Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile e l'etica globale del giornalismo (2)

Stiamo attraversando ancorala più grande crisi sanitaria (e, di riflesso, economica e sociale) dal dopoguerra. Oggi riproponiamo dalla nostra rivista Desk un bell'articolo di Luciano Larivera sugli obiettivi 'ambientali' della comunità internazionale. E' quanto mai attuale, indica una strada che adesso, dopo il Covid, dovremo percorrere con maggiore tenacia, L'autore, Padre Luciano Larivera, gesuita, giornalista e uomo di cultura, è da pochi giorni il nuovo segretario per gli affari europei al Jesuit European Social Centre di Bruxelles (ar)

Luciano Larivera (2018)

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale dell’Onu ha lanciato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Si tratta di un documento politico non approvato per votazione ma per unanime consenso: non avendo valore strettamente legale, non è soggetto a ulteriori ratifiche nazionali. Ma l’Agenda vincola moralmente i 193 Stati che l’hanno sottoscritta (e quindi ogni gruppo sociale e persona del pianeta).

Anche la Santa Sede ha adottato l’Agenda 2030, con alcune riserve sul modo di interpretare certe espressioni . Ad esempio, l’«uguaglianza di genere» va compresa come «parità uomo-donna» e la «salute riproduttiva» e i «diritti sessuali» non includono un «diritto all’aborto» né rendono lecite politiche abortiste ecc.

Papa Francesco, con il suo discorso all’Onu lo stesso 25 settembre 2015, inaugurava la tre giorni del summit dei capi di Stato e di Governo per l’adozione dell’Agenda 2030 . Il Pontefice definiva il documento un «importante segno di speranza». E lo interpretava nel contesto della sua enciclica sociale Laudato si’ sulla cura della casa comune, pubblicata pochi mesi prima.
In sintesi, l’Agenda 2030 costituisce una sana utopia non elaborata da un filosofo o da un gruppo di esperti ma frutto di un dibattito mondiale e popolare e di un negoziato politico internazionale. Essa indica le priorità dell’umanità e i mezzi (means of implementations) per conseguirle con giustizia e scientificità, e istituisce un meccanismo politico di revisione (High Level Political Forum on sustainable development) e strumenti statistici per incentivarne l’avanzamento (Global Sustainable Development Report).

L’aspetto più caratterizzante dell’Agenda 2030 sono i suoi 17 Sustainable Development Goals (SDGs) denominati anche Global Goals, ossia Obiettivi di sviluppo sostenibile. Essi valgono dall’inizio del 2016 fino alla conclusione del 2030 e sostituiscono i Millenium Goals (2000-15).

I 17 Global Goals sono poi articolati in 169 sub-obiettivi, denominati targets, a loro volta quantificati attraverso 230 indicatori di misura (indicators). Occorrerà quindi una «rivoluzione dei dati statistici» per rendere operativa l’Agenda, dal momento che servirà misurare capillarmente in tutto il mondo il conseguimento progressivo dei targets in riferimento a ogni gruppo discriminato e/o emarginato, la cui situazione viene occultata da misurazioni su medie nazionali (minori, donne, disabili, migranti, anziani, minoranze etniche, nativi ecc). Ogni obiettivo è collegato agli altri, e tutti vanno perseguiti in sinergia perché l’Agenda sia efficace nel promuovere lo sviluppo sostenibile. Tutto ciò sottende un’immensa complessità organizzativa e scientifica, un’ingente disponibilità finanziaria e la determinazione nel non perseguire più l’attuale modello di sviluppo economico, perché insostenibile.

La dottrina sociale della Chiesa impiega il concetto di «sviluppo sostenibile» in senso ristretto, intendendo il rispetto dei limiti ecologici della natura nei processi economici. E adotta la nozione di «sviluppo umano integrale» al posto di ciò che l’Onu definisce «sviluppo sostenibile». Tale concetto, infatti, non esplicita il ruolo insostituibile, anche educativo, della famiglia e della libertà religiosa per il progresso dei popoli e delle persone. L’Agenda adotta, inoltre, uno slogan (Leave No One Behind, cioè «non lasciare nessuno indietro») che traduce in senso socio-economico-politico il principio ecclesiale dell’«opzione preferenziale per i poveri».
Lo sviluppo sostenibile per il pianeta Terra e per tutti i suoi abitanti, nella dizione dell’Onu, attiene a tre dimensioni: economicamente sostenibile (ossia: crescita e lavoro dignitoso per tutti, senza più miseria); socialmente sostenibile (a partire da un’educazione per tutti di qualità e durante l’intera vita, ma pure l’accesso universale a un welfare e un’amministrazione della giustizia di qualità, e anche la partecipazione universale sia politica sia culturale); ecologicamente sostenibile (cioè: tutela della biodiversità anche marina, contrasto all’inquinamento di suolo, aria e mare, capacità di adattamento ai cambiamenti climatici).
Altre due coordinate vanno considerate, perché senza la «pace» e la fine delle violenze anche terroristiche e mafiose e senza la «cooperazione» tra Stati e istituzioni pubbliche di ogni livello (mondo accademico, imprese, società civile incluse le comunità religiose e i singoli cittadini), i progressi non ci saranno o avvantaggeranno soltanto una parte, non certo la più indifesa e povera.
Lo sviluppo sostenibile è raffigurato con questa immagine in riferimento a cinque elementi necessari e interconnessi, ed è indicato con 5P: people/persone (sostenibilità sociale), prosperity/prosperità (sostenibilità economica) planet/pianeta (sostenibilità ecologica), peace/pace e partnership/partenariato globale.

