Saperi accademici e vissuti professionali possono convivere? L'esperienza dell'Ucsi dice di sì

Stiamo per concludere questo 2019 che segna il sessantesimo anniversario dell’Ucsi. In questi mesi, anche sulla nostra rivista Desk, abbiamo tracciato in sintesi, e a più riprese, i capitoli principali di una storia fatta di esperienze, scelte, persone. Abbiamo riflettuto anche sul legame tra giornalismo e università. O meglio tra vissuti professionali (quelli del giornalista) e saperi accademici (del ricercatore e docente). Ebbene possiamo dire che nella sua storia, proprio grazie alla rivista “Desk”, l’associazione ha affrontato la sfida del confronto. Cercando risposte ai problemi della professione e della società (ndr) - #deskdelladomenica per info e abbonamenti a Desk: ucsi@ucsi.it 


Marica Spalletta e Lorenzo Ugolini (*)

Quando – nell’ultima riunione di redazione di “Desk” – ci è stato chiesto di contribuire con un nostro articolo al numero della rivista dedicato ai 60 anni dell’Ucsi, entrambi abbiamo provato un sentimento misto di orgoglio e timore, tanto per il compito che ci veniva affidato (ovvero riassumere il significato più profondo di quella ormai più che decennale collaborazione tra il mondo universitario a cui entrambi apparteniamo e l’universo professionale di cui l’Ucsi è espressione), quanto perché ciò ci avrebbe consentito un viaggio in ricordi splendidi, ora gioiosi ora commoventi, che hanno segnato le nostre carriere nel mondo della ricerca.

Di qui dunque la scelta – obbligata quanto voluta – di iniziare questo nostro contributo ricordando coloro che di questo fruttuoso sodalizio sono stati i primi e principali artefici nel lontano 2006, ovvero Massimo Baldini, nostro indimenticato e indimenticabile maestro, e Paolo Scandaletti, all’epoca direttore di “Desk” e titolare dell’insegnamento di Etica della Comunicazione alla Luiss Guido Carli. È da una loro comune intuizione, infatti, che negli anni a seguire prenderà forma, nella cornice teorica dei media and journalism studies, un filone di ricerca metodologicamente improntato alla riflessione epistemologica e alla ricerca sociologica, nonché saldamente ancorato sull’incontro tra sapere scientifico e vissuto professionale, che nella prospettiva etico-deontologica trovano la propria sintesi. Una impostazione che, pur nei diversi sentieri lungo cui si è dipanata la nostra attività da quel lontano 2006, ancora oggi rappresentano la via maestra nelle nostre ricerche.

L’approccio etico, epistemologico e sociologico

Ripercorrendo il filo degli eventi, un momento da ricordare è senz’altro rappresentato dalla ricerca sulle professioni della comunicazione, che ha segnato una tappa importante nella definizione di chi è, cosa fa e, soprattutto, cosa è chiamato a fare un comunicatore in una società aperta e in seno a una democrazia compiuta.

A quella sono seguite altre esperienze di ricerca, che hanno dato vita a incontri, pubblicazioni, convegni e collaborazioni. Quella squadra, “capitanata” con garbo, eleganza e competenza da Rosa Maria Serrao, ha rappresentato per noi un momento di grande crescita tanto umana quanto accademica.

La propensione e la dedizione dell’Ucsi a questa costante e proficua collaborazione con il mondo accademico è successivamente proseguita sotto la presidenza di Andrea Melodia, e per noi personalmente coincide con la ricerca sul giornalismo sportivo, pubblicata dall’Ucsi nella collana de “I libri di Desk”. Un libro che, possiamo dirlo con onestà, anche se con un pizzico di immodestia, rappresenta ancora oggi uno dei pochi tentativi di analizzare con rigore scientifico una parte fondamentale, per diffusione, ampiezza e delicatezza dei temi trattati, del mondo dell’informazione italiana.

Vania De Luca ha portato e porta avanti questa prolifica linea di collaborazione con l’anima accademica che si propone di studiare la comunicazione e il giornalismo; la scelta di ancorare i numeri di “Desk” a fondamentali questioni sociali aperte e oggetto di dibattito (come la città, la giustizia, il lavoro) non può che rinforzare la centralità di quell’approccio etico, epistemologico e sociologico che ha caratterizzato il rapporto dell’UCSI con l’approfondimento e la ricerca.

