responsabilità mass media

  • DESK 4/2016 - Il punto sulla Rai. La più grande impresa culturale del Paese

    DESK 1/2 2016 - A poco più di tre mesi dalla entrata in vigore della “piccola” legge di riforma della RAI voluta dal Governo Renzi, approvata a fine 2015 e in vigore da fine gennaio, vediamo di fare il punto sulla situazione della più grande impresa culturale e di informazione del Paese. L’aggiunta dell’aggettivo “multimediale” alle attività del servizio pubblico, oltre a quelle radiotelevisive, che è introdotta nella legge, costituisce la non scontata innovazione di maggiore rilievo, quella che consente e impone alla RAI di entrare nel mondo digitale dall’ingresso principale. È anche la

  • Due mesi dopo il terremoto - Le luci dei media e quelle della ripresa

    Papa Francesco lascia le aree terremotate del Centro Italia. E’ il 4 ottobre. Arriva la sera. Dopo gli ultimi collegamenti in diretta con gli spazi informativi delle televisioni, si spengono i riflettori delle telecamere e davanti ai ruderi di Amatrice cala un sipario di buio e di silenzio. Si sentono solo i rumori degli anfibi dei militari che sorvegliano l’ingresso della zona rossa, così come ormai è chiamata l’area collassata del centro storico di Amatrice. Troppo facile dire che da allora i riflettori sono spenti su Amatrice, su Accumoli, su Arquata e Pescara del Tronto.

    Piuttosto, dal terremoto del 24 agosto scorso, ancora non si accendono i riflettori sulla ripresa effettiva della piccola economia che consentirebbe alla comunità di avere degli appigli per rinascere nel proprio territorio.

    Costantino aveva un negozio di prodotti tipici in Corso Umberto, fino ad agosto la strada principale del centro storico di Amatrice. Gran parte dei 30mila euro di merce sono ancora sotto le macerie. La sua attività prosegue nel garage di casa in una frazione di Amatrice risparmiata dal terremoto. Solo le richieste di ordini dall’esterno consentono a Costantino di guardare avanti.

    Enrico è uno due fornai, sempre del centro storico collassato di Amatrice. L’altro, purtroppo, è morto. Lui è sopravvissuto. Il suo forno, invece, è un cumulo di macerie. Una ditta di Verona è disposta a regalargli un forno nuovo, ma non gli consentono di realizzare una struttura, anche provvisoria, per montarlo. E così, Enrico gira in continuazione per capire come riprendere a portare “il pane” a casa.

    Fa riflettere la riflessione di Claudio: “Va bene riaprire la scuola per riportare i bambini nelle aule e per non spopolare Amatrice delle nuove generazioni. Ma se i genitori non riescono a ritrovare un lavoro nel territorio, saranno costretti ad andare via e quindi porteranno altrove i loro figli e Amatrice diventerà una città fantasma”. A quel punto non ci sarà bisogno neanche dei riflettori. 

  • La responsabilità del giornalista nell'informare - convegno Ucsi Emilia Romagna il 28 gennaio a Piacenza

    In un momento in cui c’è molta sfiducia nei confronti del giornalismo in generale e dei giornalisti in particolare, l’Ucsi Emilia Romagna insieme all’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Piacenza-Bobbio, organizza sabato 28 gennaio a Piacenza - al centro “Il Samaritano” in via Giordani 12, dalle 9,15 alle 13,30 - un seminario formativo (4 crediti, iscrizioni già aperte sulla piattaforma Sigef), in occasione della festa di san Francesco di Sales...

  • Lo sguardo alto del giornalista e la sua grande responsabilità - #ioinformo

    (#ioinformo / leggi qui) Dice l'Arcivescovo di Loreto, Fabio Dal Cin, che "quando il mare si ritirerà, sarà interessante vedere cosa è rimasto sul fondo...". Cosa ci avrà lasciato questa avventura? Come saremo, anche noi giornalisti?

  • Lo sguardo alto del giornalista e la sua grande responsabilità - #ioinformo

    (#ioinformo / leggi qui) Dice l'Arcivescovo di Loreto, Fabio Dal Cin, che "quando il mare si ritirerà, sarà interessante vedere cosa è rimasto sul fondo...". Cosa ci avrà lasciato questa avventura? Come saremo, anche noi giornalisti?

