Deforestazione e cambiamenti climatici, la grande responsabilità dei giornalisti

SI conclude il Forum dell’informazione ambientale di Greenaccord a San Miniato, dedicato alla salvaguardia delle foreste. Una tesi che mette tutti d’accordo è che i media hanno ovviamente la grande responsabilità di raccontare il dramma della deforestazione.

Questa produce un aumento dei cambiamenti climatici, dei problemi sociali e sanitari e porterà anche ad un incremento esponenziale dei profughi ambientali. Diversi esperti nella comunicazione ambientale hanno sottolineato il legame, stretto eppure sottovalutato dal ricco Occidente, tra le foreste che cadono e le persone che emigrano.

Per Davide Demichelis, documentarista Rai, “uno degli ostacoli più importanti che si trova fronte chi vuole parlare di deforestazione sono gli enormi interessi economici e politici sottostanti al fenomeno”. Resta quindi "una cornice stretta nella quale muoversi. Motivo in più per sforzarci di trovare storie forti e positive per il pubblico. Penso che debba essere condiviso da tutti il motto della Bbc: informare, educare e divertire. È la modernità a chiedercelo. Viviamo nell'età dell'America First e del 'Prima gli italiani'. Ma noi abbiamo il dovere di raccontare il dramma dei profughi ambientali e come la deforestazione nel mondo sta accrescendo la massa di persone che sono costrette a fuggire dai propri Paesi a causa dei cambiamenti climatici”.

Per la tedesca Katharina Seuser, ex presidente dell'Enaj (European Network of Agricultural Journalists), organizzazione europea di giornalisti e comunicatori che si occupano di agricoltura, “l'obiettivo di tutti deve essere quello di vegliare sull'indipendenza della stampa e sull'etica dei giornalisti che devono essere messi nelle condizioni di ascoltare tutti i punti di vista”. Occorre sostenere “una gestione sostenibile delle foreste per mantenere le risorse naturali senza depauperarle a danno delle future generazioni”, ha sottolineato Seuser.

L'esigenza di un approccio internazionale alle tematiche ambientali “è qualcosa di non più rinviabile”, ha spiegato Stefania Falasca, giornalista del quotidiano Avvenire. In Italia questo approccio ha ricevuto una grande spinta dall'Enciclica Laudato Si' di papa Francesco, “un'enciclica profetica della quale si fa ancora fatica a capire pienamente il valore. Non a caso ora il Papa stesso ha deciso di fissare un sinodo per il prossimo ottobre espressamente dedicato all'Amazzonia”. Un tema globale che imporrà una sfida ai giornalisti italiani”.

Per Delfina Santoro, dell'Università La Sapienza di Roma, "è fondamentale definire una nuova cornice entro la quale la comunicazione deve muoversi, raccogliendo la sfida di raccontare storie positive. La tecnologia non è un rifugio e gli approcci tecnologici asettici non creano una vera connessione fra le persone. Ma per fare ciò serve il coinvolgimento diretto delle persone e la capacità dei mass media di diventare ambasciatori delle tematiche ambientali".

fonte e foto: Ufficio Stampa Greenaccord

Ultima modifica: Ven 8 Mar 2019