Mettiamo anche il #giornalista nel presepe

Le feste sono finte, ma il nostro presepe magari è ancora in casa per qualche altro giorno. Papa Francesco nella Lettera Admirabile Signum sulle origini del presepe ci ricordava che San Francesco d’Assisi, tornato dalla Terra Santa e avendo visto il luogo della nascita di Gesù, pensò di ricreare una situazione simile. “Francesco – racconta il Papa - chiamò un uomo del posto, di nome Giovanni, e lo pregò : «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme....>> Appena l’ebbe ascoltato, il fedele amico andò subito ad approntare sul luogo designato tutto il necessario, secondo il desiderio del Santo”.

Nei secoli la rappresentazione della natività si è discostata da ciò che avvenne quella notte di oltre duemila anni fa. Accanto alla mangiatoia di Gesù bambino e alle statuine di Giuseppe, di Maria, dei Magi, della stella cometa, si sono aggiunti personaggi che non sono menzionati nei vangeli.

“Questa immaginazione – dice il Santo Padre - intende esprimere che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano...: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina”.

E allora, se fossimo come San Francesco, dovremmo inserire anche il giornalista nel presepe che tutti i giorni si trova a fronteggiare dei veri bollettini di guerra, penso ai terremoti, ai ponti che crollano, alle aziende che chiudono, vedi l’Ilva e la Banca Popolare di Bari. Ogni giorno si confronta con notizie che bruciano sulla carne viva delle persone.

Invece di pensare solo ai fabbri che battono il ferro e alle lavandaie che insaponano i vestiti pensiamo anche ai giornalisti che per pochi euro al mese rischiano magari la vita, lavorano non so quante ore al giorno, devono pagare le bollette, pagare il commercialista che tiene la contabilità della partita iva, provvedere alle spese mediche e alla famiglia.

Molti di loro non prendono la tredicesima, i permessi, le ferie. E questo nuovo anno, appena cominciato, si presenta con ancora più incertezze. Il giornalista nel presepe aiuterebbe a capire meglio che Gesù è presente nella vita reale. Così quando la gente sfoglierà un giornale, ascolterà un telegiornale, si ricorderà che dietro la firma di un articolo o di un servizio ci sono persone, lavoro, sacrificio.

Pregherà affinché i giornalisti non abbiano paura, diano voce a chi non ce l’ha, raccontino le “buone notizie” che generano amicizia sociale, costruiscano comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi, non si facciano rubare la speranza.
Raccomandazioni queste che Papa Francesco, nell’udienza del 23 settembre per i sessant’anni dell’Ucsi, ha rivolto ai giornalisti presenti nella Sala Clementina.

Ultima modifica: Dom 5 Gen 2020