Il vecchio e il bambino - #ilmiopresepe/1

Un vecchio e un bambino fatti di plastica. Una statuina. Da decenni trova posto nel nostro presepe. Il vecchio si appoggia a un bastone. Il bimbo ha sottobraccio una palla (o forse un panino. Chissà). Dagli abiti si capisce che con le altre figure c’entrano poco. Si tengono per mano. Guardano avanti. Stanno dritti su un sostegno verde, forse un prato. Chi fece lo stampo non doveva essere un grande artista.

Credo di averla sempre messa, questa brutta statuina, negli ormai tanti presepi di una vita passata a crederci, nel presepe. All’inizio era impensabile non metterci la borraccina (il muschio l’ho sempre chiamato così) che era bello, a novembre, cercare nei boschi per poi, seccata ma ancora odorosa, farle avere un ruolo. Dopo anni di assenza, ora la borraccina è tornata: la prendemmo apposta, in agosto, da un grande masso lungo un torrente di montagna.

Il vecchio porta una improbabile camicia color arancio. E’ stempiato, come lo era il mi’ babbo, ma ha capelli lunghi e barba curata. Il bimbo ha pantaloncini rossi e corti (immagino il freddo, poverino). Difficile capire il loro ruolo nel presepe.

La faccia del vecchio è triste. Quella del bimbo stupita. Non capisco che ci stiano a fare, lì, accanto al giovane che dorme con il fiasco in mano (in verità pure lui mi è sempre parso strano: perché un ubriaco davanti al Bambino?).

Giorni fa, l’illuminazione: quando con Sandra, la mi’ moglie, si faceva il presepe 2020. Si “letica” sempre su un dettaglio: metterci o meno, già da subito, il Bambino. Secondo lei ci va fin da subito. Secondo me no. Due scuole di pensiero (quest’anno ho convinto Lorenzo, il nipotino, alla mia. E ne sono orgoglioso. Gesù Bambino per adesso, in attesa del 25, sta nel cassetto insieme alle posate).

Sandra mi ha passato la statuina col vecchio e il bambino. Stavo per rimetterla nello scatolone insieme a 10 delle 25 pecore che mi sono sempre sembrate troppe. Ma il vecchio Guccini mi ha risolto l’enigma. Si: quei due, nel presepe, ci stanno bene: sono quelli di una fra le canzoni più belle del vecchio di Pavana (ascoltala qui). Questo strano Natale 2020 ne è riprova inequivocabile.

Il vecchio che tanto somiglia al mi’ babbo sta raccontando di quando, in quella pianura, la vita c’era. Ora non c’è più. La catastrofe (una atomica? un clima impazzito? l’inquinamento? la pandemia?) ha fatto sparire tutto. Gli occhi del bimbo ascoltano “cose mai viste”. Dice al vecchio che le sue fiabe, i suoi racconti, gli piacciono tanto. E di raccontagliene “altre”.

Lo chiede, il bimbo, “con voce sognante”.

Ultima modifica: Mar 22 Dic 2020