media e ragazzi

  • Figli delle App, momento di confronto dell'Ucsi in Sicilia

    “I figli delle App: realtà virtuale e vita reale, la narrazione nella galassia dei social”: questo il titolo dell’evento formativo promosso dall’UCSI di Caltanissetta con l’Assostampa e l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, nella splendida cornice di palazzo Moncada,. E’ stata una bella riflessione aperta sui nuovi linguaggi e contesti dello spazio pubblico nell’era dei social.

  • I ragazzi digitali, più social e meno felici

    Secondo una ricerca della BBC ogni ora trascorsa sui social network riduce il livello di felicità del 3% .
    In una società sempre più fondata sullo scambio di informazioni tra identità digitali, i social network ricoprono ormai un ruolo centrale nella quotidianità delle persone...

  • I social senza barriere per bambini e ragazzi. Le regole vengono bypassate

    I ragazzi violano le regole per l’accesso ai social e nessuno sembra accorgersene. Quello che era un diffuso luogo comune è certificato anche da un sondaggio che il Tg3 ha realizzato con ‘Osservare Oltre’ (Associazione Nazionale Presidi ed eTutorweb).

  • Il senso del nostro impegno sul rapporto tra ragazzi e media

    La moltiplicazione dei media nella cosiddetta era biomediatica crea «disintermediazione». Digitale. È questa, da qualche anno, la parola chiave della contemporaneità, nell’ultimo decennio di «rivoluzione copernicana» che sta segnando l’orizzonte comunicativo. È emerso con chiarezza durante la presentazione a Roma del XIII Rapporto Censis-UCSI sulla comunicazione, «I media tra élite e popolo». Con tutte le conseguenti ombre e luci (sociali e politiche) che questo nuovo (e velocemente cangiante) scenario comporta. Lo ha sottolineato bene, nella sua sintesi finale, il presidente del Censis Giuseppe De Rita, mettendo in guardia contro i rischi di derive tecnocratiche che sempre più, per essere arginate, richiedono, al contrario, sforzi di mediazione: «ogni giorno più necessari», ha concluso De Rita.
    Non a caso, la parola «mediazione» è diventata, nelle dinamiche relazionali in vari campi, anche strumento pedagogico dei nostri tempi di crisi e di “disincanto del mondo”. E sembra saldarsi allora perfettamente con un sogno condiviso dall’attuale nuova dirigenza dell’UCSI: quello di rimettere al centro della nostra riflessione sui processi comunicativi proprio l’attenzione al rapporto tra ragazzi e media. Oltre gli stereotipi che generano disinformazione. Un sogno “lanciato” al Congresso di Matera, rilanciato in seno al primo Consiglio nazionale, precisato sulla nostra rivista «Desk» (a. XXIV, n. 1-2/2016) e avviato nei lavori iniziali della Giunta esecutiva. Dai quali sono scaturiti la ristrutturazione di questo sito, una sorta di «casa comune della comunicazione» che in questo spazio intende offrire ospitalità a media e contributi «amici dell’infanzia e della gioventù», e i contenuti della Scuola annuale di formazione intitolata a «Giancarlo Zizola»: che si è svolta per la prima volta ad Assisi, sito francescano e luogo dell’anima per molti di noi.
    Ma come declinare i verbi «vedere, narrare, comprendere» – titolo della Scuola, oltre che fondamenti etici della comunicazione – con occhi, voci, orecchie (ma anche corpi, menti e cuori) di bambine e bambini, adolescenti, ragazzi e giovani adulti? Come raccontare correttamente la complessità della loro condizione dicotomica (protagonisti e spettatori della realtà, a un tempo soggetti di interesse e oggetto di interessi) di nativi digitali, che vivono immersi nella crossmedialità “liquida”? E come tutelare i loro diritti nell’attuale galassia mediatica? L’abbiamo chiesto ad alcuni specialisti che ci hanno offerto, ad Assisi, il loro contributo di “testimoni militanti”: ruolo forse più prezioso, ammoniva già Paolo VI, di quello dei “maestri”. Tra babele informativa e racconto, pubblicità e quadri normativi, realtà e immaginario, trappole del web e impegno di lotta alle devianze on line ne hanno parlato Renzo Di Renzo, direttore creativo di Heads Collective e autore di un albo-progetto per bambini, Due destini, illustrato da Sonia Maria Luce Possentini ed edito da Fatatrac in collaborazione con la Ong Medici con l’Africa CUAMM e, alla tavola rotonda finale, Marco Brusati, direttore di «Hope»; padre Stefano Gorla, ex direttore del settimanale «Il Giornalino» e del mensile «GBaby» ed Elvira D’Amato, vicequestore aggiunto della Polizia Postale, responsabile del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line e al cyberbullismo. Amici e amiche delle bambine e dei bambini, che anche in questo sito – casa comune della comunicazione – troveranno da oggi spazio, e ospitalità. Per condividere un cammino aperto.

