Il giornalista e il meteorologo, in questa nostra fragile Italia. E quelle app sul nostro telefono...

Quello del meteorologo è un mestiere particolare e affascinante. Io ne conosco molti, nella mia regione, e francamente un po’ li invidio anche.

Tutte quelle mappe, quei colori, quei numeri abbinati ai luoghi: è un mondo ‘fuori dal normale’. Che noi, comuni giornalisti e mediamente poco preparati (io per primo) da un punto di vista scientifico, siamo costretti a tradurre in notizie per l’opinione pubblica. Con il rischio però di trasformare ogni “notizia” in “titolo” per catturare l’attenzione, ogni “avviso” in “urlo”.

Troppe volte insomma non ci limitiamo a dire “piove”, “c’è il sole”, “fa freddo”. In fondo basterebbe, ma ci sembra scontato. E allora esageriamo, con frasi ad effetto per colpire l’immaginario di chi ci vede, ci legge, ci ascolta. Il risultato potrebbe essere persino piacevole, se non fosse che ormai dalle notizie meteorologiche dipende persino la nostra incolumità. E ne abbiamo la riprova ogni giorno, in questa nostra fragile Italia.

A tutti i livelli (nazionale e locale) noi giornalisti siamo la cinghia di trasmissione tra l’esperto del tempo e il cittadino, la famiglia, il turista, il viaggiatore. Dovremmo semplificare il linguaggio tecnico, talvolta lo banalizziamo. Dovremmo invitare alla prudenza, capita che ci facciamo prendere la mano. Dovremmo basarci su dati scientifici, invece può accadere anche che ci aggiungiamo del ‘nostro’ con risultati poco lusinghieri e scarsamente attendibili.

Le notizie sulle condizioni meteorologiche oggi non sono più alla fine del telegiornale o del giornale, sono molto più su, in questa situazione di allerta continua e ripetuta. Sono in rilievo perché suscitano attenzione e determinano i comportamenti delle persone (e la loro sicurezza). Da esse dipendono ormai gli spostamenti, i viaggi, le decisioni sul weekend o sul mezzo da utilizzare.

Perciò il primo requisito che serve è certamente una piena assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti che ‘raccontano’ le previsioni e che si trovano a gestire notizie sempre più importanti.

La seconda condizione è che siti e applicazioni ‘meteo’ (di cui è pieno ogni nostro telefonino) siano finalmente gestiti tutti in maniera seria, ‘ufficiale’ e soprattutto trasparente. Perché queste app sono tra le più scaricate e consultate e, vista la loro diffusione, molto spesso non sappiamo chi c’è dietro, chi le fa, chi produce le notizie che contengono. Un giornalista? Un meteorologo? Un divulgatore scientifico? E poi, quali dati consulta? Come li elabora? Che modelli utilizza?

Potremmo forse pensare all’iscrizione al nostro Albo di tutti coloro che comunicano, attraverso qualsiasi mezzo, le informazioni sul tempo e di far sì che questi siti siano tutti censiti e ‘registrati’ come ‘testate giornalistiche’, con tutti i doveri che ne conseguono. Una misura esagerata? Provate a pensare a quale applicazione abbiamo fatto riferimento, questa mattina, prima di uscire da casa...

Ultima modifica: Mer 7 Nov 2018

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