la prigione dei giornalisti. Confronto venerdì 16 a Roma.

    'Turchia: la grande prigione dei giornalisti'. È questo il tema di un incontro che venerdì 16 marzo, alle 16, vedrà a confronto nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, a Roma, giornalisti, attivisti e analisti esperti di Turchia.

  • Turchia: arrestati altri 35 giornalisti

    Le autorità turche hanno spiccato mandati di arresto nei confronti di 35 giornalisti e dipendenti del settore dei media sospettati di avere legami con Fethullah Gulen, l'imam rifugiato negli Usa e accusato di essere la mente del fallito golpe dell'anno scorso: lo riporta l'agenzia di stampa statale Anadolu.