Ecco l’elenco dei 17 SDGs:

Goal 1: Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo
Goal 2: Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
Goal 3: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
Goal 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
Goal 5: Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
Goal 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
Goal 7: Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
Goal 8: Incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti
Goal 9: Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
Goal 10: Ridurre le disuguaglianze all'interno e fra le Nazioni
Goal 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Goal 12: Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
Goal 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze
Goal 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
Goal 15: Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica
Goal 16: Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l'accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli
Goal 17: Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.

Arriviamo al giornalismo, considerato cruciale nel perseguimento di tutti i 17 SDG. La stampa è chiamata, in primo luogo, a conoscere e fare conoscere l’Agenda; in secondo luogo, a valutare se le politiche pubbliche e private, internazionali, regionali, nazionali e locali sono coerenti con goals e targets.
In terzo luogo, tramite il target 16.10: «Garantire l'accesso del pubblico alle informazioni e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali», l’Agenda stessa riconosce al giornalismo un’attenzione particolare nel costruire e mantenere società che promuovono lo «Stato di diritto», la dignità umana e i connessi diritti umani.

Collegati al target 16.10, due indicatori di misura globali sono stati adottati dall’United Nations Statistical Commission. Sono il 16.10.1: «il numero di casi verificati di uccisione, rapimento, sparizione forzata, detenzione arbitraria e tortura di giornalisti, personale associato dei media, sindacalisti e attivisti dei diritti umani nei 12 mesi precedenti»; e il 16.10.2: «Numero di nazioni che adottano e implementano garanzie costituzionali, regolamentari e/o politiche per l’accesso pubblico delle informazioni».
All’interno sistema Onu, all’Unesco (United Nations Educational, Scientifical and Cultural Organization) è assegnata in modo specifico ma non esclusivo la cura del diritto di opinione, di espressione e di informazione, ossia di facilitare la libera circolazione delle idee col mezzo della parola e dell’immagine, al doppio fine di promuovere la cultura della pace e dello sviluppo sostenibile. Per questo l’Unesco promuove diverse iniziative per la formazione dei giornalisti, sia tecnica sia deontologica, inclusa la capacità di criptare i supporti digitali per mantenere la segretezza delle fonti.

In particolare, all’Unesco fanno capo tre giornate internazionali: il 3 maggio (Giornata mondiale della libertà di stampa), 26 settembre (Giornata internazionale per l’Accesso Universale all’Informazione), 2 novembre (Giornata internazionale per porre fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti). A tale proposito l’Unesco ha varato il Piano d’azione dell’Onu per la sicurezza dei giornalisti e il tema dell’impunità ed ha istituito il Guillermo Cano World Press Freedom Prize e il Goodwill Ambassador for Freedom of Expression and Journalist Safety.
In sede di Consiglio dei diritti umani dell’Onu e all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) sono istituiti, rispettivamente, lo Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression e il Rappresentante per la libertà dei media. Inoltre, Reporter senza Frontiere è la capofila della petizione perché il Consiglio di Sicurezza dell’Onu istituisca il Rappresentante del Segretario Generale per la sicurezza dei giornalisti.

Riguardo alla rete, l’Unesco promuove la Internet Universality e i connessi ROAM principles che fanno riferimento a (human) Rights-based, Open and Accessible Internet, il quale sia governato da una partecipazione Multi-stakeholder.
In conclusione, rimarchiamo che l’Unesco sostiene tutte le forme associative autonome dei giornalisti per la promozione e la difesa della propria professione e delle libertà democratiche. Uno dei doveri ineludibili della professione è infatti la solidarietà fattiva, a livello locale e globale, tra giornalisti. Questa è indispensabile anche per promuovere lo sviluppo sostenibile in società in continua evoluzione, anche digitale .

Ultima modifica: Sab 10 Apr 2021

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