Una 'santa alleanza laica' tra cittadini e giornalisti

(restart-07) Un segnale per una partenza nuova? Giusta questa rubrica sul nostro sito dentro cui ospitare interventi dedicati a un giornalismo, ma anche ad una cittadinanza, disponibili a ri-partire in modo diverso per un dopo pandemia che tutti speriamo arrivi davvero e sia definitivo. Mi viene da rispondere, purtroppo, che la "lezione" non ci è bastata, che ricominceremo nel modo consueto (dunque sbagliato, antico, per nulla lungimirante).

Ma sto scrivendo nel pomeriggio di un ferragosto così torrido che neppure in montagna è facile uscire di casa: vorrei dunque uscire senza soffocare nel pessimismo incandescente. Meglio un clima ... temperato.

E allora sia consentito anche a me indossare i panni non di un ottimismo stupido ma, almeno, di un realismo possibile: fonte di aria fresca, come quella che poco più in alto posso comunque respirare in faggeta o traversando quella "calanca" fra un crinale e l'altro dove il vento soffia sempre forte fino a vincere qualunque record di velocità.

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La crisi del giornalismo critico, da tempo, fa pari con la crisi di una cittadinanza attiva. Sono due corni della stessa crisi. L'una provoca l'altra. L'altra determina la prima.

Non si è cittadini veri in una democrazia reale se non si è in grado di dominare le "informazioni" che, sempre più massicce, arrivano a ogni secondo.

Non si fa giornalismo critico, al massimo si propaganda un prodotto, se proseguiamo su una strada ormai purtroppo abituale.

Sull'uno o sull'altro fronte ci saranno sempre "eroi": cittadini e giornalisti capaci di dire "no", a cui - magari post mortem - qualcuno intitolerà un premio o una piazza. Ma l'andazzo, triste andazzo, va su altre vie. Assai meno nobili.

E allora mi torna in mente una vecchia follia su cui ogni tanto mi viene (potenza di noi pensionati!) da riflettere.

Ci riflettevo giorni fa, pedalando in bici (rigorosamente in pianura. Pedalate voi n salita. Non fa per me) quando squilla il telefonino. Mi fermo.

E' un conoscente, già presidente Rai, oggi impegnato, lui supertifoso interista, in una (apparente) follia: rilevare la proprietà della squadra attraverso un progetto di proprietà diffusa fra i tifosi. Ci ha pure lavorato un ottimo e noto economista. Sarà il fato, per chi ci crede, ma pochi minuti prima stavo pensando proprio a una roba analoga per il mondo della informazione.

Intendo una alleanza (se fatta nel nostro mondo - il mondo cattolico - potrebbe perfino essere una santa alleanza laica) fra cittadini e giornalisti. Un patto per proprietà diffuse, azionariati popolari, di testate giornalistiche coinvolte in progetti che offrano informazione di qualità, non la paccottiglia. Ho sempre in mente la follia, non a caso fallita, del vecchio Indro. Con la sua "Voce".

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A volte ne ho scritto. Pensando proprio anche al nostro mondo. Quello che ha una potenza mediatica (tutta roba di oggettiva qualità) che però - ecco il punto - nella vulgata comune appartiene "ai vescovi". Già: ai vescovi. O ai preti.

Ma non alla Chiesa "popolo di dio". Proprio quella Chiesa che Francesco ha voluto impegnata in un cammino sinodale che, se autentico e serio, non potrà essere la solita raccolta di inutili ottimi documenti letti da nessuno ...

Cambierebbe qualcosa - magari con un otto per mille che, chissà, prima o poi qualcuno modificherà in senso restrittivo - cambierebbe qualcosa se l'azionariato in tali media fosse popolare, la proprietà diffusa, la gestione svolta con le modalità dell'imprenditoria cooperativistica o comunque comunitaria?

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Sono arciconvinto che tutto, almeno nell'immediato, ripartirà come e forse peggio di prima. Nell'economia e nella società, per non parlare di una politica che troppo spesso sconcerta senza affascinare.

Ma nulla cambierà, se non in peggio, neppure in un giornalismo destinato non a una grande bellezza ma a una evidente tristezza. E anche in una cittadinanza troppo spesso preda sciocca di furbe, abili, sirene agitate da vecchi e nuovi populismi.

Ma - specie se si hanno due nipotini davanti ai quali si prova vergogna pensando a quale mondo impazzito stiamo consegnando loro - ipotizzare, sperare (magari mettere qualche mattoncino) in qualcosa di altro, di diverso, perfino di alternativo e di folle, cosa costa?

Sotto il catrame, tanti anni dopo, c'è comunque, e ancora, la sabbia.

Ultima modifica: Sab 21 Ago 2021