Le sfide dei giornalisti che oggi raccontano la Pasqua

Buona Pasqua a tutti, anche a quei giornalisti che oggi lavorano per ‘raccontare’ le celebrazioni liturgiche, a San Pietro o nelle chiese delle nostre città.

Lo faccio anch’io, da tempo, per la tv toscana nella quale lavoro. E in questi anni ho scoperto quanto sia importante farlo con scrupolo, con passione, con professionalità.

E’ un ‘servizio pubblico’ di grande importanza per molti. Per chi non può spostarsi, per chi cerca una parola di speranza e di conforto, per chi vuole sentirsi unito, anche se a distanza, con il proprio vescovo e la chiesa locale.

Non mancano mai, e ci incoraggiano, i ‘grazie’ da casa, in una dimensione quasi colloquiale che una emittente che opera nel territorio spesso riesce a creare. Molti esprimono apprezzamento e gratitudine semplicemente con il telefono. E’ molto bello anche così, in fondo mica tutti utilizzano i social!

Questo certamente è il lato bello del nostro lavoro, essere giornalisti ‘locali’ e capire subito, senza tante mediazioni, senza Auditel o altro, che siamo stati anche utili. In questi tempi così duri (per il mercato e per tante scelte della politica e delle istituzioni inopportune o tardive) non è una consolazione da poco.

La sfida ulteriore, per noi giornalisti cattolici, secondo me è duplice. La prima è di avere sempre lo stile giusto, sobrio e mai retorico, e il linguaggio adatto, corretto ma non troppo 'tecnico'. La seconda sfida è quella di ‘bucare’ l’indifferenza, di entrare con dignità nei palinsesti, di far sì che anche nelle emittenti ‘laiche’ e commerciali dei nostri territori sia dato lo spazio opportuno (quello che merita davvero) alla dimensione religiosa. E, oggi, alla Pasqua.

Ultima modifica: Lun 22 Apr 2019

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