bonucci

  • (2): i giornalisti possono 'educare' all'uso dei social

    Prosegue il confronto sulla violenza di alcuni commenti sul calcio e sullo sport e sul ruolo di noi giornalisti per arginare il fenomeno..Il secondo intervento è di Riccardo Clementi, e mette l'accento sulla necessità della sensibilizzazione, il primo lo trovate ancora qui.

  • (3) - La scelta che possono fare i giornalisti per frenare odio e insulti social agli idoli dello sport (e non solo)

    L'animosità spesso volgare dei tifosi di calcio nei confronti dei loro beniamini è un fenomeno inquietante. Non è certo l'unica fatica che si vive nel mondo del calcio contemporaneo: si pensi, per esempio, al ruolo sempre più preponderante delle tifoserie e dei loro "improbabili" leaders nella gestione stessa delle partite.

  • (4) I giornalisti sportivi e l'odio sul web: la prima regola è non essere tifosi, la seconda fare le domande giuste

    Sia in qualità di addetto ai lavori in materia di comunicazione che di appassionato di sport, ed in particolare di calcio, disciplina alla quale ho dedicato molti anni, non ho potuto esimermi dalla lettura, seppure sporadica, delle ultime vicissitudini di calciomercato e dei relativi commenti di colleghi della stampa e tifosi. In seguito al post di Matteo Billi e alle riflessioni dei colleghi dell'Unione cattolica della stampa italiana, l'interrogativo su come i giornalisti possano fermare il fenomeno dei commenti palesemente rabbiosi e offensivi dell'opinione pubblica via social network non mi ha ovviamente lasciato indifferente.

  • Da oggi le richieste per il bonus di 600 euro

    Da oggi, primo aprile, i giornalisti autonomi possono richiedere all'Inpgi il bonus una tantum di 600 euro previsto dal decreto "Cura Italia". A questo linkc’è il modulo da compilare e inviare a queste email: bonuscovid19@inpgi.it

  • I giornalisti sportivi e l'odio sul web: la prima regola è non essere tifosi, la seconda fare le domande giuste (4)

    Sia in qualità di addetto ai lavori in materia di comunicazione che di appassionato di sport, ed in particolare di calcio, disciplina alla quale ho dedicato molti anni, non ho potuto esimermi dalla lettura, seppure sporadica, delle ultime vicissitudini di calciomercato e dei relativi commenti di colleghi della stampa e tifosi. In seguito al post di Matteo Billi e alle riflessioni dei colleghi dell'Unione cattolica della stampa italiana, l'interrogativo su come i giornalisti possano fermare il fenomeno dei commenti palesemente rabbiosi e offensivi dell'opinione pubblica via social network non mi ha ovviamente lasciato indifferente.

  • L'odio e gli insulti agli idoli del pallone (2): i giornalisti possono 'educare' all'uso dei social

    Prosegue il confronto sulla violenza di alcuni commenti sul calcio e sullo sport e sul ruolo di noi giornalisti per arginare il fenomeno..Il secondo intervento è di Riccardo Clementi, e mette l'accento sulla necessità della sensibilizzazione, il primo lo trovate ancora qui.

    Amo il calcio, sono un tifoso della Juventus in terra fiorentina, tema su cui ho scritto pure il libro che ha dato il nome al mio blog www.generazionejuve.com , e dal punto di vista sportivo la notizia di Bonucci al Milan ha colto di sorpresa pure me, anche se il malessere era nell'aria. Ma quando sui social ho letto le offese, anche personali e rivolte ai figli, "vomitate" addosso a Bonucci, sono rimasto senza parole. Come avviene quando mi imbatto in qualche post che inneggia all'Heysel o alla tragedia del grande Torino o a chi augura la morte per una partita.

    Davvero la passione per uno sport può trasformarsi in rabbia sociale e frustrazione umana così rancorosa e piena di livore?

    Tante volte abbiamo ripetuto che i social network non sono buoni o cattivi in sé, tutto dipende dall'uso che ne viene fatto. Ecco, educare all'utilizzo intelligente e "sportivo" del mezzo, non sarebbe male. Un esercizio che dovrebbe cominciare dagli addetti ai lavori - società e federazioni sportive, calciatori, organi di informazione - che dello sport vivono e che con lo sport dovrebbero educare.

    trovi questo articolo anche nella nostra rubrica IDEE (in home page)

  • La scelta che possono fare i giornalisti per frenare odio e insulti social agli idoli dello sport (e non solo) / 3

    L'animosità spesso volgare dei tifosi di calcio nei confronti dei loro beniamini è un fenomeno inquietante. Non è certo l'unica fatica che si vive nel mondo del calcio contemporaneo: si pensi, per esempio, al ruolo sempre più preponderante delle tifoserie e dei loro "improbabili" leaders nella gestione stessa delle partite.