#AltraEstate/15 - Moderni pellegrini lungo i 'cammini' religiosi, alla riscoperta di noi stessi

Il pellegrinaggio è sempre stata una pratica di devozione religiosa e popolare. Se in antichità esistevano i santuari e gli oracoli dedicati alle divinità, nel Medioevo questa pratica assume connotati maggiormente mistici, legati al raggiungimento di chiese, abbazie e monasteri dove pregare di fronte ai reliquiari dei grandi Santi, chiedere grazie e, soprattutto, espiare i propri peccati.

Oggi i “moderni pellegrini” amano ripercorrere questi tracciati, riscoprendo bellezze naturali, meraviglie dell’arte, e conoscere così luoghi e usanze, abbandonando momentaneamente la frenesia della quotidianità e avvicinandosi ad un passato ricco di fascino.

In tutta Europa esistono moltissimi percorsi: il più conosciuto è senza dubbio il “Cammino di Santiago de Compostela”, il pellegrinaggio verso il Santuario che custodisce la tomba di San Giacomo).

Al centro di una rivalutazione da parte degli appassionati e di investimenti notevoli sul territorio da parte degli enti locali, è senz’altro la via Francigena, o “dei Franchi”, conosciuta anche come “Romea”, che collegava Canterbury a Roma, attraversando Francia e Svizzera per poi giungere in Italia. Un asse viario che collegava l’Europa da nord a sud, riprendendo ciò che restava delle antiche direttrici romane. In Italia il percorso inizia tutt’oggi dal Monginevro o dal Gran S. Bernardo, con tappa finale a Roma: un asse viario importante di cui siamo a conoscenza grazie a fonti medievali quali l’Itinerarium Sancti Willibaldi (tra 723 e 726), le “memorie” dell’Arcivescovo di Canterbury Sigeric (redatto dal suo ritorno da Roma tra il 990 e il 994), e dell’abate islandese Nikulas di Munkathvera, pellegrino (homo viator) intorno al 1154.

La Francigena vede la sua tappa finale alla tomba di San Pietro ma, proseguendo attraverso campi di olivi e vitigni, troviamo “la via angelica”, conosciuta anche come “cammino dell’Angelo”, “Via Micaelica” (nella sua estensione più ampia) o “Francigena del sud”: attraversando città e paesi come Palestrina, Anagni, i Castelli Romani, e visitando le abbazie di Monte Cassino, Fossanova, Casamari, Benevento, si giunge al Santuario sul Gargano dedicato a San Michele Arcangelo. Tale culto angelico gode sin dal Medioevo di una popolarità ben radicata in tutta Europa: un lungo percorso collega i vari santuari a lui dedicati, tra cui Mont Saint-Michel, in Normandia, e la Sacra di S. Michele, antica abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, in Val di Susa.

Molti percorsi sono stati creati in epoca moderna, legando turismo e devozione cristiana, come il Cammino di San Benedetto (che si snoda per trecento chilometri da Norcia fino a Cassino), la via di San Francesco (un itinerario per raggiungere Assisi partendo da La Verna o da Roma) o il Cammino di Sant’Antonio (che ripercorre l’ultimo tratto percorso dal Santo, di rientro a Padova, prima della nascita al Cielo).

Tra i più recenti ricordiamo il Cammino di Santa Giulia, per riscoprire l’ideale percorso lungo il quale i resti della giovane martire sarebbero stati trasportati dall’isola di Gorgona al primo approdo della terraferma (oggi la zona di Livorno), per poi giungere a Brescia attraverso le attuali Toscana, Emilia e Lombardia.

Nuovi e antichi percorsi sono così al centro di un recupero da parte della comunità europea, una sorta di nuovo turismo attraverso le strade di tutta l’Europa, riscoprendo arte e culture ma, soprattutto, sé stessi...

foto: AgenSIR

Ultima modifica: Lun 3 Set 2018