povertà

  • 31/12 = I poveri e noi, l'indifferenza è colpa anche dell'informazione.

    I sindaci che, avvicinandosi Il Natale, si preoccupano non di risolvere i problemi dei poveri delle loro città, ma di nasconderne la presenza, di renderli invisibili, in fondo fanno quello che l’informazione fa lungo tutto l’arco dell’anno. Oggi i poveri fanno paura: una paura che si chiama aporofobia e sembra sempre più diffusa.

  • 31/12 = I poveri e noi, l'indifferenza è colpa anche dell'informazione.

    I sindaci che, avvicinandosi Il Natale, si preoccupano non di risolvere i problemi dei poveri delle loro città, ma di nasconderne la presenza, di renderli invisibili, in fondo fanno quello che l’informazione fa lungo tutto l’arco dell’anno. Oggi i poveri fanno paura: una paura che si chiama aporofobia e sembra sempre più diffusa.

  • Comunicare la carità? Prima sia condivisione e comunità.

    La carità comunica da sola. Comunica perché è testimonianza. Ma prima di diventare comunicazione deve essere condivisione e comunità. È la sfida cui è chiamata la Chiesa che ha il compito di educare alla carità, intesa come percorso di ascolto, di dialogo e di incontro.
    Al centro delle relazioni c’è la persona che va formata a cogliere le positività della congiuntura economica e sociale che sta attraversando. Occorre far crescere nei cittadini la capacità di discernimento e favorire uno sguardo positivo della comunicazione sociale.

  • Comunicare la crisi: serve discernimento, anche da parte dei giornalisti

    In Italia è in atto un grande cambiamento antropologico accompagnato da una profonda crisi demografica che non emerge in tutta la sua multiforme dimensione e complessità. Ma questo non significa che va tutto male. Le imprese manifatturiere sono tra le più competitive a livello internazionale, gli italiani, popolo di formiche, hanno ripreso a risparmiare da quattro anni. Non c’è dunque solo povertà, la ricchezza circola, ma vi è una distorsione nella distribuzione. I ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri. Tra gli effetti della persistente crisi si annovera anche una sfiducia diffusa che altera la percezione della realtà. E poi c’è il grande problema demografico, sul quale la politica non interviene in modo efficace. L’Italia nel 2050 sarà più multietnica ma più anziana: gli italiani saranno 61 milioni e gli ultrasessantacinquenni supereranno il 30% della popolazione (dal 20% attuale) e gli ultraottantenni cresceranno dall’attuale 5,8% al 15%. Il numero totale di stranieri passerà dall’attuale 9% al 17%. Ma con una prefigurazione negativa della realtà e del futuro non si esce dalla crisi. È necessario recuperare uno sguardo positivo. È il ritratto dello Stivale consegnato da Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos, intervenuto al seminario tenutosi a Roma nei giorni scorsi “Comunicare la Carità. Strumenti per imparare a raccontarsi”, promosso dalla Consulta Ecclesiale degli Organismi socio-assistenziali, con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI.

  • I poveri e noi, l'indifferenza dipende anche dell'informazione

    Dopo l'incontro di papa Francesco con la Caritas italiana (leggi a lato), riproponiamo un interessante e significativo articolo di Paola Springhetti sul racconto giornalistico delle povertà (e dei poveri). E' stato scritto prima della pandemia, ma è di straordinaria attualità (ar)

    I sindaci chequalche tempo fa, avvicinandosi Il Natale, si preoccupavano non di risolvere i problemi dei poveri delle loro città, ma di nasconderne la presenza, di renderli invisibili, in fondo facevano quello che l’informazione fa lungo tutto l’arco dell’anno. Oggi i poveri fanno paura: una paura che si chiama aporofobia e sembra sempre più diffusa.

  • I poveri e noi, l'indifferenza è colpa anche dell'informazione.

    I sindaci che, avvicinandosi Il Natale, si preoccupano non di risolvere i problemi dei poveri delle loro città, ma di nasconderne la presenza, di renderli invisibili, in fondo fanno quello che l’informazione fa lungo tutto l’arco dell’anno. Oggi i poveri fanno paura: una paura che si chiama aporofobia e sembra sempre più diffusa.

