#Ripensiamoci, le dieci domande che ispirano la nostra riflessione sul giornalismo dopo la pandemia

All’inizio di maggio, quando ci preparavamo alla cosiddetta fase 2 con le prime timide riaperture, ci eravamo posti dieci domande per la nostra professione di giornalisti.

Attraverso questo sito sono state già rilanciate in tanti ambienti e hanno animato confronti e discussioni. Ora sono alla base della nostra campagna #ripensiamoci. Nei prossimi giorni ospiteremo qui i commenti dei nostri collaboratori che traggono spunto da queste domande e provano a dare alcune risposte. Il contesto certamente è diverso, ma il virus, che purtroppo continua a fare paura, ha già determinato alcuni sostanziali cambiamenti nelle redazioni, nel nostro modo di lavorare.

Le dieci domande erano queste:

1. Quale preparazione è davvero necessaria oggi per il giornalista, alla luce dell’esperienza ‘in prima linea’ della pandemia?

2. Come andrebbe orientata l’informazione istituzionale (dello stato e degli enti locali)? Quali criteri (anche nuovi) dovrebbero ispirarla?

3. La centralità del tema “coronavirus” renderà secondari ancora per molto gli altri argomenti non strettamente collegati ad esso? Come far sì che anche quelli importanti non sembrino ‘superflui’?

4. Anche l’informazione religiosa è cambiata. Nel periodo di lockdown lo stato di necessità l’ha posta al centro degli interessi di molti. Deve modificarsi anche il modo di farla? E come?

5. L’impennata di ascolti delle tv allnews e la grande audience dei siti aggiornati in tempo reale, nei mesi di marzo e aprile, ci hanno di fatto ad un nuovo modello di informazione?

6. L’utilizzo frequente delle interviste a distanza (in videocollegamento semplice e rapido) rende inutile e superato il modello tradizionale di intervista?

7. Proprio la molteplicità delle fonti a disposizione (un flusso multimediale ininterrotto) ha reso centrale il ‘desk’, il lavoro di mediazione e rilancio in redazione. Cambierà molto anche in futuro l’organizzazione del nostro lavoro?

8. La crisi economica e di introiti per le aziende editoriali mette a rischio il lavoro per molti e rende estremamente difficile l’inserimento di nuove professionalità. Come possiamo riequilibrare il sistema?

9. i più penalizzati, in questi mesi, sono stati certamente i ‘precari’ dell’informazione. Il bonus, quando c’è stato, si è rivelato insufficiente. Quale futuro si prospetta adesso per loro? Quali regole dobbiamo introdurre perchè il salario sia dignitoso?

10. quale ruolo dovrebbe avere, in virtù di queste e altre considerazioni, un’associazione come l’Ucsi?

Ultima modifica: Sab 15 Ago 2020