speranza

  • I cinque sensi del giornalista (in memoria di Nadia)

    Pensare, riflettere, parlare, scrivere, precisare, chiedere, ascoltare, cercare einterrogarsi sono tutte azioni ordinarie nella professione di comunicatori e giornalisti. Quando c’è tuttavia un coinvolgimento personale tutto diventa più delicato e complesso al contempo. E’ questa l’esperienza vissuta con Nadia De Munari, volontaria dell’Operazione Mato Grosso (OMG) aggredita a Nuevo Chimbote (Perù) e morta per le lesioni riportate il 24 aprile scorso.

  • L'Ucsi aiuterà i giornalisti ucraini. E crede nella 'comunicazione della speranza'

    Il 18 marzo l’Ucsi ha organizzato un interessante confronto a più voci sulla comunicazione, dall’Ucraina, della guerra e della speranza. E’ ancora disponibile on line, a questo link. E qui c’è l’elenco di tutti i relatori. Tra questi, don Jurii Blazejewski, caporedattore del periodico ucraino Skynia, che ha chiesto solidarietà umana ma anche un contributo economico per assicurare la continuità del giornale e un salario minimo ai giornalisti. A distanza di una settimana facciamo un bilancio dell’iniziativa con il presidente nazionale dell’Ucsi, Vincenzo Varagona.

  • L’appello di Francesco ai giornalisti: rispettate la verità, promuovete la cultura dell’incontro

    Cultura dell’incontro, rispetto per la verità, senso etico. Sono i tre punti chiave del videomessaggio che Papa Francesco ha rivolto ai giornalisti, nella sua intenzione di preghiera per il mese di ottobre. “Spesso – afferma il Pontefice - mi chiedo come i mezzi di comunicazione possono mettersi al servizio di una cultura dell'incontro”.

  • La chiusura del Giubileo: la speranza che suscita e la 'periferia' che diventa 'centro'

    Con la chiusura della Porta Santa della basilica di San Pietro si è concluso il Giubileo straordinario della Misericordia, che ha visto a Roma più 20 milioni di pellegrini tra l'8 dicembre 2015 e il 20 novembre 2016. Se il dato romano è noto, non esiste invece un calcolo delle persone che in tutto il mondo hanno varcato "fuori dal fragore delle cronache" le tante ‘porte sante’ di cui non si conosce neanche il numero. Così come non è possibile rinchiudere in un bilancio, e neanche in una catalogazione, la galassia di eventi, esperienze, incontri che ha costellato un anno che ha segnato anche una piccola rivoluzione comunicativa, per il modo in cui è stato annunciato, il 13 marzo 2015, per come è stato aperto, a Banguì prima che a San Pietro, per come si è sviluppato e per come si è concluso.

    La "notizia" non sta infatti tanto nella prevista chiusura della porta della basilica di San Pietro, ma nella firma, sul sagrato della stessa basilica, della lettera apostolica “Misericordia et Misera”, simbolicamente consegnata a diverse categorie di persone e destinata a viaggiare in tutto il mondo per aprire nuovi percorsi proseguendo un cammino avviato. C'è un messaggio di speranza nell'invito a guardare all'essenziale, ribadendo che "è sempre possibile ricominciare e rialzarsi", così come "andare oltre il male e le divergenze".
    Il Giubileo decentrato ha anche rovesciato la tradizionale dialettica tra centro e periferie, rendendo ogni periferia un centro. Non è stata casuale la scelta del giorno di chiusura del giubileo, coincidente con la festa del Cristo Re. La riflessione del papa è stata centrata sulla croce, dove Gesù "sembra più un vinto che un vincitore", espressione di una "regalità paradossale", con una croce per trono e una corona fatta di spine. Eppure è lì che acquistano peso e senso parole come amore, misericordia, perdono.