  • Internet e minori: bilancio positivo per il Centro di formazione per insegnanti

    Internet e minori, primo bilancio del Centro nazionale di formazione per insegnanti, un anno dopo la sua nascita. Dati e valutazioni sono stati presentati a Firenze, dove il Centro ha sede, dal Corecom della Toscana, dall’Istituto degli Innocenti, e dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. La finalità dei percorsi didattici è quella di rendere gli insegnanti specializzati sul rapporto tra internet e minori affinché loro stessi possano svolgere azioni di “media education” nelle scuole...

  • Internet non è un "posto sicuro" per 3 giovani su 4

    Internet è ancora lontano dall'essere "a prova" di giovani: il web è considerato un posto sicuro solo da un teenager su quattro in Europa, mentre quasi la metà dice di non aver ricevuto nessun consiglio su come comportarsi e su come mantenere un atteggiamento positivo sui social network. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Ipsos MORI per conto di Vodafone...

  • La Bbc prova a 'reinventarsi' per i più piccoli.

    La Bbc prova ad arginare la concorrenza di Netflix, Amazon e soprattutto di YouTube nell'offerta online dedicata ai più piccoli.

  • Musica e ragazzi - Il progetto che prova a sconfiggere il bullismo

    "Ti difenderò da incubi e tristezze / Ti riparerò da inganni e maldicenze / E ti abbraccerò per darti forza sempre". Sono alcuni versi della canzone "Guerriero" con cui il cantante Marco Mengoni tratta il tema del bullismo. Come Mengoni tanti altri artisti hanno scelto di utilizzare la musica, una delle più forti e amate passioni dei giovani, per contrastare un fenomeno dilagante tra i ragazzi, che oggi, con i social network, sta assumendo proporzioni enormi e una preoccupante visibilità mediatica. Durante la scuola di formazione “Giancarlo Zizola”, che l’UCSI ha tenuto all’inizio di ottobre ad Assisi, si è parlato molto, grazie al prezioso contributo del direttore della agenzia Hope Marco Brusati, dei messaggi negativi che spesso il mondo della musica e dei videoclip propone ai nostri ragazzi fin da quando hanno sette-otto anni: divertimento sfrenato, trasgressioni, uso di droga. Ma ci sono – e di questo vogliamo parlare – artisti molto amati dai ragazzi che decidono di utilizzare la loro musica per lanciare dei messaggi positivi.

    Proprio per stimolare questa produzione musicale e utilizzare la potenza mediatica dei social per veicolare messaggi educativi contro il bullismo è nato il progetto SBAM – Stop Bullying Adopt Music, ideato dagli studenti e delle studentesse dell’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce con il supporto della docente d’Inglese Elisabetta D’Errico. Il progetto ha due obiettivi fondamentali: individuare tutti i brani musicali che nel testo o nel videoclip si riconducono al tema del bullismo e incitare tanti altri musicisti a scriverne. Nei mesi scorsi gli studenti dell’Istituto “Galilei – Costa” avevano lanciato un appello chiedendo ai musicisti di comporre sempre più canzoni con testi che affrontino il grave problema del bullismo e del cyberbullismo giovanile.

