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  • Usura e azzardo, i silenzi colpevoli dei media. Intervista a Sergio Rizzo

    Usura e Azzardo, due facce della stessa moneta, un connubio mortale per la tenuta economica e sociale del nostro Paese. Oltre il dieci per cento del valore della spesa delle famiglie italiane è consumata in azzardo. Significa che le famiglie rinunciano alle spese mediche, alimentari e scolastiche e si indebitano per tentare la fortuna. Il giro di affari dell’azzardo, spesso nelle mani di società italiane ma basate quasi tutte all’estero, si aggira intorno ai 100 miliardi, contro i nove miliardi che lo Stato incassa ogni anno da Azzardopoli. Le concessionarie riversano su televisioni, stampa e affini montagne di soldi, con lo Stato che favorisce un fenomeno che ha contribuito a far crescere del 32 per cento nel solo mese di settembre la raccolta dei casinò on line. Oltre un milione sono i giocatori d’azzardo patologici in Italia che spesso finiscono nella morsa dell’usura a causa dei debiti del gioco. Numeri da capogiro, snocciolati a Bari nei giorni scorsi da Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera e scrittore, relatore del convegno “Usura e Azzardo, la parola ai Media", organizzato dalla Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, sui quali però regna disattenzione e silenzio di buona parte delle testate giornalistiche italiane. Lo scrittore de “La Casta”, ha fatto in Puglia una full immersion; la mattina all’Università di Bari ha parlato a una platea di studenti e professori, il pomeriggio, a Bitonto, ha risposto alle domande di commercialisti, avvocati e giornalisti. 

    Sergio Rizzo, l’usura è un serpente che strangola famiglie e imprese e che ha uno stretto rapporto con l’azzardo, il quale non è un gioco, ma è la causa della rovina di famiglie, ragazzi e anziani, e mette anche a dura prova la tenuta sociale del Paese. Perchéla maggior parte della stampa ne parla poco?

    Penso ci sia un problema di sottovalutazione del fenomeno da parte dei mass media,  che relegano l’usura nella cronaca spicciola, trattandola alla stregua di un incidente stradale. Il problema invece è ben più complesso e insidioso, legato anche alla criminalità organizzata che ricicla tramite l’usura il denaro sporco”.

    La "cecità" dei giornalisti sul tema dell’azzardo da cosa dipende?

    “Io innanzitutto mi chiedo perché di un fenomeno così complesso e pericoloso, se ne debba occupare un prete. Mi riferisco a Mons. Alberto D’Urso, Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, che mi ha  voluto a Bari per discutere di questi temi. E lo Stato che ruolo gioca? Di fondo c’è un doppio problema di ipocrisia. Ci sono in ballo troppi soldi perciò saltano gli ostacoli a livello mediatico, e non solo.

    La prima ipocrisia riguarda il mondo giornalistico. Quando è uscita l’intervista di Gian Antonio Stella a Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione Calciatori Italiani, sulla questione Intralot che sponsorizza la Nazionale, dalla quale emergeva il disappunto dei calciatori azzurri sulla sponsorizzazione della società di scommesse, quasi nessun giornale l’ha ripresa. Il motivo è semplice, non ci si vuole schierare contro società che sostengono gli editori per  centinaia di milioni di euro. La seconda riguarda la parte che “gioca” lo Stato. È stata la FIGC a cercare la Intralot per chiedere la sponsorizzazione, quindi ha giocato un ruolo attivo. Il giro d’affari, che ammonta a 100 miliardi l’anno, corrisponde a quattro manovre finanziarie. Ma potrei fare un altro esempio. Lo Stato ha pensato di ricostruire L’Aquila con le macchinette mangiasoldi. La città terremotata è il primo territorio italiano per concentrazione di slot machine. E allora i giornalisti hanno sicuramente delle responsabilità, ma lo Stato dov’è?”.

    Questo evidente conflitto di interessi dove porterà il sistema dei mass media? 

    Si tratta di un’autocensura che mina la credibilità della nostra professione e non è dasottovalutare. È una questione di responsabilità etica che la professione giornalistica deve avere come fondamento.  Penso che i fenomeni dell’Usura e dell’Azzardo debbano essere affrontati in quest'ottica.