  • Il racconto giornalistico delle nuove povertà, un dialogo sul nostro sito

    Nella finestra dell’agenzia Sir, sul nostro sito, potete leggere il resoconto attento e completo delle varie fasi della celebrazione del Giubileo degli “esclusi”. Le parole e i gesti del Papa, certamente, invitano ad una riflessione profonda anche noi giornalisti, chiamati a “vedere, comprendere e narrare” (padre Francesco Occhetta, leggi qui www.ucsi.it/parola-e-parole-contenuti/8279-vedere,-comprendere,-narrare.html ) anche questa dimensione così vera e dirompente della nostra società. Ma come lo stiamo facendo? Quale attenzione dedichiamo a chi vive al di là del giro dei “soliti noti” che di solito interpelliamo, intervistiamo, commentiamo? E quale discernimento applichiamo in particolare nel “racconto giornalistico delle nuove povertà”, di quei fenomeni insomma che stanno emergendo adesso in forma nuova, insolita e grave, così come sono descritti anche nell’ultimo rapporto della Caritas?
    Lo faremo chiedendo il contributo di analisi e di idee a tanti interlocutori diversi, soprattutto a coloro che ogni giorno vivono a contatto con l’esperienza dello “scarto” nella società di oggi. Proveremo ad evidenziare anche i rischi, sempre presenti quando affrontiamo questi temi, di un’informazione “distorta”, “urlata”, “retorica”. E’ un’attenzione, la nostra, che è il frutto di questo Giubileo della Misericordia. E che potrà aiutare tutti noi a crescere, anche professionalmente.

  • L'indifferenza verso i poveri che proviamo a superare oggi

    Oggi, 13 novembre, è la sesta Giornata dei poveri. Una iniziativa che è nata dopo il Giubileo della Misericordia e che si celebra in ogni chiesa, in ogni comunità. Quello che segue è un articolo che la nostra Paola Springhetti aveva scritto nel 2017, in occasione della prima di queste giornate. E si rivela ancora oggi acuto e attuale (ar) 

  • La vera emergenza della #povertà (anche dei giornalisti)

    Cos’è il Natale? Su carta, una Sacra Carta scritta circa duemila anni fa, il Natale dovrebbe essere quel periodo dell’anno durante il quale si diventa più buoni. Aprendo il cuore al prossimo, aiutando le persone in difficoltà, compiendo atti di gentilezza, altruismo e solidarietà. E invece no.

  • La vera emergenza della #povertà (anche dei giornalisti)

    Cos’è il Natale? Su carta, una Sacra Carta scritta circa duemila anni fa, il Natale dovrebbe essere quel periodo dell’anno durante il quale si diventa più buoni. Aprendo il cuore al prossimo, aiutando le persone in difficoltà, compiendo atti di gentilezza, altruismo e solidarietà. E invece no.

  • Noi e i poveri, l'indifferenza è colpa anche dell'informazione.

    Oggi, 14 novembre, è la quinta Giornata dei poveri. Una iniziativa che è nata dopo il Giubileo della Misericordia e che si celebra in ogni chiesa, in ogni comunità. Quello che segue è un articolo che la nostra paola Springhetti aveva scritto nel 2017, in occasione della prima di queste giornate (ar) 

  • Poca attenzione alle 'povertà' nei nostri telegiornali

    Il nuovo rapporto “Illuminare le periferie” sulla povertà in tempo di Covid rivela quello che si temeva: l’attenzione mediatica, e nello specifico dei telegiornali, alla “ripresa”, alla ripartenza dell’economia, ha reso più “invisibili” le persone ai margini.

  • Tre proposte per raccontare le troppe povertà di oggi

    Questo povero grida e il Signore lo ascolta”, recita il Salmo 34 che Papa Francesco richiamava già nel messaggio per la prima Giornata mondiale dei poveri, uno dei ‘frutti’ del Giubileo della Misericordia. Era il 2017, quattro anni fa. Nel mezzo c’è stata anche la pandemia, acceleratore drammatico di disuguaglianze e moltiplicatore di sofferenze.