#altropresepe - San Giuseppe in punta di penna

E’ appartato, silenzioso, riflessivo. Non a caso siede sulla sella dell’asino, simbolo dell’umiltà.

Giovanni Antonio Pesarese ritrae così San Giuseppe in un bellissimo affresco nella chiesa di Santa Chiara a Sassoferrato, nelle Marche anconetane.

L’umiltà raramente fa rima con giornalismo e forse nemmeno con silenzio. Il mestiere da tempo (sempre?) vede i professionisti della penna (qualcuno li ha chiamati meretrici, così, tanto per gradire) pieni di sé, col verbo in tasca, la verità inossidabile. Con la ragione sempre dalla propria parte. Il tutto in un contesto che fa a pugni con la silenziosità della riflessione che pure, in alcuni, c’è, eccome. Il clamore delle battaglie quotidiane – non di rado risse – stride, insomma, con l’atmosfera unica nella quale sono immersi la grotta di Betlemme e il suo habitat fatto di montagne e pascoli, pastori e animali, cieli stellati e manti di neve. In attesa e in gloria del Redentore.

Giuseppe è il protagonista silente ma attivo. E’ infatti un testimone fondamentale dell’Evento e poi della storia terrena di quel figlio così grande, incommensurabile. Il suo è un esempio di lavoro duro, quotidiano, talvolta ripetitivo ma sempre benedetto dalla fatica e dal fine ultimo strettamente legato alla famiglia ma anche alla comunità.

Gli uomini e le donne delle redazioni - in veritá sempre più rari in questi tempi grami - assomigliano un po’ a questo Giuseppe lavoratore, non a caso patrono di chi fatica davvero.

Anch’essi sono alla ricerca della verità, ma quella terrena, che è così difficile da individuare. Giuseppe si fida di Dio, parla poco e agisce. Svolge al meglio il ruolo che gli é richiesto. Si assume le proprie responsabilità.

Ai giornalisti, in fondo, viene chiesto questo: testimoniare la veritá - i cattolici nel segno della Veritá - utilizzando le personali competenze che si acquisiscono con lo studio e l’intelligenza.

Anche Giuseppe, come tanti giornalisti, avrà fatto pratica nella bottega di famiglia o di un conoscente per poi spiccare il volo. Giuseppe: unico per la scelta straordinaria che ha compiuto. Ma “unico” come ciascuno di noi, altro che “tutti uguali” e interscambiabili. A ognuno i suoi carismi, anche fra i giornalisti. Il mondo ha bisogno della nostra personale attitudine nel segno dell’etica e, per chi ce l’ha, della fede.

Ultima modifica: Mer 2 Gen 2019