La quaresima finanziaria delle nostre parrocchie (vista da un giornalista)

Sono entrato stamattina, quasi furtivamente, in chiesa, non c’entravo da più di un mese, ligio alle restrizioni coronavirus. Mi piace entrare nelle chiese vuote: il silenzio e l’austerità del luogo oltre a farmi sentire piccolo (e peccatore...), amplifica il senso di Dio che così mi si “presenta” immenso e onnipotente. È facile parlare con Lui in questo luogo ovattato...

Ciò che mi ha colpito subito, varcata la soglia della bussola d’entrata, sono state due grandi ceste poste all’inizio del corridoio centrale. Queste vengono usate dal parroco solitamente per le raccolte o di beni alimentari o per le buste che in grandi occasioni, Pasqua, Natale, i fedeli restituiscono con offerte in denaro destinate alle necessità materiali di poveri o della comunità.

Subito, guardando la grande statua del Cristo che campeggia a braccia aperte sopra l’altare centrale – questo gesto di accoglienza mi ha sempre dato grande consolazione, lo confesso, perché è perpetuo, e perché è erga omnes, nessuno
escluso –, mi sono domandato: 1) come mai oggi fossero lì...; 2) e come mai desolatamente vuote. Immediata la risposta, sono per i fedeli; che però non potendo uscire di casa non sono in grado di accogliere l’invito del parroco.

Che sfida quaresimale questa per la Chiesa e per i fedeli.

Disertare gli ambienti sacri, non partecipare ai riti, e “digiunare” pure in senso finanziario. Come faranno i nostri parroci, le nostre comunità a governare economicamente queste piccole aziende locali del sacro se gli introiti “certi”, quelli domenicali e gli altri derivanti dalla concreta partecipazione dei singoli alle necessità della comunità, vengono meno? È una sfida impegnativa. Moltiplichiamo questo piccolo esempio per le migliaia e migliaia di parrocchie, non solo del territorio nazionale, e comprenderemo come anche la Chiesa è chiamata a vivere, anch’essa molto concretamente (ma non dimentichiamo i preti caduti sul campo...), questa inaspettata e inimmaginabile emergenza. "Come fa?”, ho chiesto al parroco incontrato all’uscita. E lui, sereno, mi ha detto: “sarà un caso, o piuttosto la Provvidenza, ma in queste settimane ho ricevuto donazioni che hanno coperto gli ammanchi domenicali, e concreti aiuti alimentari per i poveri”.

Aiutati che il ciel ti aiuta recita un adagio. Il tempo del coronavirus richiede creatività e forza. I fedeli oggi si ritrovano a fare comunità grazie alla rete, via facebook ad esempio si prega quotidianamente in diretta tutti assieme (molte sono le parrocchie che hanno avviato questa modalità), la Messa si ascolta alla radio o si vede in TV, internet offre letture, salmi, riflessioni. Ora serve innovazione anche per il sostegno concreto alle attività di comunità. E non c’è dubbio che, ed anche questa è Provvidenza, si troverà il modo...

L'autore, Mimmo Vita, è presidente dell'Ucsi Veneto

La foto è di RomaSette

Ultima modifica: Ven 10 Apr 2020