Ad un anno da Assisi - Giornalisti nel web: una questione di fiducia

ScuolaUcsi 2020 vista dai giovani

Siamo in tempo per riconvertirci, a patto di essere disposti a cambiare paradigma”. La seconda giornata della scuola di formazione Ucsi si è aperta con l’incontro con Federico Badaloni, responsabile ‘architettura dell’informazione’ della divisione digitale del gruppo Gedi. Il titolo dell’incontro, “La riconversione digitale”, si iferisce veramente ad una ri-voluzione, quella digitale appunto, già in essere da tempo e con la quale i media devono fare i conti per mantenere l’ago della bilancia in equilibrio tra sostenibilità economica e credibilità tra i lettori.

I numeri

Secondo il Reuters Institute digital news report 2019 (leggi qui la sintesi sul sito Ucsi), il 36% dei lettori italiani (su un campione di 2000 persone intervistate) spende il proprio tempo e le proprie energie per schivare online le notizie delle testate mainstream.

Il profilo di coloro che evitano le notizie corrisponde a quello di un cittadino impegnato in parrocchia, in politica, nel mondo delle associazion. Gli intervistati appartenenti a questa fetta dichiarano di farlo per non sentirsi ‘tristi’ e ‘impotenti’, e sono altresì convinti che i giornalisti drammatizzino le notizie. Queste persone affermano di informarsi sulle testate native digitali.

L’analisi di un fallimento

Secondo l’ultimo report annuale del Reuters, quindi, più di 1 italiano su 3 nutre sfiducia nel lavoro giornalistico. “È impensabile l’idea di trasferire nell’ambiente del digitale le dinamiche attraverso fino ad ora si è guadagnato sulla carta – ha spiegato Badaloni–. Quest’ultima era subordinata ad una ‘compravendita dell’attenzione’ tramite la pubblicità e doveva sottostare a regole ben precise di spazio (o di tempo, per le tv): queste regole vengono meno nel digitale, dove per produrre di più, si intacca l’approfondimento della notizia, arrivando ad una ‘compravendita della fiducia’”.

Il Trust Project

Esiste un consorzio di 120 testate giornalistiche a livello mondiale che ha messo nero su bianco i criteri attraverso cui una testata online può dichiararsi “autorevole” ai propri lettori, conquistando una sorta di Docg dell’informazione. I criteri sono riassumibili in una serie di domande: Il giornalista che ha scritto l’articolo si trovava sul luogo? Le fonti sono citate? Esiste un curriculum del giornalista sul sito? È possibile segnalargli eventuali errori? “Una questione di fiducia, accresciuta attraverso il rapporto che la testata crea con il lettore e che il lettore a sua volta trasferisce, in un vero e proprio flusso, ad altri lettori: Trust in the users, fidati degli utenti. E anche dei giornalisti”, ha concluso Badaloni. Non mancano gli esempi di “ce l’ha fatta”: The Correspondent, The New York Times e The Washington Post, Il Post, Dagens Nyeter (dalla Svezia con furore). Leggere per credere.

Ultima modifica: Dom 28 Feb 2021