odio on line

  • 'Cosa ci rende così arrabbiati?' Le cause e qualche via d'uscita

    Si discute molto, anche in Italia, dei fenomeni dell’incitamento all’odio e della disinformazione.

  • 'Media against hate': incontri e confronti a Roma per giornalisti di tutta Europa

    Venticinque giornalisti provenienti da tutta Europa partecipano, ospitati dalla Fnsi, ad una serie di incontri dedicati ai temi della prevenzione e del contrasto dell'odio sui media.
    L'evento formativo, organizzato da Cospe e associazione Carta di Roma, fa parte della campagna "Media against hate", promossa dalla Federazione Europea dei giornalisti e varie organizzazioni europee, “con l’obiettivo di migliorare le competenze delle testate e della società civile per un racconto equilibrato delle migrazioni e il contrasto alla diffusione dell'odio”.

  • 'Odiare Ti Costa', la nuova campagna contro odio e diffamazione

    Sta raccogliendo già molto consenso, a pochi giorni dal lancio, l'iniziativa “Odiare Ti Costa”, promossa dall'associazione Tlon e dallo studio legale Wildside di Cathy La Torre.

  • (2): i giornalisti possono 'educare' all'uso dei social

    Prosegue il confronto sulla violenza di alcuni commenti sul calcio e sullo sport e sul ruolo di noi giornalisti per arginare il fenomeno..Il secondo intervento è di Riccardo Clementi, e mette l'accento sulla necessità della sensibilizzazione, il primo lo trovate ancora qui.

  • (4) I giornalisti sportivi e l'odio sul web: la prima regola è non essere tifosi, la seconda fare le domande giuste

    Sia in qualità di addetto ai lavori in materia di comunicazione che di appassionato di sport, ed in particolare di calcio, disciplina alla quale ho dedicato molti anni, non ho potuto esimermi dalla lettura, seppure sporadica, delle ultime vicissitudini di calciomercato e dei relativi commenti di colleghi della stampa e tifosi. In seguito al post di Matteo Billi e alle riflessioni dei colleghi dell'Unione cattolica della stampa italiana, l'interrogativo su come i giornalisti possano fermare il fenomeno dei commenti palesemente rabbiosi e offensivi dell'opinione pubblica via social network non mi ha ovviamente lasciato indifferente.

  • Facebook chiude decine di pagine in Italia. Diffondevano parole d'odio e notizie false

    Due milioni e mezzo di persone in Italia non troveranno più le pagine Facebook che, più o meno sporadicamente, avevano deciso di seguire.

  • Gli uomini che odiano le donne (sui social)

    Quale ruolo hanno le donne nei media? E quali antidoti possiamo utilizzare contro il disprezzo e l’odio che si manifestano spesso nei loro confronti? L'articolo è contenuto nella nostra rivista Desk ed è stato scrutto pochi mesi prima della pandemia.

  • I giornalisti sportivi e l'odio sul web: la prima regola è non essere tifosi, la seconda fare le domande giuste (4)

    Sia in qualità di addetto ai lavori in materia di comunicazione che di appassionato di sport, ed in particolare di calcio, disciplina alla quale ho dedicato molti anni, non ho potuto esimermi dalla lettura, seppure sporadica, delle ultime vicissitudini di calciomercato e dei relativi commenti di colleghi della stampa e tifosi. In seguito al post di Matteo Billi e alle riflessioni dei colleghi dell'Unione cattolica della stampa italiana, l'interrogativo su come i giornalisti possano fermare il fenomeno dei commenti palesemente rabbiosi e offensivi dell'opinione pubblica via social network non mi ha ovviamente lasciato indifferente.

  • Il Papa contro il linguaggio d'odio su media e web

    Ancora una volta Papa Francesco ha criticato l’utilizzo dei linguaggi d’odio sul media e sul web. Lo ha fatto incontrando il Corpo Diplomatico. Ha auspicato insomma che: non ci sia spazio per quel linguaggio che contribuisce a creare divisioni e barriere.

  • Incitamento all'odio, possibili multe a radio e tv

    Da giugno prossimo radio e tv italiane dovranno per forza assicurare il rispetto delle persone “contro ogni forma di discriminazione”.

  • L'Agcom varerà un Regolamento contro discriminazioni e odio

    L’Autorità garante della comunicazione si muove per garantire, su ogni mezzo audiovisivo, il rispetto della dignità, il principio di non discriminazione (di nessun tipo) e il contrasto all’odio.

  • L'odio e gli insulti agli idoli del pallone (2): i giornalisti possono 'educare' all'uso dei social

    Prosegue il confronto sulla violenza di alcuni commenti sul calcio e sullo sport e sul ruolo di noi giornalisti per arginare il fenomeno..Il secondo intervento è di Riccardo Clementi, e mette l'accento sulla necessità della sensibilizzazione, il primo lo trovate ancora qui.

    Amo il calcio, sono un tifoso della Juventus in terra fiorentina, tema su cui ho scritto pure il libro che ha dato il nome al mio blog www.generazionejuve.com , e dal punto di vista sportivo la notizia di Bonucci al Milan ha colto di sorpresa pure me, anche se il malessere era nell'aria. Ma quando sui social ho letto le offese, anche personali e rivolte ai figli, "vomitate" addosso a Bonucci, sono rimasto senza parole. Come avviene quando mi imbatto in qualche post che inneggia all'Heysel o alla tragedia del grande Torino o a chi augura la morte per una partita.

