L'Avvenire compie 50 anni, convegno a Bologna: 'l'informazione oggi è a difesa dell'umanità'

Sono tempi molto difficili, si sa, e così l’informazione si trova di fronte un compito ancora più arduo, tanto che i giornalisti non sono più “i cani da guardia della democrazia” ma “dell’umanità”.

Questa nuova definizione, che sarà...clonata a lungo, è di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, intervenuto a Bologna il 26 ottobre scorso a un corso di formazione per giornalisti molto seguito e ben organizzato, a cura dell’Unione della Stampa cattolica dell’Emilia-Romagna presente con molti suoi esponenti e aderenti a cominciare dal presidente Matteo Billi.

L’iniziativa era stata promossa in occasione dei 50 anni di vita appunto di Avvenire, il quotidiano della Cei, dei vescovi, nato dal giornale bolognese l’Avvenire d’Italia (frutto della fusione fra L’Avvenire e l’Italia) e trasferito, non senza polemiche, a Milano. Interessante e suggestiva, al riguardo, la ricostruzione storica che ha svolto, a conclusione dell’incontro, il vescovo emerito di Bologna mons. Ernesto Vecchi.

Complesso, argomentato e anche pungente si è dunque rivelato l’intervento di Tarquinio che ha fra l’altro motivato il perché i giornalisti non possono essere più considerati i “cani da guardia della democrazia”: questi, ha osservato, sono anche i tempi della “democrazia illiberale”, che registrano, fra l’altro, “lo sfascio del multilateralismo” e in sostanza del dialogo. Quindi, mai come ora “bisogna saper scegliere fra il bene il male”. Avvenire, con la sua storia, ci ha lasciato almeno due grandi eredità, ha aggiunto il direttore: “Uno sguardo approfondito sulla Chiesa (durante il Concilio Vaticano II i vescovi leggevano avidamente Avvenire per...sapere la situazione - ndr) e una visione internazionale”, insomma vivevano una globalizzazione ante litteram.

Non solo: il giornalismo di Avvenire era quello “dalla schiena dritta, ispirato dai valori forti, aperto, coraggioso. Noi siamo eredi di tutto questo. Dice il papa: nessuno vi detti l’agenda delle cose da fare se non i piccoli, i deboli”.
Certo. Tutto questo oggi è complicato anzichenò, visto che imperversano, ha concluso Tarquinio, i “manganellatori mediatici” mentre crescono i casi di discriminazione: a Monfalcone il Comune ha addirittura escluso Avvenire dalla Biblioteca considerandolo un pericoloso foglio sovversivo.

Un richiamo “laico” a sostegno dell’impegno dei cattolici è venuto da Giovanni Rossi, presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti (ovviamente coorganizzatore dell’evento), che ha esordito con un riferimento forte “al rispetto della persona” e a difesa dell’informazione oggi minacciata. E’ necessario, dunque, salvaguardare l’autonomia della professione e dei lettori che devono essere informati correttamente. Di qui il ruolo centrale dell’Ordine dei giornalisti garante di questo complesso di valori e promotore (è un grande merito, il suo) delle migliaia di corsi di formazione professionale che si stanno svolgendo in questi anni in ogni angolo del Paese.

Già, i corsi: sono sempre più importanti anche alla luce delle profonde trasformazioni introdotte nel nostro mestiere dalle nuove tecnologie. Di questo aspetto hanno parlato l’ex presidente nazionale Ucsi - i giornalisti cattolici - Andrea Melodia (“necessaria l’integrazione dei linguaggi informativi”) e Stefano Proietti di CEINews, lo strumento informativo cattolico che opera tenendo conto proprio del fatto che “il consumo dell’informazione oggi in gran parte avviene on line” Molto interessante è il caso personale portato appunto da Proietti che sul suo profilo di Whatsapp posta regolarmente una frase del Vangelo del giorno.

Di pluralismo e informazione si è occupato anche don Davide Maloberti delegato Fisc (i settimanali cattolici) dell’Emilia-Romagna che ha sottolineato il rischio della chiusura di molti giornali, anche diocesani, riducendo così il confronto, indispensabile. A questo riguardo, nel corso dell’incontro è stata ricordata e sottolineata l’ingiusta e pericolosa proposta governativa (un vero e proprio scandalo fatto passare come uno stop al sostegno ai giornali grandi che invece non ricevono contributi da anni!) che cancellerà il fondo per l’editoria minore e dunque a favore di volontariato, diocesi, minoranze linguistiche. Sono quindi a rischio di chiusura molte testate cattoliche e con esse saranno eliminati diversi posti di lavoro.
Il comparto, ha annunciato Tarquinio, dà lavoro a 10.000 persone.

Il corso era iniziato con la presentazione di una bella ricerca sulla storia del “primo Avvenire”, sorto nel 1896, e del suo successore “L’Avvenire d’Italia”, ad opera di Roberto Zalambani per anni dirigente di spicco dell’Ordine (ora è presidente nazionale dei giornalisti dell’agroalimentare). Non secondario è stato, in questa importante operazione, il ruolo dell’allora vescovo di Ferrara che la appoggiò fortemente. A cura di Giorgio Tonelli, notissimo volto della Rai, è stato poi proiettato un suo documento-intervista circa la storia dell’Avvenire d’Italia a Bologna, con interviste alla compianta Paola Rubbi e a Sergio Fantini che, in sala, ha portato ulteriori testimonianze.
A chiusura delle due tavole rotonde, condotte da Alessandro Rondoni e Francesco Rossi, mons. Ernesto Vecchi ha osservato che nella società contemporanea “contano più le emozioni che i fatti” ma la storia di Avvenire (punto di riferimento) ci dimostra che la strada da seguire è quella della verità (“non quella secondo cui ognuno si fa la sua”) e dunque i mezzi di informazione hanno un ruolo fondamentale : “servono a profetizzare”.

Ultima modifica: Mer 31 Ott 2018

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