Sul prossimo numero di DESK 1 2017

Dedicato a chi vuole approfondire i temi della comunicazione senza fermarsi ai titoli

Comunicare speranza e fiducia
di Vania De Luca
 
 
Il giornalismo nel tempo della post verità
di Francesco Occhetta S.I.
post veritaLa cultura della post-verità ha regole note: istigare alla violenza (hate speech), ridicolizzare le voci delle istituzioni, toccare le emozioni e le credenze (più irrazionali) degli utenti, “iniettare” sospetto sui fatti, inventare le “bufale” (fake news). Il terreno fertile dove la post-verità affonda le radici è quello dei social network, capaci di intrappolare i fruitori delle notizie in un “eterno presente” senza memoria. È in mezzo alla valanga quotidiana di dati che attecchisce nell’opinione pubblica la cultura della postverità. Lontana dai fatti. Nutrita da emozioni e da credenze. Con un fine chiaro: alimentare le paure e consolidare le identità. È il linguaggio utilizzato dai populismi, in cui l’idealismo (astratto), una sorta di “spirito puro” di matrice hegeliana — come l’idea di nazione, la purezza del sangue, la nostalgia di un passato epico e utopico —, è superiore a qualsiasi realtà e fatto (concreto).  
 
 
 
 
Puntiamo sull’autonomia per non perdere la partita
di Rosa Maria Serrao
INPGI riforma 400x300La grande novità introdotta dalla Riforma dell’INPGI passa soprattutto attraverso il nuovo sistema di calcolo pensionistico, che cambia da retributivo a contributivo. Significa che se fin’ora la cassa dei giornalisti non si era adeguata all’orientamento previsto dalla riforma Fornero, oggi l’ha dovuto fare e senza tante elargizioni, utilizzando un sistema di calcolo pensionistico che tiene conto dei contributi versati alla Cassa e nulla di più. Per garantire la tanto invocata sostenibilità voluta a garanzia dai Ministeri vigilanti. Intervista a Marina Macelloni, presidente INPGI
 
 
Le criticità e qualche rimedio per il sistema dei media
di Paolo Scandaletti
media sistemI punti critici del sistema dei media in Italia – ben fotografati dai rapporti CENSIS, nati per iniziativa dell’UCSI, che qui vengono riproposti nei risvolti valoriali e specificamente professionali -, dovrebbero essere oggetto di attenzione e d’interesse abituale per ogni osservatore minimamente attento alla nostra società. Guardarli in faccia, anche nei loro effetti peggiori e meno visibili, auspicabilmente in momenti collegiali, per valutare e decidere insieme come reagire e intervenire: questo è un problema dell’intera società, prima ancora che dei professionisti del settore. Anche Desk può essere un’occasione preziosa di dialogo fra gli addetti ai lavori, le voci della società e quanti sono preposti a dettare le regole.
 
 
I giornalisti e la formazione continua
di Edmondo Soave
formazionePraticamente a due settimane dalla chiusura definitiva del primo triennio, il traguardo dei 60 crediti imposti dal regolamento dell’Ordine è stato tagliato appena da 39.765 giornalisti (sempre senza differenziazione di elenchi),6.810 sono lì lì per farcela con un monte crediti che oscilla tra 41 e 60, mentre in coda ad annaspare sono in 9.531 colleghi che, pur registrati in piattaforma, possono vantare un risultato molto modesto, compreso tra 1 e 20 crediti, ben lontani dal target imposto e praticamente già fuori legge e senza possibilità di recupero, perché la normativa impone un numero minimo di crediti di almeno 15 all’anno per tre anni.
 
 
Varcare le nuove frontiere della professione
di Guido Pocobelli Ragosta
giornalistiLa professione è cambiata, la formazione si adegua, le specializzazioni aumentano. Si moltiplicano i compiti e i ruoli del giornalista. Nella carta stampata, con competenze che vanno oltre la scrittura e l’ideazione del giornale. Dalla grafica al desk, oggi un giornalista deve saper fare tutto, coprire l’intero ciclo di produzione (ancor più vero nella radio e nella televisione). Ai giovani reporter vengono chieste competenze non marginali nel montaggio e nella ripresa. Del tutto nuova la figura del giornalista per il web, ancora poco compresa dagli stessi editori, che in gran parte scelgono di fare giornalismo su internet come vetrina di ciò che è possibile leggere nei giornali o vedere e ascoltare nei telegiornali. Con potenzialità inesplorate, competenze che non vengono sfruttate, business finora neanche percepiti.
 
 
La rivoluzione digitale e la sfida di autonomia nei media vaticani
di Andrea Melodia
ViganoLa riforma in atto nei centri di comunicazione del Vaticano, che il Papa ha affidato con il Motu Proprio del 27 g iugno 2015 alla nuova Segreteria per la Comunicazione di cui è Prefetto Mons. Dario Edoardo Viganò, potrebbe costituire un modello generale. Si parte dal principio che le tradizionali autonomie dei media e delle rispettive tecnologie non reggono di fronte alla evidenza della rivoluzione digitale, che almeno in linea teorica “costringe” a riorganizzare la produzione in senso transmediale. Nella pratica, naturalmente, nascono difficoltà. Abbiamo approfondito con Mons. Dario Edoardo Viganò questi temi abbastanza complessi.
 