I saperi professionali e i saperi scientifici

E questo è il principale spunto di riflessione sul quale vorremmo mettere l’accento oggi che si celebrano i sessant’anni dell’UCSI. In Italia lo studio della comunicazione, e in special modo del giornalismo, è caratterizzato da un singolare paradosso. Da un lato, infatti, i principali nodi critici che emergono attorno a queste tematiche sono oggetto di grande discussione in seno al dibattito pubblico: basti pensare, per “limitarci” agli ultimi 25 anni (ovvero al periodo trascorso da quando uno dei principali editori italiani, nonché concessionari di pubblicità, è diventato anche uno dei principali attori politici), a quanto l’indipendenza e l’obiettività dell’informazione siano diventate temi di dibattito e terreni di confronto a qualsiasi livello dell’opinione pubblica.

A fronte di questo, tuttavia, la ricerca scientifica e accademica riguardante questi ambiti di studio combatte ancora la propria quotidiana battaglia per accreditarsi presso quella stessa opinione pubblica, che da un lato non manca di accodarsi alla vulgata che vorrebbe lo studio della comunicazione come futile e superfluo, e dall’altro, contestualmente e paradossalmente, sembra chiedere a gran voce proprio quell’approccio scientifico, rigoroso e obiettivo, che lo studio accademico garantisce.

Di pari passo, anche i professionisti della comunicazione esitano tra il proteggere le peculiarità del proprio lavoro e aprirsi all’analisi e alla critica di stampo accademico. Questo avviene nella pubblicità tanto quanto nella comunicazione d’impresa, nella comunicazione pubblica e nel giornalismo (per non parlare di una professione come quella del lobbista, che da anni viene praticata e studiata, ma attende ancora addirittura un riconoscimento ufficiale – situazione più volte affrontata nelle pagine della rivista e dei libri di “Desk”). Troppe volte, nel corso delle nostre ricerche, ci siamo trovati di fronte a veri e propri steccati che separavano i saperi e le pratiche professionali dall’approccio scientifico dell’università: come se di giornalismo potessero parlare solo i giornalisti, oppure solo gli accademici, e che un confronto strutturale e fecondo tra loro apparisse come una pratica episodica e di facciata.

Una buona prassi da valorizzare

L’Ucsi ha sempre rappresentato, e continua a rappresentare, una luminosa eccezione a questo trend. Pur mantenendo salda, com’è ovvio e soprattutto com’è giusto, la linea editoriale di una rivista e di libri scritti per i professionisti dell’informazione, “Desk” ha sempre saputo non solo aprirsi alla prospettiva della ricerca accademica, ma favorire e sviluppare il dialogo e la collaborazione tra queste due anime. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: che provengano da giornalisti o da rappresentanti dell’università, le riflessioni e le analisi proposte sono sempre approfondite, accurate e soprattutto orientate a quell’approccio etico, epistemologico e sociologico che, da sempre e tutt’ora, caratterizza l’UCSI e la sua rivista.

Dal lato nostro possiamo solo dirci grati e onorati di collaborare e dare il nostro apporto a questo progetto così profondo e lungimirante; e anche allo stesso tempo speranzosi che l’esempio dell’Ucsi e di “Desk” possa continuare a indicare una strada anche ad altre realtà giornalistiche e accademiche. Il mondo della comunicazione, e dell’informazione in particolare, diventa ogni giorno più complesso e ramificato, e allo stesso tempo rappresenta in maniera sempre più netta uno dei principali terreni di confronto, di scontro e persino di minaccia per il corretto svolgimento della vita democratica. E pensare che il mondo della comunicazione e quello dell’università possano affrontare questa sfida restando ognuno all’interno del proprio steccato appare velleitario e deleterio. Ma, più di tutto, contrario a quella missionmagistralmente riassunta da Joseph Pulitzer nella metafora del giornalista come «vedetta sul ponte della nave di comando dello Stato» – per cui il giornalismo, quasi due secoli orsono, vide la luce.

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Marica Spalletta (P.h.D.), Professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Link Campus University
Lorenzo Ugolini (P.h.D.), Senior Researcher, CoRiS Sapienza

Ultima modifica: Sab 9 Nov 2019

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