Le tante occasioni (anche perdute) per far crescere la 'cittadinanza digitale'

Per aiutare il diritto del cittadino a non essere ingannato dalla rete il mondo cattolico italiano avrebbe una potenza di fuoco.

Mi riferisco alle tante (29 !!!) associazioni che, riunite in Copercom, si occupano a vario titolo di “comunicazione”. Se solo – almeno quelle quattro o cinque che di comunicazione se ne occupano davvero in modo primario - riuscissero a dialogare fra loro, a superare distinzioni settoriali oggi assai meno significative di un tempo, a mettere insieme il tanto che potrebbe unire, a imboccare la strada (da Chiesa “in uscita”) cui ci chiama con inutile insistenza Papa Francesco, forse quel diritto del cittadino - a usare i media invece di esserne, troppo spesso, usato – potrebbe rafforzarsi.

Mi veniva in mente anche questo partecipando a Milano, come socio periferico, alla due giorni di (“Contributi per una cittadinanza digitale”) sulla base di tre concetti (“parole, linguaggi, responsabilità”) che certo sono base anche per altre nostre sigle in ambito cattolico: Ucsi compresa.

Introdotti da mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica (il convegno si è svolto tra via Nirone e Largo Gemelli) i lavori sono ruotati su 6 relazioni, 5 laboratori e una tavola rotonda.
C’è stato spazio, infine, per una assai rapida assemblea generale dei soci: eletto (per acclamazione) il nuovo Direttivo che, al suo interno, ha confermato Giovanni Baggio alla presidenza e inserito, nella duplice vicepresidenza, Lorenzo Lattanzi e Sandra Costa.

Inevitabile, per Giuliodori, partire dal messaggio di Francesco sulla Giornata 2019 Comunicazioni Sociali. E’ l’ambito della formazione (“il prendere per mano gli altri aiutandoli a non cadere nelle trappole”) l’ambito più tipico di Aiart. Così come lo è (Christian Stocchi, docente universitario a Modena Reggio Emilia) la donmilaniana ricerca di un “uso corretto delle parole” e di una “piena cittadinanza digitale”. Sullo stretto legame fra volgarità nei linguaggi e violenza nei comportamenti ha detto parole lo psichiatra Giorgio Lattanzio mentre Nicoletta Vittadini (Università Cattolica Milano) ha invitato a considerare gli assai poco trasparenti segreti degli algoritmi.

Cinema, serie televisive, smartphone, con la sempre più urgente necessità di trovare strumenti efficaci per un orientamento consapevole di anziani, adulti, giovani, adolescenti e bambini sono stati analizzati da Armando Fumagalli e Stefania Garassini (entrambi docenti alla Cattolica di Milano) con ampie incursioni nei mondi di youtubers e influencer. L’urgenza di una triplice alleanza (genitori, insegnanti, istituzioni) è stata trasversale nella tavola rotonda con Gigio Rancilio social media manager di Avvenire, Mussi Bollini vicedirettrice di Rai Ragazzi, Marianna Sala presidente Corecom Lombardia, Luca Mastrantonio di Sette Corriere della Sera.

Relazioni che potevano bene sostenere assemblee anche di varie altre sigle in un mondo cattolico cui certo non mancano (eredità di un passato adesso quasi remoto: Aiart ha cinque anni in più di Ucsi) le tante sigle.
Oggi ciascuna sigla, da sola, mi auguro di sbagliare, rischia di restare funzionale solo a piccoli territori presidiati da antiche e spesso autoreferenziali liturgie.

Il contesto galoppa su percorsi nuovi dei quali, con la forza del Vangelo e la ricchezza della dottrina sociale, non ci sarebbe da avere troppa paura: magari ricordando quel proverbio, cinese, secondo cui quando soffia il vento del cambiamento puoi limitarti a costruire muri o recinti (ben sapendo come la forza del vento facilmente li abbatterà) oppure puoi provare a costruire mulini a vento.
Bello davvero questo proverbio cinese.

Ultima modifica: Lun 18 Feb 2019