La modernità di San Francesco, grande comunicatore

Il Signore vi dia pace”: con queste parole di benvenuto Padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento di Assisi e direttore della rivista “San Francesco”, ha accolto in sala stampa i giornalisti dell’Ucsi nel pomeriggio di sabato 23 settembre per un momento di riflessione sull’essenza della spiritualità francescana.

Dalle Chiese alle piazze: nel 1200 Francesco ha operato una grande rivoluzione nell’annuncio del Vangelo, oggi attualizzata da Papa Bergoglio che non a caso ha scelto di chiamarsi come il Poverello di Assisi. San Francesco, quando si accorge che la gente non comprende il latino, ricorre al volgare, quando intuisce che è forte il bisogno di prossimità, cerca di coltivare una dinamica relazionale autentica per raggiungere il popolo nelle piazze, luogo pulsante della vita quotidiana.

Le agorà in cui Francesco predica la Parola sono ben tredici, non solo Assisi, ma anche Roma, Bologna, Ancona. Il cuore del suo messaggio “Andate a due a due per il mondo” si declina nel linguaggio dei gesti e a volte nel silenzio, laddove una presenza può rivelarsi più eloquente di tante parole. Questo approccio nuovo deve orientare oggi anche il nostro modo di comunicare, a partire dalla testimonianza di San Francesco, l’uomo che ama e rispetta il creato. Proprio il cantico delle creature il cui incipitLaudato Sì” richiama il titolo dell’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, ci invita ad avere un senso accorato di responsabilità e di riconciliazione verso i nostri fratelli. Il desiderio di donare “pace e bene” spesso si accompagna ad altre benevoli espressioni che racchiudono tutta la consapevolezza di chi è capace di posare sull’altro uno sguardo positivo in grado di creare comunione e unità.

Sperimentando l’incontro con il trascendente oltre le miserie umane, Francesco da guerriero diventa promotore del dialogo e costruttore di pace. “Il mondo, Francesco, ha nostalgia di te” come con semplicità ricordava Giovanni Paolo II, ma non dobbiamo sentirci soli perché anche tra le mille difficoltà della nostra professione possiamo ancora aspirare a vivere il giornalismo come racconto della nostra stessa umanità da riscoprire ogni giorno in chi abbiamo di fronte. Affinché il nostro operare sia sempre orientato al bene, abbiamo bisogno di un faro sempre acceso per alimentare la speranza.

Questo faro è la preghiera e così i partecipanti alla scuola dell’Ucsi, dopo una visita alla Basilica di San Francesco, si sono raccolti di fronte alla sua tomba recitando un Padre Nostro per illuminare l’impegno e sostenere le fragilità. Guidati poi da Padre Francesco De Lazzari si sono recati in visita al Santuario di Chiesa Nuova, casa natia di San Francesco, dove è stata celebrata la Santa Messa.

Ultima modifica: Dom 24 Set 2017