Ucraina, l’emergenza infanzia e il progetto 'Libri per accogliere' - #raccontarelasperanza

«Libri per accogliere». Un ponte colorato di libri per ricostruire, a partire dai bambini in fuga dalla guerra, relazioni costruttive, immaginari feriti dal dolore, dalla paura, dalla brutalità della violenza e dalla solitudine, riorganizzando una speranza di normalità. All’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, il mondo italiano della civiltà dell’infanzia si è mobilitato per sostenere le prime vittime innocenti di un conflitto fratricida (che papa Francesco ha giustamente esecrato come “ripugnante”) nel cuore dell’Europa: le bambine, i bambini. Le donne.

Lo ha fatto, lo sta facendo in silenzio ma attivamente, nel segno di Jella Lepman (Stoccarda 1891-Zurigo 1970), giornalista tedesca di origini ebraiche, che quando tornò dopo molte vicissitudini in Germania nel 1945 con il ruolo di Special Adviser for Women’s and Youth Affairs ― su incarico della Forza d’occupazione americana ― si rese subito conto che, oltre a pane, farmaci e vestiti, a donne e bambini devastati dalle conseguenze della guerra e del nazifascismo serviva «cibo per la mente». Servivano libri, distrutti dai bombardamenti e bruciati nei roghi delle SS, come amichevoli (e fedeli) “educatori silenziosi”, attivatori di emozioni, domande, riflessioni, mediatori di integrazione e catalizzatori pedagogici.

Il progetto «Libri per accogliere», veicolato dall’Ibby Italia (International Board on Books for Young People, organizzazione mondiale no profit fondata nel 1953 da Jella Lepman che attualmente conta 70 sezioni nazionali autonome per promuovere la letteratura per l’infanzia, il diritto all’educazione e l’accessibilità ai libri di bambini e ragazzi in tutto il mondo) nasce con analogo spirito. Generato dal cortocircuito emotivo dell’incontro ravvicinato d’autore inaugurale a Procida, il 24 febbraio 2022 — giorno dell’invasione russa — con l’artista, scrittrice ed arteterapeuta fiorentina Arianna Papini, autrice dell’albo illustrato Felicità è una parola semplice (edito da Camelozampa), tra i vincitori della quarta edizione del progetto culturale, educativo, sociale dell’Associazione culturale Kolibrì di Napoli dal titolo «Il mondo salvato dai ragazzini» 2022 (anno di Procida Capitale italiana della Cultura) sul tema, non casuale: «Cerca(u)tori di felicità: il futuro del mondo salvato dai piccoli». Sconvolta dalla brutalità della guerra, una volta rientrata a casa l’artista ha sentito il bisogno di creare una intensa maternità laica, dal titolo “madonna ucraina”, da donare per una raccolta fondi a sostegno dei profughi e le vittime di un ennesimo, assurdo orrore della porta accanto. Soprattutto, per l’integrazione dei sopravvissuti (moltissimi minorenni) sfuggiti a torture e morte ma rimasti senza legami né futuro. Detto, fatto: con la mediazione di Kolibrì e della pedagogista Marcella Terrusi, e il prezioso supporto di Ibby Italia con Comune di Bologna, Accademia Drosselmeier, Alir Associazione Librerie Indipendenti per Ragazzi, Adei Associazione degli Editori Indipendenti, è così partita la campagna per raccogliere e distribuire (fra il resto) albi illustrati senza parole, con le parole, storie e figure selezionate con cura per ritrovare le parole, incontrarsi nel silenzio e nel racconto, frequentare la propria lingua madre, e ancora libri per leggere e guardare, insieme a bambine e bambini, anche quando il mondo a parole non si può spiegare.