    Davvero la passione per uno sport può trasformarsi in rabbia sociale e frustrazione umana così rancorosa e piena di livore?

    Tante volte abbiamo ripetuto che i social network non sono buoni o cattivi in sé, tutto dipende dall'uso che ne viene fatto. Ecco, educare all'utilizzo intelligente e "sportivo" del mezzo, non sarebbe male. Un esercizio che dovrebbe cominciare dagli addetti ai lavori - società e federazioni sportive, calciatori, organi di informazione - che dello sport vivono e che con lo sport dovrebbero educare.

    trovi questo articolo anche nella nostra rubrica IDEE (in home page)

  • L'odio e gli insulti agli idoli del pallone. Come i giornalisti possono fermare il fenomeno? (1)

    L’ultima e clamorosa vicenda di calciomercato scatena una violenta campagna d’odio e di insulti sui social network. Sul nostro sito apriamo un dibattito, che trasferiamo anche nella rubrica “idee”: non vogliamo tanto analizzare le ragioni (ove mai ci fossero) di queste perversioni dialettiche, ci proponiamo invece di pensare agli argini che il giornalismo (e noi goornalisti) possiamo creare (a.r.)

    Sono ancora nell’aria gli echi della vicenda Donnarumma-Raiola-Milan quando (pseudo-)tifosi di calcio tornano a popolare il web con insulti a Leonardo Bonucci che passa dalla Juve al Milan.
    Twitter e Facebook - ma anche gli spazi dei commenti nei siti dei giornali - sono zeppi di improperi che, fino a qualche decennio fa, non erano accettati nemmeno nei bar dello sport.

    Qualcuno si scandalizza, pochi prendono le distanze; nonostante il passo dalla violenza online a quella offline - nel senso del mondo reale - sia breve.

    E giornalisti? Lasciando stare certi “ring” televisivi colpisce vedere il “taglio” che un quotidiano sportivo come Tuttosport (torinese certo ma di respiro nazionale) dà al cambio di casacca di Bonucci. Venerdì la prima pagina aveva un’enorme foto del difensore con questo titolo: «Si è sciacquato la bocca», espressione che indica uno che sparla di qualcun altro. Davvero non c’era altro modo per annunciare questo addio, pur tra le polemiche interne alla squadra bianconera?

    trovi questo articolo anche nella nostra rubrica IDEE (in home page)

  • L'odio e gli insulti agli idoli del pallone. Come i giornalisti possono fermare il fenomeno? (1)

    L’ultima e clamorosa vicenda di calciomercato scatena una violenta campagna d’odio e di insulti sui social network. Sul nostro sito apriamo un dibattito, che trasferiamo anche nella rubrica “idee”: non vogliamo tanto analizzare le ragioni (ove mai ci fossero) di queste perversioni dialettiche, ci proponiamo invece di pensare agli argini che il giornalismo (e noi goornalisti) possiamo creare (a.r.)

    Sono ancora nell’aria gli echi della vicenda Donnarumma-Raiola-Milan quando (pseudo-)tifosi di calcio tornano a popolare il web con insulti a Leonardo Bonucci che passa dalla Juve al Milan.
    Twitter e Facebook - ma anche gli spazi dei commenti nei siti dei giornali - sono zeppi di improperi che, fino a qualche decennio fa, non erano accettati nemmeno nei bar dello sport.

  • L'odio e gli insulti agli idoli del pallone. Come i giornalisti possono fermare il fenomeno? Il confronto nella nostra rubrica IDEE

    Nella nostra rubrica “IDEE”, più in basso nella home page, trovate ogni mese un argomento diverso dibattuto dai collaboratori del sito e da interlocutori esterni.
    Adesso parliamo delle campagne di odio contro gli idoli del calcio e dello sport in generale, particolarmente intense in una fase cruciale del mercato dei giocatori.

    Da uno spunto di Matteo Billi ai commenti di Riccardo Clementi, Mario Agostino e don Alessandro Andreini: trovate alcune riflessioni significative soprattutto sul ruolo che possiamo avere noi giornalisti nell’arginare questo fenomeno.

  • L'odio in rete si fronteggia anche con una informazione seria e credibile

    Il Copercom(Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione) ha sviluppato un confronto a più voci su quel “cortocircuito” che si è creato nella crisi politico-istituzionale di questi giorni, su quella “deriva comunicativa” sfociata anche in parole pesanti, violente e di odio, sui social network.

  • La Germania propone maxi multe contro chi diffonde fake news e incita all'odio

    La Germania si appresta a varare il più severo giro di vite da parte di un Paese europeo contro i social network che diffondono bufale e contenuti che incitano all'odio.

  • La nuova mappa dell'intolleranza sui social. E c'è una preoccupante legittimazione dell'opinione pubblica.

    Su twitter emergono con maggiore frequenza fenomeni come antisemitismo, odio per i migranti, per disabili e omosessuali. Ma soprattutto le donne sono prese di mira, con un’accentuazione della violenza ‘verbale’ di genere.

  • La responsabilità che Mattarella oggi chiede ai giornalisti

    Durante la tradizionale Cerimonia del Ventaglio, a Roma, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato molto delle possibili (e frequenti) distorsioni dell’informazione:

  • Le donne sui social

    Nella settimana in cui si è celebrata la giornata internazionale della donna, riproponiamo un contributo molto interessante di Paola Springhetti sulla presenza delle donne nei social. E sul loro modo di contrastare l'odio di cui sono fatte bersaglio (ar)