L'immersione nelle storie di cui tutti abbiamo bisogno

Era bastata la parola ‘memoria’ nelle anticipazioni del messaggio del Papa per la giornata delle comunicazioni sociali 2020 a far presagire che il testo di quest’anno sarebbe stato diverso dai precedenti. Adesso che lo abbiamo davanti l’impressione di diversità lascia il campo a un aggettivo, reciso e inequivocabile: rivoluzionario.

Che sfida Bastiglie traballanti, assediate da giacobini digitali e difese da guarnigioni esauste che invece da queste parole possono ritrovare motivazioni ed energie. E magari anche una tattica per la “buona battaglia”.

Primo passaggio: riscoprire lo strumento della narrazione, ma, spiega il Pontefice, di “una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri”.

Un ragionamento che già introduce la seconda mossa: la bellezza del mondo è quella dell’arazzo, una trama intessuta di fili che in superficie non si vedono. Bisogna saper guardare nella profondità dei fatti perché dietro l’arazzo c’è l’intrico dei collegamenti, quelli che vivificano la superficie ma possono nascondere come un cancro “l’insidia del male”. Che in questo caso - prosegue Francesco - è rappresentato da “storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità”.

Qui però il Papa ci chiede un passo ulteriore, cioè prender spunto da quello che fa da sempre la letteratura. E qui sta il nodo assolutamente innovativo, rivoluzionario dicevamo, nel concepire il frutto reale di quanto narriamo come comunicatori.

Come esseri umani non solo abbiamo bisogno da sempre di storie, ma abbiamo bisogno di un’immersione - dice letteralmente il Pontefice - “nelle storie, per ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita”.

Narrare e ascoltare storie non è quindi una fuga dalla realtà ma letteralmente un accumulo di energia creativa, umana, generatrice di empatia da riversare poi nel mondo del quotidiano. Un tema che la migliore teoria della letteratura ripete da molti anni ma che in realtà risale al metodo degli esercizi ignaziani laddove il santo di Loyola raccomandava ai propri adepti di immergersi nel racconto della passione di Cristo assumendo ogni volta il punto di vista di un personaggio della scena. Perché il racconto ci fa essere lì, allenando la nostra immaginazione a pensare come penserebbe l’altro, con la sua vita le sue emozioni, facendo nostro il suo sguardo.

Un concetto ripreso da David Foster Wallace nel celebre discorso ai laureati del Kenyon College dove lo scrittore spiegava come a fronte di un “mondo che si riscalda col carburante della paura e del disprezzo, illudendoci di essere i signori del nostro piccolo regno. c’è invece un’altra libertà che comprende attenzione consapevolezza, disciplina e sforzo, assieme all’essere capaci veramente di prendersi cura dell’altro e di sacrificarsi per lui una volta e sempre, in una miriade di maniere quotidiane. Questa è la vera libertà. Altrimenti l’alternativa è appunto l’incoscienza, l’agire solo in virtù del corredo naturale, con la sensazione divorante di avere avuto e poi perso qualcosa di infinito”.

E questa libertà si impara nelle storie, dando peso, importanza e soprattutto dignità alle storie dell’altro, perché poi - come conclude il Papa - c’è l’Altro con la A maiuscola, “l’unico che ha il punto di vista finale” che ci insegna ad “avvicinarci ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento”. Che poi è un altro modo più mite e ponderato di definire la rivoluzione a cui ci spinge.

L'autore è anche presidente dell'Ucsi Lazio

Foto di GILBERTO MELLO da Pixabay

Ultima modifica: Sab 25 Gen 2020