Nello stand Ibby della International Children’s Book Fair a Bologna, intanto, il 24 marzo è stato estratto a sorte il donatore che ha vinto il quadro di Arianna Papini, assegnato alla libreria indipendente La casa sull’albero di Arezzo, con una cerimonia trasmessa in diretta streaming su Facebook. Ma la raccolta fondi e libri continua (anche online, sull’Iban di Ibby Italia IT46Q0103002400000004685403, con la causale: LIBRI PER ACCOGLIERE), e va ben oltre l’attuale tragedia, in coerenza con un impegno che Ibby porta avanti da sempre: l’accoglienza di bambini rifugiati nel nostro paese, con l’obiettivo di donare un libro, scelto con cura, a ogni bambina e bambino accolti, e di portare e far arrivare quanti più Libri per accogliere possibile a scuola e nei luoghi dell’educazione dove risanare, nel tempo, le ferite della violenza indicibile. Perché i libri (a casa, a scuola, ovunque) sono ponti relazionali. Capaci di unire generazioni, civiltà, linguaggi diversi veicolando nutrimenti per l’anima, dissetando l’innata sete di conoscenza, stimolando la curiosità e la passione per la ricerca e tessendo legami di comunità trasformativi e generativi: destinati a durare nel tempo, ben oltre la distruzione dell’homo homini lupus. Coltivando semmai, in direzione ostinata e contraria, spes contra spem.

Nella Pasqua 2022 il racconto di questa piccola esperienza può sembrare una goccia in apparenza superflua di fragile bellezza nell’oceano dei bisogni concreti, nel caos delle urgenze, nell’inferno dei viventi. E invece, ci sembra una piccola ma significativa mobilitazione dal basso per costruire, con un’azione corale, attraverso il dono e il lavoro di ciascuno, azioni congiunte per la distribuzione dei libri in collaborazione con le realtà del territorio, coinvolgendo in primo luogo i Comuni, le Associazioni, le Librerie Indipendenti per Ragazzi. Perché è un modo di (ri)tessere un patto educativo infranto dall’insensatezza della guerra che dalla Siria all’Afghanistan, fino a tutti i conflitti dimenticati che bagnano il mondo con il sangue di civili inermi continua a fare strage di innocenti. Ed è, anche, un nuovo impegno per acquistare e donare strumenti e pagine di senso, con il coinvolgimento attivo di editori, terzo settore o privati che consegneranno albi nuovi e selezionati, con e senza parole, bilingue o in lingue diverse dall’italiano, nei territori, attraverso le librerie indipendenti per ragazzi del circuito Alir, ma anche in tutte quelle che vogliono sostenere il progetto, con iniziative e raccolte di libri destinati alle bambine e ai bambini rifugiati: per rispondere alla necessità e al desiderio collettivo di contribuire concretamente all’accoglienza di bambine e bambini in fuga dall’attuale conflitto in Europa e di supportare chi si sta prendendo cura di loro, fornendo anche bibliografie di riferimento per educatori, insegnanti e genitori. Non solo albi con e senza parole, storie e racconti, ma anche studi e ricerche utili per la formazione.

Ecco. Per noi, oggi, è questa la speranza (attiva, contro ogni speranza) delle creature narranti, come direbbe lo scrittore inglese David Almond, non a caso premio Hans Christian Andersen. In piena sintonia peraltro con il Magistero di papa Francesco, quando nel suo messaggio «La vita si fa storia» per la 54esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2020, anno della pandemia, nel primo paragrafo dal titolo «Tessere storie», scrive: «L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie..., le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo». E con parole particolarmente necessarie e profetiche, in tempi di terza guerra mondiale combattuta (anche) a colpi di propaganda e fake news, il Santo Padre aggiunge: «L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità, ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita. L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male».

Ripartire dai bambini, dal loro diritto all’amore, alla felicità, alla cura della cultura e alla cultura della cura in un mondo a pezzi è l’unico modo, forse, per salvare con loro anche il mondo. Attraversando ancora, e sempre, ponti di libri per la pace. Oltre i muri dell’odio. Come diceva Jella Lepman: «Rimettiamo questo mondo sottosopra nuovamente nel verso giusto, cominciando dai bambini».

Ultima modifica: Sab 23 Apr 2022

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