  • Usura e azzardo, i silenzi colpevoli dei media. Intervista a Sergio Rizzo

    Usura e Azzardo, due facce della stessa moneta, un connubio mortale per la tenuta economica e sociale del nostro Paese. Oltre il dieci per cento del valore della spesa delle famiglie italiane è consumata in azzardo. Significa che le famiglie rinunciano alle spese mediche, alimentari e scolastiche e si indebitano per tentare la fortuna. Il giro di affari dell’azzardo, spesso nelle mani di società italiane ma basate quasi tutte all’estero, si aggira intorno ai 100 miliardi, contro i nove miliardi che lo Stato incassa ogni anno da Azzardopoli. Le concessionarie riversano su televisioni, stampa e affini montagne di soldi, con lo Stato che favorisce un fenomeno che ha contribuito a far crescere del 32 per cento nel solo mese di settembre la raccolta dei casinò on line. Oltre un milione sono i giocatori d’azzardo patologici in Italia che spesso finiscono nella morsa dell’usura a causa dei debiti del gioco. Numeri da capogiro, snocciolati a Bari nei giorni scorsi da Sergio Rizzo, giornalista del Corriere della Sera e scrittore, relatore del convegno “Usura e Azzardo, la parola ai Media", organizzato dalla Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, sui quali però regna disattenzione e silenzio di buona parte delle testate giornalistiche italiane. Lo scrittore de “La Casta”, ha fatto in Puglia una full immersion; la mattina all’Università di Bari ha parlato a una platea di studenti e professori, il pomeriggio, a Bitonto, ha risposto alle domande di commercialisti, avvocati e giornalisti. 

    Sergio Rizzo, l’usura è un serpente che strangola famiglie e imprese e che ha uno stretto rapporto con l’azzardo, il quale non è un gioco, ma è la causa della rovina di famiglie, ragazzi e anziani, e mette anche a dura prova la tenuta sociale del Paese. Perchéla maggior parte della stampa ne parla poco?

    Penso ci sia un problema di sottovalutazione del fenomeno da parte dei mass media,  che relegano l’usura nella cronaca spicciola, trattandola alla stregua di un incidente stradale. Il problema invece è ben più complesso e insidioso, legato anche alla criminalità organizzata che ricicla tramite l’usura il denaro sporco”.

    La "cecità" dei giornalisti sul tema dell’azzardo da cosa dipende?

    “Io innanzitutto mi chiedo perché di un fenomeno così complesso e pericoloso, se ne debba occupare un prete. Mi riferisco a Mons. Alberto D’Urso, Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, che mi ha  voluto a Bari per discutere di questi temi. E lo Stato che ruolo gioca? Di fondo c’è un doppio problema di ipocrisia. Ci sono in ballo troppi soldi perciò saltano gli ostacoli a livello mediatico, e non solo.

    La prima ipocrisia riguarda il mondo giornalistico. Quando è uscita l’intervista di Gian Antonio Stella a Damiano Tommasi, Presidente dell’Associazione Calciatori Italiani, sulla questione Intralot che sponsorizza la Nazionale, dalla quale emergeva il disappunto dei calciatori azzurri sulla sponsorizzazione della società di scommesse, quasi nessun giornale l’ha ripresa. Il motivo è semplice, non ci si vuole schierare contro società che sostengono gli editori per  centinaia di milioni di euro. La seconda riguarda la parte che “gioca” lo Stato. È stata la FIGC a cercare la Intralot per chiedere la sponsorizzazione, quindi ha giocato un ruolo attivo. Il giro d’affari, che ammonta a 100 miliardi l’anno, corrisponde a quattro manovre finanziarie. Ma potrei fare un altro esempio. Lo Stato ha pensato di ricostruire L’Aquila con le macchinette mangiasoldi. La città terremotata è il primo territorio italiano per concentrazione di slot machine. E allora i giornalisti hanno sicuramente delle responsabilità, ma lo Stato dov’è?”.

    Questo evidente conflitto di interessi dove porterà il sistema dei mass media? 

    Si tratta di un’autocensura che mina la credibilità della nostra professione e non è dasottovalutare. È una questione di responsabilità etica che la professione giornalistica deve avere come fondamento.  Penso che i fenomeni dell’Usura e dell’Azzardo debbano essere affrontati in quest'ottica.