    “Scrivete sempre più brani che trattano di questo delicato e importante tema, fate sentire la vostra potente voce attraverso la musica, il canale che ha più presa su noi giovani”, avevano scritto i ragazzi, prendendo ad esempio brani come “Hurts” di Mika e “Guerriero” di Marco Mengoni. “Il nostro sogno è che in Italia anche altri miti possano decidere di sostenere la causa con la loro musica, con i loro testi e con i loro videoclip. Dovrebbero incoraggiare le vittime a non sopportare in silenzio e, invece, a parlare. Dovrebbero dire chiaro in faccia alle bulle e ai bulli che hanno seriamente bisogno di aiuto e che sono loro i veri sfigati e, infine, dovrebbero convincere gli “spettatori” a smettere questo ruolo e ad impegnarsi a bloccare ogni fenomeno sul nascere”. Traendo spunto dalla “Anti bullying week”, la settimana contro ogni forma di bullismo e cyberbullismo che si è celebrata a metà novembre in Gran Bretagna, nei giorni scorsi la professoressa D’Errico e i suoi studenti hanno lanciato in Italia la campagna “Let’s SBAM together”: così lo scorso 18 novembre i social network (Facebook e Twitter in primis) sono stati inondati dai videoclip musicali antibullismo, accompagnati dall’hashtag #sbam. Un’esperienza che si ripeterà sicuramente. Perché con la stessa facilità con cui può diseducare e dare esempi negativi, la musica può anche veicolare messaggi estremamente educativi sui social network arrivando a milioni di ragazzi che seguono con passione i loro idoli.

  • Sicurezza in Rete: adulti e ragazzi spesso inconsapevoli allo stesso modo

    Adulti e ragazzi vivono una vita sempre più social, con una media di più di cinque profili a testa, e sono sempre più connessi via smartphone (il 95% degli adulti e il 97% dei ragazzi ne possiede uno), ma sono quasi del tutto inconsapevoli delle conseguenze delle loro attività in rete: sanno che, mentre navigano, i loro dati vengono registrati (i due terzi sia degli adulti che dei ragazzi) anche se non sanno esattamente quali; se ne dicono preoccupati (l’80% di entrambi i gruppi di riferimento) ma hanno ormai interiorizzato l'idea che la loro cessione sia il giusto prezzo per essere presenti on line e accedere ai servizi che interessano loro (circa il 90% di tutti coloro che consentono ad un’applicazione l’accesso ai propri contatti). Tutto questo emerge da una ricerca condotta in esclusiva da IPSOS per Save the Children in occasione del Safer Internet Day del 7 febbraio...

  • Un confronto a più voci nella nostra rubrica IDEE.

    Da qualche giorno è cambiato il tema della nostra rubrica “idee” (più in basso, nella home page del sito). Il confronto stavolta è sulla rappresentazione della violenza in tv e negli altri media.
    Dopo l'intervento di Paola Springhetti, che ha aperto il dibattito con un contributo già molto letto e con un riferimento esplicito anche alla provocazione di Fiorello (“lasciamo la cronaca nera ai tg e alla magistratura, smettiamo di spaventare le persone”), le ha risposto subito Mauro Banchini. Adesso pubblichiamo un nuovo articolo, ed è di Donatella Trotta, la nostra vicepresidente. Per leggerlo subito si può cliccare qui http://www.ucsi.it/news/mediaetica/idee/8567-i-media-e-il-nuovo-volto-della-violenza.html

    Anche voi che ci leggete naturalmente potete dire la vostra, basta un’email a ucsi@ucsi.it