Venerdì - Noi giornalisti e l'incontro con il dolore

Venerdì Santo - IL DOLORE, LA MORTE (E LA SPERANZA) "presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo" (Giovanni, 18)

Storie di guerre, di violenze e abusi, di malattie gravi e invalidanti, di calamità naturali dall’esito tragico: casi, tutti questi, accomunati dalla sofferenza, che un giornalista deve imparare a descrivere.
La domanda del dolore ci interroga ogni giorno e forse per questo il Cristo sofferente, quello della passione e della morte in Croce che oggi Venerdì Santo ricordiamo, raggiunge facilmente il cuore di ciascuno di noi.

Quel dolore raccontato diventa anche un po’ nostro. E’ una necessità, non ci è concesso di guardarlo da lontano senza toccarlo. Quante volte quel nodo alla gola, quella fitta allo stomaco e la voglia di scappare via con il taccuino ancora bianco. La commozione filtra la storia, non la limita ai soli fatti, ma mostra e svela l’umano.

La “pietas”, per un cronista, è segno del suo amore umile per l’altro, non della sua debolezza o del suo limite: non si tratta di una sofferenza passiva, che si subisce in quanto non è possibile farne a meno. È invece la sofferenza attiva, liberamente scelta ed accolta.

Un giornalista che crede incontra ogni giorno il volto del Dio sofferente. Si, perché anche Dio soffre. Lo ha evidenziato con parole intense Giovanni Paolo II nella Dominum et vivificantem intravedendo “un dolore, inconcepibile e inesprimibile nelle profondità di Dio”. Eppure tante volte la fede non basta. Di fronte a grandi mali non riusciamo a capire i disegni di quel Dio che tutto regola in vista del bene. E del resto è impensabile giustificare la sofferenza e l’ingiustizia del mondo senza avvertirne lo scandalo. Saremmo disumani.

Non è possibile neppure rassegnarci, o nella sete di giustizia, traccciare un sentiero di rinunce, che porti ad estinguere ogni capacità di amare e di soffrire. E allora non resta che accostarci al dolore con discrezione e pudore. Con amore.

 

Ultima modifica: Ven 19 Apr 2019