La luce che arriva, anche per noi. A colloquio con il cardinale Gualtiero Bassetti

La pandemia è come un fiume irruento, come una piena che sta trascinando via le realtà anche più significative, che rischia anche di distruggere le famiglie, crea enorme disagio per i ragazzi e per i giovani, costringe le persone che non hanno lavoro a usufruire purtroppo anche di mezzi illeciti e illegali come l’usura, la corruzione. Noi pastori le vediamo queste cose”... La preoccupazione del cardinale Bassettti, Presidente della Cei, che abbiamo incontrato alla vigilia di Pasqua per un’intervista al Tg3, mentre il Senato ha appena approvato l’assegno unico e universale per i figli.

Noi diamo una valutazione positiva dell’assegno unico per i figli”, commenta, “però siamo preoccupati perché anche in questa situazione entra la burocrazia, è stato rimandato a luglio, e poi si intrecciano difficoltà.... io vorrei proprio mandare una richiesta forte alle istituzioni perché almeno si parta in questo senso, poi certamente per le famiglie dovranno essere prese anche delle posizioni più radicali, il family act, però questo è un passo significativo e importante. Da noi c’è un calo della natalità che non si trova in nessun Paese d’Europa. La famiglia va sostenuta, da sola non ce la fa”.

Un sospiro quando gli domandiamo cos’è stato per lui il Covid, che ha sperimentato sulla propria pelle, e anche in forma grave. “Ero abbastanza forte ancora a 78 anni ma ho sperimentato la fragilità, era come se il mio organismo si disgregasse, andasse in frantumi. Ho reagito con tutte le mie forze. Sapesse che conforto è stato anche quando ero sotto la macchina per respirare vedere le persone intorno a me che anche se non potevano far nulla c’erano. Avevo bisogno di questa presenza, di questo contatto, di qualcuno che ti prende una mano. Avevo paura di morire solo, ma la morte è un atto corale. Non si muore da soli, si muore con le persone che si amano accanto, con chi nell’affetto ti è vicino”.

Nella domanda sugli auguri da formulare per la Pasqua c’è il senso della resurrezione, che intuiamo essere, quest’anno, qualcosa di particolarmente profondo.

Pasqua non è qualche cosa che noi costruiamo. Il vaccino per fortuna l’abbiamo costruito noi ed era doveroso farlo. La Pasqua è una luce che irrompe nelle tenebre, è una speranza che a un certo momento irrora tutta l’umanità. Arriva come la primavera. Pochi giorni fa c’erano quattro gradi e oggi tutto sboccia e fiorisce. E’ l’energia del risorto. Noi cristiani abbiamo la responsabilità di questo annuncio di speranza. La speranza è quello che sarà domani anticipato già oggi, è vedere oggi ma con gli occhi del domani. Io auguro non di ricordare la Pasqua come si ricorda una tradizione ma di vivere la pasqua: chi è credente, chi non lo è, chi lo è poco... La luce arriva per tutti, bisogna lasciarsi illuminare. La Pasqua è una luce, un morto che risorge e illumina tutta l’umanità”.

A microfono spento qualche parola sull’Ucsi, su quanto si sta facendo, pur con le difficoltà della pandemia: gli incontri di formazione per i giornalisti nelle regioni, il percorso verso il Congresso, il volume Cei-Cremit-Ucsi in uscita per la giornata delle comunicazioni sociali di maggio, il contributo che vorremmo portare alla settimana sociale di cattolici di Taranto a ottobre su futuro, ambiente, lavoro.

Intanto Pasqua, una luce che arriva, anche per noi.

Ultima modifica: Ven 2 Apr 2021