#lamiascintilla/10 - La gioia di condividere le storie della vita

La curiosità per un mestiere che ho sempre considerato creativo e la passione per lo scrivere sono state le due scintille che mi hanno dato la spinta a propormi, per la prima volta, alla redazione di un noto giornale locale.

Avevo 19 o 20 anni. Il mio primo articolo fu su una scolaresca parigina in visita nella mia città, nell’ambito di un accordo di scambio culturale con un istituto di zona. Ricordo che, tra i collaboratori, nessuno conosceva il francese. Andai, allo sbaraglio, con la garanzia (da parte del capo-redattore) che, sul posto, avrei comunque trovato un accompagnatore esperto bilingue. In realtà sapeva esprimere soltanto alcune forme di saluto in italiano, e qualche altro vocabolo. Non mi persi d’animo e, dato che in francese, a scuola, avevo sempre ottenuto buoni risultati, feci un’oretta o poco più d’intervista in lingua al docente e ai ragazzi in visita, per i quali ero ormai un “monsieur journaliste”, come piaceva loro chiamarmi, nonostante tra noi non corressero poi molti anni d’età. Tuttavia mi divertii molto, anche se non fu affatto facile, soprattutto considerando che rappresentava, per me, la prima esperienza.

Continuai poi con altri articoli di cultura e di cronaca locale. In seguito, passai ad un’altra testata, per la quale seguii gli sport da combattimento, con interviste ai gestori di palestre e di scuole di arti marziali.

Ogni incontro mi spalancava le porte di un mondo nuovo, di conoscenze, di esperienze che mi arricchivano e facevano crescere in me la voglia di proseguire in questo percorso. Tra momenti di pausa, dovuti a studio e ad altri impegni lavorativi, ho comunque negli anni continuato a coltivare questa passione, crescendo ancora soprattutto grazie alla collaborazione con il giornale diocesano e occupandomi spesso di varie realtà del Terzo Settore.

Nel corso del tempo, ho capito che la soddisfazione del giornalista non risiede tanto nello scrivere un pezzo da incorniciare in una pagina di giornale o in una rivista, nel far apparire il proprio nome sotto un titolo, quanto nel sapere di essere entrato in contatto con la storia e il piccolo universo di una o più persone con le quali, in un modo o in un altro, si è stabilita una benché minima relazione.

Spesso individui che incontriamo all’angolo della strada, persone “della porta accanto”, hanno voglia di condividere parte della propria vita, delle proprie conoscenze, portando dentro di sé una ricchezza interiore enorme, come stelle che appaiono piccole ad occhio nudo, ma che, in realtà, possiedono un intenso fulgore.
È chiaro che dipende dal contesto e dall’impostazione che si vuol dare al proprio lavoro, ma è anche vero che ognuno di noi ha una storia da raccontare e, spesso, aspetta soltanto qualcuno che voglia ascoltarla. E farla conoscere.

Ultima modifica: Ven 16 Ago 2019