#lamiascintilla/5 - La tastiera ogni volta mi fa riflettere e progettare

La professione di giornalista, strumento di salvezza. Sarebbe il titolo della mia storia professionale.

È sempre stata “lei” a venirmi a cercare nei momenti difficili della mia vita. Ero in ospedale quando c’è stato il primo incontro; mio fratello aveva avuto un brutto incidente, ero accanto al suo letto, era quasi tutto ingessato, aveva fratture ovunque, ero assorta nei miei pensieri più bui, sentivo il peso del mondo su di me, mi sentivo svuotata.

In quel momento squillò il telefono, era il Direttore di Teledehon di Andria. Al terzo trillo mi decisi a rispondere, in quei giorni ero così presa dal mio dolore che non volevo vedere e sentire nessuno. Mi disse che era in difficoltà, doveva intervistare un politico locale con una certa urgenza, aveva l’operatore di riprese e non aveva il giornalista disponibile, credo che fosse una giornata festiva. Non so perché in quel momento aveva pensato a me, dovevo dargli una risposta subito. Gli dissi di sì, feci quell’intervista. La prima scintilla.

Durante la malattia di mio fratello, che durò diversi di anni, per me girare per la Puglia con quel microfono a fare interviste, raccontare storie, era terapeutico. Mi distraeva, mi dava carica, mi rendeva felice. Entrare nelle vite degli altri mi aiutava a comprendere il senso dello tsunami che si era abbattuto sulla mia famiglia. Molto facile sembrerebbe come inizio. Ma non è stato tutto così semplice.

Ancora oggi sono una giornalista precaria, una “partita iva”, che più volte ha tentato di cambiare mestiere. Ma quando ero lì per farlo è sempre accaduto un fatto, un evento, da cui è scaturito un nuovo inizio. Infatti, nel mio percorso di ricerca di uno spazio stabile nel mondo del giornalismo, volendo cogliere il lato positivo, posso vantare un curriculum ricco di esperienze,le più variegate: dalla carta stampata alla televisione, dalla radio agli uffici stampa, fino alla pubblicazione di due libri.
Quando alle presentazioni hanno cominciato a chiamarmi anche scrittrice all’inizio non mi sembrava vero che parlassero di me, perché non le ho cercate, volute, sono capitate.

Oggi sono l’addetta stampa di un organismo della Conferenza Episcopale italiana che si occupa di lotta all’usura. Come ci sono arrivata? Il percorso è sempre lo stesso, era terminato uno dei miei tanti contratti a tempo determinato, mentre mi guardavo intorno e pensavo che più nulla ci fosse per me, almeno a Bari, città del sud in cui le principali testate giornalistiche utilizzano la cassa integrazione o procedure di crisi analoghe, il giorno del mio compleanno mi ha chiamato il presidente della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, Mons. Alberto D’Urso.

Ovviamente non sapeva che quel giorno io fossi presa dai miei pensieri, che stavo facendo non solo la conta dei miei anni ma anche i cosiddetti bilanci della vita professionale. Mi disse che mi voleva parlare di un evento importante che stava organizzando a San Giovanni Rotondo. Si trattava del ventesimo anniversario della Consulta Nazionale Antiusura che ho iniziato a narrare a piccoli passi, fino a diventarne l’addetto stampa.

Da allora sono passati cinque anni, ci apprestiamo a celebrare il venticinquesimo anniversario della Consulta Antiusura, e dopo quasi vent’anni dalla prima scintilla, a ridosso di ferragosto, in una località balneare della mia Puglia, a Torre Canne, mentre i miei amici sono in spiaggia, sono con una tastiera tra le mani. Questa mattina ancora una volta mi ha salvata, dalle spiagge affollate e caotiche, mi ha dato la possibilità di stare con me stessa, di riflettere e progettare.

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Ferragosto 2019, al mare di Puglia (sono la prima a sinistra)

Ultima modifica: Gio 15 Ago 2019