AltraEstate/4 - Dimenticare web e social per un mese, ma si può?

Sembra impossibile. Sembra un controsenso. Come fare un passo indietro nel tempo e lasciarsi trasportare da un marchingegno che va a ritroso, magari senza averne consapevolezza. Staccare per un mese da pc e social network per ritornare a vivere. Una specie di cura disintossicante, oppure una sfida nei tempi che viviamo, se volete. Eppure è possibile, basta puntare sulla forza di volontà.

Chi vi scrive lavora costantemente al desk di un sito d'informazione nazionale. Si passano centinaia di notizie al giorno, si cerca di verificarle il più possibile, di filtrarle, titolarle al meglio e poi lì, in pasto alla Rete e ai social network.

Una grande opportunità lavorativa, sì, che prima non c'era; un modo diverso di fare giornalismo, basato sulla velocità, sulla sintesi, sulle immagini, anche talvolta sulla provocazione, grazie a quel potente mezzo che è il Web. Il resto è il feedback immediato coi lettori, i commenti che arrivano a valanga, il conteggio dei clic, Facebook e quel benedetto/maledetto algoritmo che cambia di continuo, rubinetti chiusi o aperti allo stesso tempo. Una sfida quotidiana, al termine della quale quel che conta sono i numeri, le interazioni, l'engagement, spesso correlate alle emozioni che sei riuscito a suscitare con le tue storie.

Chi vi scrive, però, prima di una decina di anni fa non avrebbe mai immaginato tutto questo. Chi scrive era solito camminare con un taccuino e una penna in tasca, consumare la suola delle scarpe, annotare ogni pensiero, ogni curiosità, ogni vicenda che poteva colpire l'interesse.

Chi vi scrive non aveva uno smartphone in mano e leggeva libri, tanti, e soleva fare lunghe passeggiate magari nella natura per ascoltarne la voce, il sentimento più profondo, un'anima possibile insita nelle cose, come sosterrebbero i poeti romantici.

Chi vi scrive, quando può, lo fa ancora. Per staccare la spina, distogliere gli occhi dallo schermo e farli riposare. Chi vi scrive spesso dopo un'intensa giornata lavorativa s'immerge nella scrittura come un tempo, rifugiandosi in racconti e romanzi, ascoltando musica in cd o in vinile, ritornando indietro nel tempo. Eh sì, a 35 anni ci si sente già superstiti.

Il mondo è cambiato troppo velocemente, si è perso il sapore della lentezza, delle piccole cose, delle conversazioni, delle emozioni sincere, degli sguardi a tu per tu, del contatto umano. Tutti aspetti che in un mese di "disintossicazione" dal mondo virtuale - nel quale, giocoforza, passa tutto il riassunto di quello reale - si riescono a recuperare, magari proprio ad agosto, quando il tempo sembra fermarsi prima della ripresa di settembre.

Ma poi? Può subentrare un po' di noia e quella voglia di tornare a sbirciare una foto su Instagram o quel particolare commento su facebook, quel tweet di un personaggio famoso oppure quel sito web con la suggestione dell'ultimo colpo di mercato calcistico. E si rientra nel vortice, stavolta con piacere, con più consapevolezza, contenti che il mondo sia a un'altra velocità, che sia tutto così connesso, così a portata di mano.

La verità è che ci vorrebbe l'uno e l'altro, il respiro della vita vera ma anche un po' di realtà virtuale, come un veleno da prendere necessariamente a piccole quantità. Indietro non si torna, è impossibile. Ma siamo noi la misura di tutte le cose, è da noi che può partire il controllo del mondo che ci circonda, senza farci travolgere.

Ultima modifica: Lun 20 Ago 2018