Il ruolo dei giornalisti nella quarta fase della pandemia

(#restart-10) Restart: questo denominatore comune su cui siamo chiamati a riflettere come giornalisti Ucsi è applicabile oggi più che mai a tanti contesti. La “ripartenza” dopo la pandemia, la tanto invocata ripresa delle attività, della socialità, del turismo, dell’anno scolastico, dello sport... quante volte abbiamo ascoltato o letto espressioni analoghe nei tg, sui giornali, sul web.

Forse, visto il perdurare dell’emergenza, sarebbe a volte più appropriato parlare di “ripartenza nella pandemia”, appurato che con il Covid e le sue varianti dovremo convivere ancora a lungo, fatta salva la grande opportunità data dai vaccini e dal loro potere salvifico.

Il ruolo dell’informazione, dal suo osservatorio a 360 gradi, ha ora il compito di indirizzare proprio in questo, grazie alle possibilità, data dalle vecchie e nuove tecnologie, di raggiungere davvero “tutti”.

La campagna vaccinale, ormai a pieno regime in tutto il Paese, è spesso stata condizionata da informazioni contrastanti, contraddittorie fra loro. In questi mesi hanno avuto la possibilità di dire la loro esperti, medici, virologi, sanitari.

Forse sono mancati, in particolare nella prima fase, un coordinamento, un’informazione comune che chiarisse una volta per tutte non solo il perché la vaccinazione sia necessaria, ma fosse anche in grado di fugare i legittimi dubbi della popolazione, chiamata spesso a districarsi autonomamente e senza l’indispensabile competenza fra le tipologie di vaccini, le fasce di età, le date dei richiami.

Lo stesso discorso si può applicare anche alla più stretta attualità: green pass sì, green pass no.

Proprio poche ore fa, prendendo un caffè al bar di un grande mobilificio della mia città, mi è capitato di assistere con stupore alla reazione di una signora che, invitata ad esibire il green pass prima di potersi accostare al banco per effettuare la sua consumazione, ha preferito rinunciare, seppur piccata, pur di non esibire l’ormai famoso documento “per motivi di privacy, e poiché gli addetti al controllo non sono tenuti a conoscere certi dettagli così personali”.

Questo piccolo episodio mi ha fatto riflettere e mi ha fatto ragionare su come il ruolo dell’informazione in questa fase debba essere sempre più puntuale, corretto, e alla portata di tutti.

Il green pass è in primo luogo - e questo merita di essere sottolineato con fermezza da chi ogni giorno è chiamato a informare attraverso giornali e tg - uno strumento indispensabile per tutelare la salute di se stessi e del prossimo. È il lasciapassare per far visita agli anziani nelle RSA, per incontrare i parenti fragili in sicurezza, restituendo loro quel minimo di socialità e convivialità che a tutti è mancata come l’ossigeno nei giorni più bui delle chiusure forzate.

Possedere il green pass significa anche poter finalmente assistere in sicurezza e giornalmente i propri cari ricoverati negli ospedali. Come dimenticare che fino a pochi giorni fa questa fondamentale e primaria forma di assistenza non era possibile?

Il #restart tanto agognato da tutti allora parte soprattutto da qui: la cosiddetta prima ondata di contagi ha colpito duramente proprio nelle case di riposo e negli ospedali. Non si sapeva come gestire e curare il virus, e il giusto timore verso questo morbo invisibile ha indotto a misure restrittive pesanti, spesso incomprensibili e inaccettabili da chi si è visto scomparire i propri cari senza neppure la possibilità di un ultimo saluto o di un funerale.

Le storie di chi si è ammalato gravemente per il virus, di chi ha perso improvvisamente gli affetti più cari, sono innumerevoli e forse i media hanno saputo raccontarne poche.

Se #restart deve essere, come è giusto che sia, è bene sottolineare e informare sull’importanza della profilassi vaccinale, l’unica in grado, al momento, di restituire quell’umanità e quella solidarietà verso i più fragili che il Covid ha così sfrontatamente e ingiustamente messo all’angolo.

Ultima modifica: Gio 26 Ago 2021