4/Rosaria: quanto siamo disposti a pagare per essere liberi di informarsi e di informare?

#UcsidelFuturo/4 - L’essere umano si evolve. E con lui anche il modo di comunicare. Anche comunicare le notizie. Tuttavia, nel Bel Paese questa evoluzione stenta ad arrivare, e mentre il 75% degli italiani ritiene che i giornali non stiano facendo bene il loro lavoro - secondo l’Edelman Trust Barometer -, numerosi giornalisti scelgono di mettersi in gioco direttamente e, abbandonata la testata, aprono una newsletter così vengono pagati direttamente dai lettori.

Realtà di nicchia oppure audience globale? Viene da pensare non al giornalismo del futuro ma se il giornalismo avrà ancora un futuro.

La narrazione dei fatti risente sempre più di approssimazione e sensazionalismi, con un crollo verticale della qualità dell’informazione, soprattutto nell’era dei social, dove gif ed emoji sostituiscono la parola, gli hashtag decretano l’indicizzazione di una informazione, e chi legge - se continua a leggere oltre il titolo - non si fida di ciò che legge.

L’Ucsi allora può rispondere al giornalismo che cambia con un approccio chiaro, lucido e qualitativo alla narrazione dei fatti, delle persone che coinvolgono e delle comunità in cui avvengono, consentendo al lettore di avere fiducia di ciò che legge, d’informarsi.

Ma produrre informazione ha un costo. Quindi essere informati richiede un pagamento.

E dato che solo da informati si è veramente liberi - anche di scegliere -, e sine pecunia ne cantantur missae, viene da chiedere, si è disposti a pagare per essere liberi? E se sì, quanto?

Ultima modifica: Mar 21 Set 2021