8 - I come (dis)-'Intermediazione'.

I come ‘Intermediazione’, quella che dovrebbero ancora garantire i giornalisti con professionalità e rigore, tra le fonti delle notizie e i destinatari dell’informazione. Ma il cosiddetto ‘citizen journalism’, il giornalismo fatto direttamente dai cittadini, che rappresenta senza dubbio l'ultima frontiera dell'informazione, rischia di essere una strada di non ritorno per la nostra professione.

La diffusione ormai capillare dei più sofisticati dispositivi e la connessione universale ad internet permettono a chiunque di fotografare, filmare, commentare e postare in Rete le notizie. È il cittadino che decide quella che un tempo veniva chiamata la "notiziabilità" di un avvenimento, decide cioè se una notizia è tale da poter avere una pubblica rilevanza.

Il meccanismo è noto. Un cittadino munito di smartphone scatta una foto o più frequentemente gira un video, filmando per lo più discussioni che vertono sui temi più caldi e divisivi del momento. Il video, totalmente decontestualizzato e spesso incomprensibile, viene postato sui social network con una interpretazione che risponde all’orientamento politico ed ideologico dell’estensore e diventa virale. Tutti lo condividono, nonostante chi guarda spesso non riesca a capire cosa effettivamente stia avvenendo. Lo step successivo è la pubblicazione dello stesso video sulle testate online locali e a volte su quelle nazionali, con una crescente ondata di indignazione e odio. Tutto ciò dura l'arco di uno o due giorni, fino a quando il popolo del web non si stufa e trova un altro motivo per indignarsi e dividersi in fazioni.

Ma in tutto ciò cosa c'entra il giornalismo? Il ‘citizen journalism’ in teoria sarebbe dovuto essere una grande conquista per il pluralismo dell'informazione. L'interazione con il pubblico avrebbe dovuto far scendere il giornalista dal piedistallo, dal pulpito da cui per tanti anni ha elargito tramite i giornali cartacei e le TV le sue verità assolute. Invece la situazione è trascesa. Soprattutto nelle piccole testate online che non hanno i soldi per pagare i collaboratori si ricorre sempre più spesso all'apporto dei cittadini che mandano tramite WhatsApp notizie, immagini e opinioni. Oppure si saccheggia senza ritegno quanto si trova sui social network. Questo avviene purtroppo sempre più spesso anche nelle testate nazionali anche le più blasonate.

E così la crisi del giornalismo e l'avvento della Rete hanno portato innegabilmente ad un livellamento verso il basso della qualità dell'informazione. Qualche giorno fa, discutendo su Facebook su questo tema, un collega giornalista televisivo cagliaritano ha citato una profezia dell'editore cagliaritano Nicola Grauso, pronunciata a Varsavia nel settembre 1992 quando stava per nascere VideoOnLine, la prima forma di informazione su internet. "Verrà il giorno in cui noi editori non saremo più costretti a fare i conti con la vostra categoria o con quella dei poligrafici - aveva detto rivolto ai giornalisti - l'informazione verrà redatta dai singoli cittadini che saranno autori e lettori. I loro telefoni portatili saranno dotati di telecamera , microfono e schermo tv , avranno dimensioni più piccole di un pacchetto di sigarette e tali da essere contenuti nel palmo di una mano. La connessione avverrà attraverso l'etere e sarà fruibile attraverso la rete delle reti. L' informazione sarà libera ma dipenderà dal discernimento di ciascuno vagliarne l' attendibilità".

L'involuzione dell'informazione sta dando purtroppo ragione al visionario e profetico editore sardo. Ma questo sta avvenendo perché sempre più spesso gli stessi giornalisti abdicano alla loro funzione di garanti della buona informazione, assecondando acriticamente gli umori del variegato popolo del web senza filtrare adeguatamente le notizie che vengono dalla Rete, ma dandole in pasto ai loro lettori e ascoltatori e seguendo esclusivamente le logiche del "mi piace".

Per questo è importante che, nel periodo della disintermediazione e delle fake news, i giornalisti riprendano a fare il loro mestiere, in primo luogo stabilendo in prima persona la gerarchia delle notizie in base a criteri deontologici. Ricercando rigorosamente la verità dei fatti e praticando il diritto di cronaca con continenza. In definitiva diffondendo le notizie secondo criteri etici e non soltanto per suscitare odio, rancore e clic.

Ultima modifica: Dom 10 Dic 2017