Noi, di fronte alla morte

Una splendida giornata di sole, con i raggi che si riflettono sulle foto di una ‘città dormiente’, che a sua volta riflette gli umori della vita. Espressioni sorridenti, altre serie, altre un po’enigmatiche.

Sembrerebbero chiedersi, queste persone: quale traccia ho lasciato della mia vita? Alcune case hanno i segni degli affetti lasciati: fiori freschi, altre fiori finti, come a dire, ti pensiamo, ma non abbiamo tempo...

C’è anche, tuttavia, una teoria interessante: le visite ai cimiteri lasciano il tempo che trovano, perché i nostri cari non sono in una ‘lontana casa del padre’ perché in realtà la ‘casa del padre’ non è altro che nei nostri cuori...

Insomma, mai come in questa difficile stagione, il nostro confronto con la morte è stato, paradossalmente, così vivo. Chi non è stato personalmente toccato negli affetti, sia familiari che di amicizia? Chi avrebbe voluto, ma non è riuscito, ad accompagnare un familiare o un grande amico al cimitero si è dovuto limitare, per mesi, a vedere un carro entrare in questa immensa città, ancora più mestamente...

La pandemia ci ha costretti a fare i conti con una dimensione più grande di noi, di fronte alla quale è facile andare in crisi, perchè ci interroga sul senso della vita, sul possibile domani, sulle poche certezze e sulle grandi precarietà della nostra esistenza.

Farebbe quasi sorridere, se non ci fosse tanta preoccupazione, vedere queste nostre insicurezze scortate, fisicamente, agli ingressi dei cimiteri: militari, vigili urbani, per evitare assembramenti, certo, e in qualche modo anche per allontanare questa ombra, che circonda la fragilità della vita, la stessa morte che sembra in agguato.

Eppure in tante civiltà il passaggio è una festa, accompagnato da giorni e giorni di rispettosa baldoria.

E allora, dov’è la verità? Chi ha ragione? Non è domanda di poco conto, perché da come la pensiamo poi dipende il colore da dare alla nostra vita.

Euripide diceva: chi può sapere se il vivere non sia morire e se il morire non sia vivere? Il biblista Alberto Maggi rincuora chi lo segue, affermando che non si muore mai, ma si rinasce due volte, e la seconda è per sempre.

Restano questi momenti che sono importanti occasioni che ci offrono la possibilità di pensare, e restituire energia al nostro senso della vita.

Ultima modifica: Lun 2 Nov 2020