La #prova che ci fa essere più forti. Nella fede e nella professione di giornalisti

La parola che ho scelto per questo Natale è #prova. Perché spesso siamo abituati ad associare il Natale alla luce. Effettivamente questa festa è in grado di donare a chi la accoglie la felicità che, come una sorgente, sgorga dalla Nascita. Ma la gioia è tale perché è figlia della prova. Di una prova anche aspra, a tratti insopportabile.

Proviamo, per esempio, a metterci nei panni di Giuseppe: si ritrova la fidanzata incinta e non è stato lui a concepire il figlio, la accoglie e la sposa ugualmente, anche grazie all’Angelo che gli appare in sogno (e che comunque chiede la sua adesione ad un progetto tanto bello quanto umanamente complesso), ma subito è atteso da altri ostacoli. La partenza verso Betlemme per il censimento, i giorni del parto che arrivano proprio mentre si trovano lontano da Nazareth, Gesù che nasce in una stalla e viene deposto in una mangiatoia “perché per loro non c’era posto nell’alloggio”. Poi la fuga in Egitto per salvare il bambino dalla strage degli innocenti, il successivo ritorno a Nazareth, la fatica di ripartire con il lavoro e una quotidianità tutta da ricostruire dopo i mesi difficili lontano dalla propria terra...

Insomma, se per un attimo non ci concentriamo sulla grandezza dell’evento epocale della Nascita di Gesù, che ha cambiato la Storia e che i Vangeli ci hanno fatto scoprire, ma restiamo agganciati alla realtà contingente di Giuseppe e di Maria, ci rendiamo conto che la loro grandezza è stata rimanere saldi e fedeli nella prova, di vivere il loro personalissimo avvento dando valore e significato all’attesa con tutti i dubbi e le paure che essa contiene.

Alcuni anni fa, durante un bellissimo incontro nella Locride con Monsignor Bregantini che al tempo era Vescovo in quella zona ferita dalla criminalità organizzata, mi rimase impressa una sua frase: “è nella prova che nasce la speranza”.

Il Natale, attraverso Maria e Giuseppe che nella prova diventano genitori di Dio e partecipi della vittoria eterna dell’Amore, ci conferma esattamente questo: l’alba della Speranza sorge dalla notte della prova, in cui non si è mai soli ma che reclama il nostro abbandono ad una Volontà più grande. Essa si compone soltanto di Amore ma per scoprirlo bisogna fidarsi, anche e soprattutto quando la convenienza non appare immediata.

È questo il messaggio che, anche nel mestiere della comunicazione, dobbiamo fare nostro: i tempi non sono semplici, la notte della prova per certi aspetti sembra ancora ammantata di oscurità ma la stella della speranza si alza sempre in cielo ad illuminare la rotta di chi, con onestà, umiltà e competenza, cerca di vivere la professione come una vocazione ed una chiamata a cui rispondere ogni giorno con la stessa fiducia di Giuseppe e di Maria.

Ultima modifica: Gio 2 Gen 2020