 
I Global Goals e l’etica globale del giornalismo
di Luciano Larivera S.I.
global goalsIl 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale dell’Onu ha lanciato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un documento politico non approvato per votazione ma per unanime consenso: non avendo valore strettamente legale, non è soggetto a ulteriori ratifiche nazionali. Ma l’Agenda vincola moralmente i 193 Stati che l’hanno sottoscritta (e quindi ogni gruppo sociale e persona del pianeta). L'articolo ne analizza i punti e ricorda che All'Unesco è assegnata la cura del diritto di opinione, di espressione e di informazione, con diverse iniziative per la formazione dei giornalisti.
 
 
Con occhi di poeta
di Vania De Luca
cultura poesiaPoeti e giornalisti giocano le loro partite in campi diversi, neanche comparabili, ma entrambi maneggiano parole, osservano il mondo e disegnano scenari. Alla ricerca di un altro sguardo (o di uno sguardo “altro”) sul nostro linguaggio e sul nostro tempo, abbiamo cercato il punto di vista di due poeti al femminile, Biancamaria Frabotta, che si è appena congedata dall’Università di Roma La Sapienza, dove è stata ordinario di letteratura contemporanea, e Luigia Sorrentino, poeta e giornalista Rai. A loro abbiamo domandato con quali occhi guardano la realtà, se vedono buone notizie, che reazioni hanno di fronte ai fatti riportati dall'informazione.
 
 
Il referendum costituzionale sulla stampa italiana
di Marica Spalletta
Ref costCosa accade quando il giornalismo si trova a dover trattare temi che, nonostante un marcato significato politico, presentano anche una forte connotazione istituzionale? È a questa domanda che si propone di rispondere la ricerca realizzata da un gruppo di studenti del corso di “Comunicazione pubblica” dell’Università degli Studi Link Campus University che, nel periodo compreso tra ottobre e dicembre 2016, hanno esaminato il coverage che quattro diverse testate giornalistiche italiane («Corriere della Sera», «la Repubblica », «Il Giornale», «Il Fatto Quotidiano») hanno riservato al tema del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.
 
 
Media e potere. I paradossi di Trump e le sfide per l’informazione
di Rosa Maria Serrao
mediaepotereSin dalla campagna elettorale per le presidenziali americane Donald Trump ha usato linguaggi e comportamenti di rottura nei confronti dei giornalisti e più in generale nelle relazioni pubbliche che lo portano a confrontarsi nei dibattiti su temi sociali, politici ed economici piuttosto stringenti. Comportamenti di rottura che recentemente hanno fatto traboccare il vaso quando ha escluso alcuni giornalisti dal briefing quotidiano alla Casa Bianca. Sul sito dell’Ucsi, abbiamo posto l’interrogativo se esiste un legame profondo tra i comportamenti del presidente Trump nei confronti della stampa e quanto emerge dalle ultime analisi sulla comunicazione dei giorni nostri, a cominciare dal rapporto Censis-Ucsi del 2016 che parla di “disintermediazione.” Abbiamo chiesto al sociologo Mario Morcellini cosa ne pensa di questo fenomeno.
 
 
Chi vigila sui #Social
di Paola Springhetti
socialLa libertà di espressione. È un valore fondante che nessuno nega. Ma è un fatto che Internet si è riempito di intolleranza, discorsi di odio, cyberbullismo, propaganda a favore di terroristi e fanatici di ogni sorta. Occorrerebbe
allora avere una definizione univoca di ciò che è censurabile, e quindi di che cosa è l’intolleranza, di dove inizia il cyberbullismo, di quando la vis polemica travalica nella violenza.
 
Il Manifesto #ParoleOstili
logo paroleostiliIl 17 febbraio 2017 è stato presentato a Trieste il Manifesto della comunicazione non ostile, alla cui elaborazione ha partecipato anche l’Ucsi. L’idea ha preso forma in un paio di mesi, partita da un invito via mail di Rosy Russo a una settantina di soggetti diversi, tutti coinvolti a diverso titolo nel mondo della comunicazione, per condividere delle proposte sull’uso delle parole in rete. Il gruppo è cresciuto, e dopo tante idee condivise e molto confronto si è arrivati ai 10 princìpi del manifesto, scelti attraverso 17mila voti online.
 
 
Factchecking. La verifica della notizia
di Roberta Leone
social 1Nei social network, il peso delle questioni narrative non è mai trascurabile. Né è un caso se, quando parliamo degli ultimi virus nefasti della Rete, #fakenews e #alternativefacts, accanto a nomi già patrimonio tradizionale del giornalismo, "notizia, fatti", usiamo aggettivi di solito associati all’elaborazione della fantasia: "falsa, alternativi". le proporzioni (e la costruzione ad arte) del fenomeno post-truth non fanno dei social il territorio off-limits delle falsità. Come in ogni sistema complesso, anche dalla Rete ci viene incontro un principio omeostatico e, in reazione alla menzogna viralizzata, sorgono nuove forme di verifica delle informazioni. Anche nell’ambiente social si tratta di separare, come nel Vangelo, il grano dal loglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ultima modifica: Gio 8 Giu 2017