Scrivere sul cuore. Francesco di Sales maestro di comunicazione

A quattrocento anni dalla sua morte, la figura di San Francesco di Sales (patrono dei giornalisti) resta molto attuale e stimolante per chi svolge il proprio lavoro nella comunicazione. suor Mariagrazia Franceschini, monaca della Visitazione, con la sua comunità ha scritto il libro Il Trattato dell’amore di Dio in compendio (ed.: Morcelliana). Per il nostro sito ci ha inviato questo interessante contributo.

 Mariagrazia Franceschini

«Scriverne tanto sul mio cuore quanto sulla carta» (OA XIV, 247): questo il desiderio che Francesco di Sales confidava in una lettera a Giovanna Francesca de Chantal in fase di scrittura di quello che sarà il suo capolavoro, il Trattato dell’amore di Dio.

Già da tempo la penna è finita sulla mensola di un museo e oggi pc, tablet, smartphone hanno messo quasi interamente fuori uso anche la biro. Lo scorrere più o meno agile delle dita sulla tastiera ha mutato non solo la modalità della scrittura, ma anche la sua forma; faccine, manine e iconcine di ogni genere e gusto si offrono per sostituire intere frasi, a servizio in genere della fretta e a spese in genere della profondità.

Quanto al cuore è parola talmente bistrattata e usata per dire realtà così diverse che quando la si usa si devono dare ‘istruzioni per l’uso’. E tuttavia comunicare, scrivendo, parlando o in qualsiasi altro modo, resta prima ancora che una necessità vitale, una struttura essenziale dell’essere persona. Tanto che la sua assenza o disfunzione è causa di disturbi e disagi che arrivano a vere e proprie patologie. E il cuore, nella sua accezione biblica, quella condivisa da Francesco di Sales, resta il punto di partenza e di arrivo, il luogo stesso di ogni comunicazione autenticamente umana. Evidentemente c’è modo e modo di comunicare; inoltre ognuno porta in sé una invisibile griglia, culturale e valoriale, che filtra il ‘che cosa’ comunicare: comunicare con senso esige sempre discernimento e amore.

Il primo passo è quello che suggerisce papa Francesco con il suo messaggio per la 56ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: “Ascoltare con l’orecchio del cuore”. Il Papa ci ricorda che «La vera sede dell’ascolto è il cuore. [...]. “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore” (sant’Agostino)». Francesco di Sales lo sapeva bene per averlo appreso in un paziente tirocinio di accostamento alle persone di ogni ceto e condizione. Aperto all’incontro, il cuore teso a cogliere la voce del cuore altrui, attento al minimo sospiro con intuito penetrante e benevolo; ma anche una grande capacità di amore, di intessere relazioni autentiche, e zelo pastorale avevano maturato in lui la passione del comunicare, arte di cui è diventato maestro ineguagliabile. Scorrendo le sue lettere si coglie questa sua passione, la stessa che gli consentiva poi di ‘scrivere sul suo cuore’, non solo prima di stendere una pagina del Trattato, ma prima di vergare una qualsiasi delle sue innumerevoli lettere di guida spirituale, di conforto o di consiglio. Lettere che, se pur con tanto di data e di destinatario, sono ‘non datate’ e ancora oggi sanno comunicare al cuore, come indirizzate esattamente a ciascuno. A quel “tu” che ognuno può sentire per sé.

Maestro nell’uso della parola, geniale nel trovare o inventare immagini e figure espressive delle idee che vuole trasmettere, le sue non sono mai lettere in serie, interscambiabili, composte con copia-incolla. Sa adattarsi al suo interlocutore, lo comprende nella complessità della sua vita concreta, lo accompagna lungo il cammino e spesso lo coglie sul ciglio della sua coscienza o entra discretamente nel vivo del suo dolore, in una relazione personalissima e unica. Sa distinguere come parlare in una seduta di teologi e come parlare in una lezione di catechismo, come quelle vivacissime che teneva lui, vescovo famoso, ai bambini di Annecy; sa come predicare davanti al suo popolo e come nella piccola cappella della Visitazione.

La radice di tale dedizione nella comunicazione è da rinvenire nella consapevolezza - che Francesco di Sales ha - di possedere, per grazia, un bene inestimabile che chiede di essere trasmesso, donato: egli ne sente nell’animo tutta l’urgenza. Una parola sintesi di tale ‘bene’ è per lui semplicemente «il santo nome di Gesù»: in quel nome è tutto il mistero di Dio che si rivela e tutto il mistero dell’uomo che si ritrova. «Prima di tutto voglio incidere nel tuo cuore questa santa parola: viva Gesù! Perché quando tu l’avrai nel cuore, l’avrai ben presto in tutte le tue azioni» (IVD III,23), dichiara apertamente a Filotea. E alla baronessa di Chantal: «Chi mi darà la felicità di vedere un giorno inciso nel profondo del tuo cuore il nome di Gesù?» (OA XIII,76).

Lettere e sermoni, lezioni di catechismo e sinodi, colloqui personali e incontri ufficiali. Tutto per lui è luogo opportuno per questa comunicazione che raggiunge il cuore e che ha come fine ultimo, comunque sia compiuta, ciò che egli stesso aveva indicato al giovane vescovo di Bourges, André Fremyot, che gli chiedeva istruzioni sul modo di predicare: «Quando sale sul pulpito il predicatore deve dire nel suo cuore: “Sono qui perché questi abbiano la vita e l’abbiano con sempre più abbondanza”». In questa stessa lettera, un vero e proprio breve trattato sul tema, Francesco di Sales ci consegna consigli quanto mai attuali: «Dite meraviglie, ma non le dite bene: non serve a nulla. Dite poco e lo dite bene: è molto. [...] Occorre parlare con calore, con semplicità, con candore, con fiducia. Essere ben convinti di ciò che si vuole trasmettere [...]. Le nostre parole devono essere infiammate non dalle grida o dal gesticolare, ma per l’affetto interiore devono uscire dal cuore più che dalla bocca. Si ha un bel dire, ma il cuore parla al cuore, mentre la lingua non parla che alle orecchie» (OA XII, lettera n. CCXXIX). Consigli che chiaramente possono valere per qualsiasi forma di comunicazione.

L'autrice, Mariagrazia Franceschini, è monaca della Visitazione di Salò

Ultima modifica: Lun 9 Mag 2022