Quelle parole di troppo nel calcio di oggi (con gli spalti vuoti)

Gli stadi vuoti amplificano i rumori dal campo, anche gli insulti e le parole "pesanti". L'assenza dei tifosi sugli spalti rivela una realtà sconcertante, quella di professionisti con stipendi da milioni di euro che si abbandonano spesso a provocazioni e turpiloquio. Qualche mese fa, con le tribune ancora piene, il nostro Riccardo Clementi aveva scritto questo pezzo sull'inciviltà di (certi) tifosi (ar)

Riccardo Clamenti (2019)

Una tifoseria italiana da qualche tempo ha avuto la “bella idea” di inventare un coro che contiene una bestemmia. Si tratta di un “coro a ripetizione”, ovvero di quelli che vengono cantati anche per interi quarti d’ora, a volte addirittura per un tempo intero.

Ebbene sì, cari amici, questo è il mostro cui abbiamo dato vita: un mondo in cui i ragazzi, che si riuniscono nelle curve degli stadi per assistere a uno spettacolo qual è il calcio, lo sport che per eccellenza dovrebbe unire i popoli e seminare l’amicizia, imparano a bestemmiare. Ragazzini di 13, 14, 15 anni bestemmiano per folclore, per il niente, per il vuoto cosmico in cui siamo sprofondati...

Davvero questo è il mondo che vogliamo? Davvero questa è la (in)civiltà di cui vogliamo fare parte? Il problema non è neppure la bestemmia, è l’indifferenza totale con cui ormai la si pronuncia, come se fosse un simpatico orpello da canticchiare per passare il tempo. Ormai abbiamo perso il senso del rispetto, del limite, del bene e del male. Bestemmie, droga, pornografia sono diventati la nostra quotidianità, sinonimi di una presunta libertà che in realtà spalanca le porte alla schiavitù i cui figli sono essere vacui, incapaci di provare un sentimento, di elaborare un pensiero, di assumersi una responsabilità.

Lungi da noi la volontà di generalizzare, ci sono ancora luoghi e "zone franche" in cui si sparge il seme buono del senso del dovere, del dialogo, del rispetto. Ma sono "isole" sempre più piccole in mezzo all'oceano dell'individualismo che è la cifra del nuovo millennio. E non si tratta di una mera questione generazionale, primo perché il problema non riguarda solo i giovani ma anche quarantenni e cinquantenni che giocano a fare i ragazzi, inguardabili caricature di Peter Pan, e secondo perché i giovani sono figli nostri, sono anche il prodotto e lo specchio di ciò che gli abbiamo trasmesso.

Eppure, nel contesto dell'indifferentismo perbenista e imperante, nessuno dice niente: la "bestemmia istituzionalizzata" in un coro da stadio, la bestemmia figlia del niente del nostro tempo non indigna, non provoca reazioni, non fa scomporre nessuno. Né le società di calcio né la Lega Serie A né la FIGC né il Coni. Eppure, da regolamento, se in campo si bestemmia si viene espulsi. Qualche provvedimento dovrebbe scattare anche per una curva. O forse chiediamo troppo? 

Ultima modifica: Dom 28 Feb 2021