I Parchi naturali: una sfida per l'ambiente e per l'economia

#unastoriache (7) - Sulla parete della Fontana di S. Rocco, lungo la strada che porta da Gioia de’ Marsi a Pescasseroli, in provincia dell’Aquila, si può leggere l’iscrizione: “Il Parco Nazionale d'Abruzzo sorto per la protezione delle silvane bellezze e dei tesori della natura qui inaugurato il IX Sett. MCMXXII.”

Oltre a ricordare la storia oramai centenaria di un ente diretto originariamente dall’ingegnere e deputato italiano Erminio Sipari, la frase pone l’accento sulla visione lungimirante che ispirò il progetto originario del Parco, condensato nella Relazione Sipari e dotato di una validità straordinariamente attuale.

Nel dibattito pubblico italiano, alle aree naturali protette non è mai riservato un ruolo centrale al confronto con le principali attività produttive dell’economia nazionale. Un ente pubblico deputato alla tutela, valorizzazione ed estensione delle caratteristiche di naturalità del territorio e, in generale, alla salvaguardia di aree esposte alla minaccia di un’antropizzazione invasiva non viene associato, di norma, ai settori ad alto valore aggiunto nel computo del Pil nazionale o a grandi piani di rilancio economico. Nell’immaginario collettivo, insomma, i sistemi di amministrazione delle aree protette appartengono a contesti geograficamente ed economicamente periferici o di specifica rilevanza per il comparto del turismo.

Ma l’Ente Parco Nazionale d'Abruzzo si può considerare come un modello di studio per ragionare sul sottile legame tra la necessità improrogabile di mitigare gli effetti della crisi ambientale e il rilancio sociale ed economico delle aree interne, cuore culturale dell’Italia profonda, oggi drammaticamente abbandonato a sé stesso. Nello statuto dell’Ente Parco si può leggere che una delle missioni è di “favorire, riorganizzare e ottimizzare le attività economiche, in particolare quelle agricole, zootecniche, forestali e artigianali tradizionali e promuoverne lo sviluppo compatibilmente” con le finalità di salvaguardia del patrimonio naturalistico.

Ed è a partire da questo punto programmatico che si potrebbe reinterpretare il ruolo delle amministrazioni dei parchi nazionali, in stretta collaborazione con Regioni ed enti locali, dotandole delle risorse necessarie non solo per adempiere alla funzione di custodia del Creato, ma anche per rinvigorire le economie locali favorendo lo sviluppo delle attività del settore primario (agricoltura, allevamenti e turismo). Queste ultime possono trarre notevole beneficio dall’impegno del sistema dei parchi naturali nella tutela e valorizzazione del territorio, delle sue risorse naturali e della biodiversità endemica. Ciò consente di stabilire una relazione tra la custodia del Creato e lo sviluppo sostenibile delle aree interne soggette a spopolamento e abbandono, facendo propria la prospettiva della Lettera Enciclica “Laudato si”: un approccio dettato dal concetto di “ecologia integrale”, che crea una saldatura virtuosa tra ecologia ambientale, ecologia umana ed ecologia sociale.

Coltivare e custodire: due verbi che riassumono il senso della missione di cura della “casa comune” che si è ipotizzato di attribuire ai parchi nazionali, di modo che fungano da avanguardie nella sostenibilità e nella ridefinizione del paradigma economico dominante. Esso non può che essere ripensato in linea con la condizione umana di provvisorietà sulla Terra, ben espressa nella “Laudato si”: “Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti (Lv 25,23).”

Ultima modifica: Ven 26 Ago 2022