I giovani in dialogo sul messaggio del Papa / 1

Lunedì scorso, all’indomani della pubblicazione del messaggio di papa Francesco ai giornalisti, abbiamo coinvolto i “nostri giovani”. Ne è venuto fuori un bel dialogo, nel quale i protagonisti sono stati solo loro, i giovani giornalisti. E noi, i “senior”, siamo rimasti in ascolto. Alla fine abbiamo chiesto anche di scrivere qualche riga per il sito, perché la condivisione dei loro pensieri sia ancora più ampi. Oggi le pubblichiamo, in due articoli distinti (questo e quello a fianco). Buona lettura! (ar)

IL GIORNALISMO (COME LA CHIESA) “IN USCITA” di Francesco Laureti

Non c’è ampio margine di interpretazione: dalle parole di Papa Francesco emerge l’immagine limpida di un giornalismo “in uscita”, proprio come aveva avvertito la necessità di spalancare le porte della Chiesa. Che il messaggio del Papa per la LV Giornata Mondiale della Comunicazioni Sociali non potesse ricalcare le riflessioni consegnate lo scorso anno al mondo del giornalismo, prima ancora che scoppiasse la crisi pandemica, era un presentimento comune, nutrito con riserbo. Il discorso non si limita a marcare una discontinuità, esortando, invece, i giornalisti a procedere in controtendenza.

In che modo? Ai professionisti delle comunicazioni sociali viene affidata una missione di grande responsabilità, espressa non con parole sfumate, ma di disarmante concretezza: il “consumare le suole delle scarpe”, che interroga le modalità di ricerca delle informazioni adottate dal moderno giornalismo, evoca la sfera lessicale usata in passato dal Santo Padre per descrivere una Chiesa “accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade”, in cui il clero abbia un “odore di pecora”.

In tempi di acceso dibattito sulle implicazioni dello smart working e su come potenziare i più avanzati sistemi di telecomunicazione, per consentire ai più di collegarsi con facilità ai luoghi di lavoro e alle aule scolastiche, il messaggio papale scuote le coscienze, critica la prospettiva autoreferenziale del “Nord globale” e del “centro delle città” e incoraggia a spingersi oltre, verso le periferie. Perché non si perda la consapevolezza delle nuove povertà e delle disuguaglianze che affliggono le vittime della “cultura dello scarto”.

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L’APPELLO DEL PAPA AD ASCOLTARE di Francesca Di Palma

Del messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali 2021 ciò che mi ha fatto maggiormente riflettere è l'invito indirizzato a noi giornalisti a "consumare le suole delle scarpe" alla ricerca della verità delle cose e della vita concreta delle persone.

Questa sollecitazione, in un anno così pesantemente segnato dalla pandemia e dall'impossibilità di stabilire relazioni dirette e prossime con le persone, deve indurre una riflessione: se da un lato è diventato più difficile, soprattutto per chi lavora nelle piccole redazioni, uscire per incontrare la gente per raccontarne le storie, dall'altro questo aspetto non può costituire un alibi.

Nella mia piccola esperienza di redattrice del settimanale diocesano di Genova, posso affermare che, anche in modalità differenti, anche "a distanza" e anche nei momenti di grande difficoltà che la nostra redazione ha attraversato in questo ultimo anno, le storie da raccontare ci sono, sono tante e le persone stesse hanno voglia di farsi ascoltare. Si tratta di riuscire a organizzarsi, magari al telefono, magari online... in attesa di potersi nuovamente avvicinare.

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IL DOVERE DEL CONTRADDITTORIO (PER LA VERITA') di Mario Agostino

Il messaggio del Papa ci esorta a non rinunciare al nostro dovere di farci garanti della verità. Anche quando ci rende scomodi, forse a costo della stessa serenità del posto di lavoro. Perché il nostro 'lavoro' è quello di sbugiardare, ad esempio attraverso il fact checking, chi, per interessi particolari, malafede o ignoranza, espone dati o concetti già smentiti da fatti o dati empirici. Per citare un esempio, se un politico parla del Recovery Plan come di un prestito a condizioni poco chiare che vincolerebbe il nostro Paese, è doveroso intervenire per rettificare le sue affermazioni, in quanto più di 80 miliardi sono a fondo perduto ed i restanti sono a tassi di interesse che, rispetto alle condizioni attuali di mercato, sono estremamente più vantaggiose nel medio lungo termine, favorendo un risparmio nell'ordine di oltre venti miliardi.

La matematica, a differenza delle opinioni, non è democratica: pertanto, se vogliamo essere degni operatori dell'informazione, è nostro dovere fondamentale anche esercitare un contradditorio al servizio della verità, senza consentire ad esempio monologhi da propaganda mistificante. Certo è un rischio personale, quello di rettifica o di contraddittorio, che può costare critiche e penalizzazioni. Ma è un "esercizio di schiena dritta" rispetto al quale non abbiamo alternative, se abbiamo addirittura l'ardire di definirci seguaci della Verità incarnata, che non può essere una bandiera bensì uno stile di vita non retorico: come ci esortava un grande siciliano, Rosario Livatino, non ci verrà chiesto infatti quanto siamo stati credenti, ma quanto credibili.

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EVITIAMO L’AUTOREFERNZIALITA’, ABBIAMO UNO SCOPO 'COMUNITARIO' di Stefano Guarrera

«Andare, vedere e condividere». Sono queste le parole che dovrebbero descrivere l’essenza del lavoro del giornalista. Queste parole di papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali devono richiamare allo scopo comunitario di chi comunica per mestiere: la ricerca della verità. «L’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto», sebbene sia il fine cui tendiamo, non è però il primo gradino del percorso: prima è necessario «consumare le suole delle scarpe» perché una comunicazione autoreferenziale parla di sé stessa e non del mondo che la circonda. Il nostro mestiere deve cercare e trovare i paradigmi del bene e del male nei diversi contesti: affinché i primi divengano esempio e affinché i secondi possano cambiare.

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L’UNICO LEADER CHE SVELA I RISCHI DELLA CATTIVA COMUNICAZIONE di Ermanno Giuca

Anche quest'anno è un Papa (Francesco) a mettere sul piatto della bilancia i grandi nodi dell'informazione e più in generale della comunicazione: la verifica "de visu" dei fatti, la crisi dell'editoria che porta a un'informazione "fotocopia" rimpastata sulle agenzie, il rischio del propagarsi incontrollato delle fake news che ogni giorno mettono in ginocchio la credibilità della professione. La scoperta dell'acqua calda? Può darsi, ma quale altro leader, con competenza, aggiornamento e universalità di linguaggio sa suggerire, anno dopo anno, tali riflessioni sulla nostra professione?

 

 

Ultima modifica: Dom 31 Gen 2021

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