L'anno che viene, i diritti da riaffermare (anche nel giornalismo)

Il 2021 ci saluta lasciandoci una forte inquietudine legata a questo momento di recrudescenza della pandemia, con tutte le ricadute, di ordine sanitario, clinico, sociale, culturale e economico.

Abbiamo davanti agli occhi le atroci immagini di quelle che sono comunemente definite vittime di infortuni sul lavoro: una serie infinita, che urla alle nostre coscienze.

Questo anno si allontana con un accrescersi delle contrapposizioni proprio sui temi del lavoro. Non sono solo i sindacati a rilanciare la preoccupazione, seppure con posizioni diverse. In questo Natale la voce che si è levata più alta è stata quella di papa Francesco, che spingendosi quasi oltre le parole dei sindacati, reclama il primato della dignità del lavoro e nel lavoro e rilancia la necessità del dialogo per superare questi drammi. Sono posizioni d'avanguardia sul fronte dei diritti dei lavoratori, delle relazioni sociali, ma anche sindacali.

La pandemia ha decimato anche l’editoria e il mondo dell’informazione. Giornali e redazioni hanno chiuso i battenti, molti dalla versione cartacea con confluiti in quella web. Anche a questo mondo il papa, in questo 2021, si è rivolto, richiamando al coraggio, di invertire le gerarchie delle notizie, di tornare a consumare le suole delle scarpe, fino al recentissimo invito all’ascolto.

L’anno si chiude con un ritorno all’agitazione sindacale anche nel servizio pubblico d’informazione. Anche in questo caso i lavoratori denunciano il tentativo di ridimensionare i notiziari regionali, che più caratterizzano il servizio pubblico, ma soprattutto le modalità: senza relazioni sindacali, senza dialogo, con incomprensibili forzature.

Resta, infine, ancora irrisolto - e pertanto ancora bisognoso di attenzione e prossimità - il nodo del lavoro giornalistico precario e il suo relativo sfruttamento, vera e propria piaga per colleghi, giovani e non, che si trovano a lottare quotidianamente per veder riconosciuta la propria professionalità, il diritto ad un compenso giusto e dignitoso e quello ad un futuro meno incerto.

L’augurio è che il nuovo anno porti più saggezza, consapevolezza, ripristino del dialogo e dei diritti, tutti elementi che appartengono a una sana democrazia.

L'autore, Vincenzo Varagona, è il presidente nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Gio 30 Dic 2021