L'anno che verrà

Esattamente un anno fa, di questi tempi, pensavamo come Ucsi al congresso nazionale che dovevamo celebrare nell’aprile 2020 a Torino: il percorso preparatorio, le assemblee regionali, i temi da approfondire, il “mandato” che ci aveva consegnato il papa all’udienza per il sessantesimo, con l’ esortazione ad essere “voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane”, senza aver paura di “rovesciare l’ordine delle notizie per dare voce a chi non ce l’ha”, il messaggio del presidente Mattarella con l’invito al perseguimento della verità e della responsabilità, avendo sempre “onestà intellettuale e senso di responsabilità nei confronti della comunità”.

Ci ponevamo le opportune domande sui “rami secchi” da potare e sulla possibilità di una gestione associativa più snella e più centrata sulla missione. Cercavamo la strada, senza risposte precostituite, ma con alcune tracce e alcune domande per rilanciare il confronto interno, inizio di un percorso. Ma le cose sono andate in maniera diversa e imprevista.

Appena un paio di mesi e saremmo entrati, anche associativamente parlando, nel vortice pandemico del virus di Wuhan che avrebbe rivoluzionato le nostre vite da ogni punto di vista: personale, familiare, professionale, comunitario, perfino ecclesiale.

Che dire a distanza di un anno? Da dove riprendere i fili di un cammino in verità mai interrotto ma di fatto stravolto?

Lo ha più volte ricordato il papa: da periodi di crisi come questo non si esce uguali, o si esce migliori o peggiori, ma non uguali. Considerando che non ne siamo ancora usciti, forse non è ancora il tempo né per trarre bilanci né per indicare obiettivi, ma una cosa possiamo dirla con certezza: vorremmo uscirne migliori, sapendo che le cose più piene di senso sono non tanto quelle che si possono dire, quanto piuttosto quelle che si possono testimoniare, e gli obiettivi più alti non sono quelli ambiziosi ma quelli lungimiranti, che richiedono l’umiltà dei piccoli passi, la volontà di sognare e guardare lontano, con la capacità di leggere in profondità la nostra stessa storia e il destino cui siamo chiamati.

Del 2020 che abbiamo alle spalle l’esperienza della fragilità è forse quella che più ci ha segnati, mentre il dono più prezioso da rifondare, custodire e tramandare è la forza mite del sentirsi parte di una comunità che ha espresso il meglio di se stessa quando ha saputo ritrovarsi e ricompattarsi con creatività nonostante le limitazioni che abbiamo sofferto.

Nulla può sostituire gli incontri “in presenza”, che speriamo si rendano presto praticabili, ma le possibilità di incontro e confronto sperimentate attraverso le piattaforme digitali ci hanno consentito anche come Ucsi quel “salto tecnologico” che rimarrà comunque utile per il futuro.

Via web abbiamo potuto svolgere consigli e giunte nazionali, direttivi regionali, incontri di formazione, abbiamo tenuto attiva la rete dei giovani conosciuti ad Assisi, organizzato brindisi a distanza, e alcuni hanno perfino trascorso, collegati, la mezzanotte del Natale. Molti incontri territoriali hanno spontaneamente superato, per partecipazione, i confini regionali, poiché il web non conosce confini. Della creatività sperimentata in quest’anno va colto il potenziale anche per i percorsi futuri dell’Ucsi.

IL 2021 sarà per l’umanità l’anno del vaccino. Per l’Ucsi l’anno del Congresso, a più di 5 anni da Matera. Questo non significa soltanto che si celebrerà il congresso oltre un anno dopo la prevista tabella di marcia, perché il 2020 non si può considerare una parentesi. Dovremo domandarci cosa ci ha lasciato, cosa ci ha insegnato, come ci ha segnati, (anche associativamente parlando) quest’anno della grande crisi che dovremmo diventare capaci di sfruttare come una grande opportunità. Se c’è un valore aggiunto che ci possono dare le sofferenze di quest’anno è nell’aiutarci a capire cosa è essenziale e cosa no, a cosa bisogna rinunciare e cosa è invece irrinunciabile, quali scelte si impongono per rimanere vitali e propositivi, attrattivi per i più giovani, per non trasformarci in un museo. Ci si dovrà nello stesso tempo domandare che lezione c’è da trarre per i giornalisti, per la professione, per l’informazione che parallelamente alla pandemia è stata segnata dall’infodemia...

L’Ucsi che si avvia al congresso di giugno è viva, presente in tutte le regioni, con circa 1.200 soci in regola (al 2019), un gruppo non numeroso ma motivato di giovani conosciuti ad Assisi che grazie soprattutto ad Antonello si sono mantenuti in rete, il sito diventato un riferimento per tanti colleghi e che speriamo di rinnovare nei prossimi mesi, i conti non solo in ordine ma anche in attivo, la proposta nella sfera pubblica di un denso volume, Pandemie mediali, nato in collaborazione con Ucsi e con un significativo numero di firme di Desk insieme a docenti e ricercatori di una dozzina di università italiane.

Dopo il webinar che abbiamo tenuto ad ottobre con il comitato scientifico delle settimane sociali dei cattolici, in più di una regione sono in calendario (se non già effettuati) incontri con crediti formativi per i giornalisti sui temi lavoro – ambiente - futuro – salute. Altri ne verranno nel corso dell’anno.

La proposta formativa che l’Ucsi ha offerto e continuerà ad offrire al giornalismo italiano, in forma assolutamente gratuita, è, di per sé, una testimonianza. In un mondo inquinato dal dire male e dal pensare male ci siamo sempre sforzati di cercare germi di bene, buone storie e buone notizie da raccontare, orizzonti di senso anche nelle vicende più buie, usando le parole come ponti e mai come pietre.

Valgono anche per noi indicazioni molto alte ascoltate in questo passaggio d’anno. Per papa Francesco il 2021 sarà un buon anno se avremo a cuore il bene comune e sapremo prenderci cura gli uni degli altri.

Per il presidente Mattarella – lo ha detto con forza nel discorso di fine anno- è questo il tempo dei “costruttori” in cui non bisogna sprecare “energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”.

Nel nostro piccolo credo che dovremmo tutti insieme essere orgogliosi di avere “tenuto” in quest’anno così difficile, ma credo anche che l’Ucsi abbia davanti delle scelte da fare in un futuro non remoto, bensì prossimo, coincidente con un Congresso in cui non solo si dovranno rinnovare i dirigenti, in molte regioni e a livello nazionale, ma si dovrà anche scegliere come modulare la proposta associativa per gli anni a venire. E’ una grande responsabilità alla quale non ci si può sottrarre.

Il mio augurio con le parole del cardinale Martini in un corso tenuto nel 2008, valide anche per noi anche se pronunciate in un momento e in un contesto diversi dai nostri: “Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà”, invitava. “Siamo richiamati a essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero”.

 Vania De Luca è la presidente nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Dom 3 Gen 2021