Papa Francesco e la logica della buona notizia

I comunicatori cristiani sono chiamati “ad offrire alle donne e agli uomini del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della buona notizia”. E’ una grande sfida quella che Papa Francesco pone con il 51.mo Messaggio per la Giornata Mondiale della Comunicazione...

Un documento incentrato sul binomio fiducia-speranza che chiede agli operatori delle comunicazioni sociali di spezzare il “circolo vizioso dell’angoscia” che fissa l’attenzione sulle “cattive notizie”. No, ci dice il Papa con forza, “bad news is not good news”. Una cattiva notizia resta sempre una cattiva notizia anche se fa innalzare lo share o aumentare le entrate pubblicitarie. Quindi, va rifiutata la logica della spettacolarizzazione del dolore o peggio ancora del compiacimento del male. Francesco chiede di “cambiare le lenti” con le quali guardiamo la realtà.

Non si tratta, osserva giustamente, di negare il “dramma della sofferenza” o di “scadere in un ottimismo ingenuo”. Si tratta piuttosto di ricordarsi sempre della “Buona Notizia” che è Gesù stesso e che illumina ogni situazione, ogni accadimento per quanto ci possa sembrare oscuro. Ecco perché, ancora una volta, il Papa si sofferma sull’importanza dello “stile comunicativo”, che – avverte nel Messaggio – non deve mai essere disposto a “concedere al male un ruolo da protagonista”. Questa ultima esortazione ha, secondo me, molto a che vedere con il tema del linguaggio del comunicatore cristiano.

Una comunicazione che sappia donare speranza e restituire fiducia – come chiede il Papa con questo documento – deve infatti alimentarsi di un linguaggio capace di accogliere l’altro, non condannarlo. Un linguaggio che sappia orientare processi di inclusione, attivare un nuovo modo di parlare, scendere come balsamo sulle ferite. Quante volte – nelle stesse relazioni familiari – abbiamo sperimentato che anche un solo aggettivo può fare la differenza. Come leggiamo in Amoris Laetitia, “l’amore non si lascia dominare dal rancore, dal disprezzo verso le persone”. Questo deve valere anche per un’autentica comunicazione che può definirsi davvero tale solo se è al servizio della persona, se ha cura per la relazione, se rifiuta la dinamica “vincitori-vinti”. Se, con le parole di Francesco nel Messaggio, apre “sentieri nuovi di fiducia e speranza”.

Abbiamo bisogno – ci ricorda in modo vibrante il Papa – di una comunicazione che, attraverso un linguaggio della misericordia, possa diventare il catalizzatore di una dinamica di riconciliazione. Le parole del cristiano non possono perciò mai essere scagliate come pietre contro l’altro. Un richiamo questo che diventa ancor più urgente per gli operatori delle comunicazioni sociali.

Il linguaggio del comunicatore cristiano non deve perciò mai spezzare la relazione con il prossimo, anche con chi ci appare come ostile alle nostre convinzioni e posizioni. Il Papa con questo Messaggio esorta infine i comunicatori a diventare “canali viventi” della Buona Notizia. E ci rammenta che le nostre parole – che siano contenute in un servizio radiofonico o televisivo, in un articolo di giornale o in un tweet – possono essere piccoli mattoni per costruire quei ponti ideali su cui tutti noi possiamo incontrarci. La comunicazione è il ponte che Dio ci ha donato per incontrarci. Spetta a noi esserne i costruttori.


*Alessandro Gisotti è vice-caporedattore Radio Vaticana e autore del volume “Il Decalogo del Buon Comunicatore secondo Papa Francesco”.

* infografica di Salvatore Burrometo

link al messaggio integrale: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/papa-francesco_20170124_messaggio-comunicazioni-sociali.html 

 

Ultima modifica: Mer 25 Gen 2017

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