L'appello a non dimenticare Dafne, a due anni dalla morte

Il 15 ottobre alla sede della Fnsi a Roma ci sarà un incontro per ricordare la coraggiosa gionalista Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta in un attentato esattamente due anni fa. Un caso internazionale, per il quale proprio dall'Italia, ancora una volta, si chiederà che l'Unione Europea faccia la sua parte e metta sotto osservazione Malta, "dove è a rischio la libertà di informazione". Noi qui riproponiamo il ricordo di Dafne, del suo impegno, della sua determinazione, fatto da Andrea Meldoiia (ndr)

Andrea Melodia (2018)

“Dovunque guardi ora ci sono truffatori. La situazione è disperata”.
Non era certo nota per i suoi commenti distaccati Dafne Caruana Galizia, la giornalista d'inchiesta e blogger maltese fatta a pezzi nella sua automobile da due cariche esplosive. La citazione, quasi un epitaffio, è la frase conclusiva dell'articolo di apertura del suo blog Running Commentary. Forse l'ultimo scritto da Dafne.

Lo spettro delle inchieste e delle accuse rivolte da Dafne è talmente ampio da rendere impossibile, a chi non conosce a fondo la situazione, avanzare ipotesi sulle responsabilità della sua morte. Nei suoi circostanziati sospetti i politici maltesi di maggioranza e quelli di opposizione sono accomunati alla criminalità comune e a quella organizzata, con particolare attenzione alle vicine ramificazioni siciliane e italiane. Del resto, se nelle recenti strategie mafiose italiche le bombe sono (temporaneamente?) dimenticate, non è detto che non si possano utilizzare altrove, dove forse danno meno nell'occhio.

Chi ha conosciuto bene Dafne è Paolo Borrometi, il giornalista che vive sotto scorta per le minacce mafiose ricevute. Avevano avvertito la similitudine tra i due ambienti di lavoro.
Mi invitava ad andare avanti e a non arrendermi – dice ora Paolo – mi faceva capire che avevamo le stesse difficoltà, le minacce che subivamo erano simili e che fosse necessario andare avanti perché i nostri paesi hanno bisogno della libertà, del giornalismo libero”.

Stupisce scoprire che Malta, isola/stato che gli inglesi sembra abbiano abbandonato nel mezzo del Mediterraneo, sia diventata crocevia di traffici inenarrabili. Mentre il premier maltese Muscat interveniva in Parlamento sull'attentato (e il figlio di Dafne, anche lui giornalista, lo definiva clown accusandolo di aver demonizzato la madre per un decennio) un sergente di polizia scriveva su Facebook “ognuno ha quello che merita, letame di vacca”. Questo il clima.
Del resto, la politica maltese nulla fa per tener lontana la criminalità finanziaria, quella dei patrimoni riciclati, del traffico di droga e delle tassazioni compiacenti. Ora anche l'Unione Europea comincia a rendersene conto, sia pure timidamente, e non mancano le inchieste delle Fiamme Gialle sulle truffe in salsa maltese.

Questo ambiente è stato il campo di lavoro di Dafne Caruana Galizia, giornalista coraggiosa. Questo la ha portata a esprimere la sua disperazione, poco prima di essere uccisa.
Ora la sua disperazione deve essere anche la nostra: non dobbiamo dimenticarla, dobbiamo pretendere che sia fatta giustizia.

nel riquadro: il titolo del Financial Times dopo l'assassinio di Dafne

Ultima modifica: Gio 10 Ott 2019