Epifania, in cammino con i Magi

Magi voi siete i santi più nostri,

naufraghi sempre in questo infinito,

eppure sempre a tentare, a chiedere,

a fissare gli abissi del cielo

fino a bruciarsi gli occhi del cuore.

(David Maria Turoldo)

I magi si sono messi in cammino da tempo, lasciando le loro case nel lontano oriente per recarsi a Gerusalemme. Si sono fidati di quanto hanno visto, si sono lasciati guidare da una stella e dal desiderio di adorare un bimbo, il re dei Giudei appena nato. A nostra volta possiamo lasciarci guidare dai magi, per celebrare questo Natale, che arriva dopo un lungo periodo difficile e che non può essere del tutto sereno, come pure vorremmo.

Seguendo l’esempio di questi maestri e compagni di cammino possiamo, innanzi tutto, levare il nostro sguardo verso l’alto. Scrutiamo il cielo avvolto dalle tenebre (immagine delle notti che attraversiamo), riconoscendo che esistono, ma senza sentirci schiacciati o impauriti. Cerchiamo le stelle, quelle luci che – per quanto tenui – sono al contempo un annuncio e una promessa: siamo nella notte, ma non siamo soli; siamo in una situazione confusa, ma non siamo privi di riferimenti.

Alzare lo sguardo, rivolgersi al cielo buio per cercarvi una luce, è l’atteggiamento di colui che è in dialogo col Signore, di colui che non ha perso la speranza. Sono così i magi e per questo sono in grado di notare una nuova luce è apparsa in quel cielo che osservano continuamente. Non solo la riconoscono, ma sanno interpretare questa novità: è l’annuncio della nascita del re dei Giudei. La familiarità col cielo, con il Signore, rende capaci di discernere quanto avviene dentro di noi e intorno di noi: un dono di cui abbiamo grande bisogno in questo tempo.

Questo atteggiamento di discernimento li aiuterà poi a riconoscere che il re atteso non si trova in un palazzo di Gerusalemme, ma in una grotta di Betlemme, non si presenta con la ricchezza fastosa di chi comanda, ma nella povertà umile di chi serve. Senza restare prigionieri di aspettative o immagini ideali, i magi ci mostrano come leggere la realtà e scorgere il bene lì dove non è atteso.

Un altro aspetto ci illumina: i magi potevano restare nelle loro case, accontentandosi di contemplare la luce della stella; potevano inviare ambasciatori con ricchi doni; potevano posticipare il viaggio a un momento successivo, quando sarebbero stati più liberi da impegni o avrebbero avuto più informazioni sul nuovo re... Invece si mettono in viaggio, seguendo un invito che è anche una chiamata a uscire fuori da sé. Ci dicono che non basta fermarsi a osservare, a registrare gli eventi e le novità che accadono, se poi non siamo capaci di lasciare che tutto questo ci metta in cammino, tocchi la nostra vita, la interroghi, forse la sconvolga per realizzare un bene imprevisto e imprevedibile, più grande di noi e dei nostri sogni.

I magi che si muovono d’Oriente aprono il nostro cuore all’accoglienza del Signore che viene ad abitare in mezzo a noi anche oggi e ci mostrano che questo evento non si esaurisce in un giorno, ma coinvolge e orienta tutta la nostra vita: i desideri e i progetti che nutriamo, le speranze e le fatiche che ci accompagnano nelle relazioni e nel lavoro come giornalisti.

L’augurio è di vivere questo Natale con lo sguardo rivolto al cielo per riconoscere quella stella che guida i nostri passi verso la gioia e la pace e divenire messaggeri di questo annuncio per quanti a loro volta sono in ricerca.

L'autore, Padre Giuseppe Riggio, è il consulente ecclesiastico nazionale dell'Ucsi

Ultima modifica: Mer 5 Gen 2022