La domanda spiazzante (per chi amministra le nostre città)

Il giornalista che intervista i candidati dei comuni al voto, piccoli e grandi, ha due strade davanti.

O ricalca il modello ‘nazional popolare’ e riconduce tutto alla dialettica tra i poli (ma poi sono ancora tre o si sono ridotti a due?) oppure prova a diventare ‘abitante per un giorno’ di quella città di cui parla o scrive. Incontra gente, legge i giornali (anche quelli delle parrocchie e dei circoli), fa domande semplici alle persone comuni. Poi, soprattutto, chiede al politico di turno qual è la sua visione del futuro per quel luogo, o meglio per quella comunità.

E’ una domanda spiazzante, ve lo garantisco. E per niente banale. Ma è decisiva per formare l’opinione pubblica. Perché dalla risposta si capisce molto di quanto ‘pesa’ (e ‘pensa’) un candidato. E ancora di più di quello che vorrà essere poi come sindaco.
Qualcuno penserà: ma come? C’è il problema del traffico, mancano i parcheggi, bisogna fare un nuovo piano urbanistico e si pensa alla città del futuro? Sì, certo. Immaginare la nostra città fra dieci, venti, cinquant’anni non è affatto un esercizio retorico, né tanto meno inutile.

Di solito le prime risposte non sono mai del tutto convincenti, soprattutto di fronte ad una telecamera e con i tempi stretti della tv. L’ho visto bene in passato e allora quest’anno, nel mio intenso esercizio di ‘racconto della politica locale’, ho agito diversamente. Ho detto prima che avrei fatto proprio ‘quella’ domanda. E il risultato è stato straordinario. Perché, a parte alcune risposte preconfezionate, sono arrivati tanti spunti interessanti e originali. Meditati a sufficienza prima ed espressi con cognizione di causa e consapevolezza dopo.

Non so quanto hanno determinato davvero l’orientamento dell’opinione pubblica (del resto le elezioni comunali non sono ancora finite), ma certo hanno aiutato la comprensione del valore di un impegno concreto per il ‘bene comune’ della città. Lo hanno capito meglio i candidati (che a volte hanno anche ringraziato di essere stati costretti a ragionarci sopra), lo ha percepito il pubblico a casa (meno slogan, più idee), è servito tanto anche al giornalista. Così d’ora in poi, prima di chiedere della nuova giunta o della nuova strada, farò sempre queste due domande spiazzanti: ‘come si immagina la sua città tra qualche anno? E come vorrà e potrà contribuire affinché questo avvenga veramente?

Ultima modifica: Ven 7 Giu 2019